Press "Enter" to skip to content

Ponte Morandi: a 5 anni dalla tragedia ancora lontana la verità

Genova – Oggi cade il quinto anniversario della tragedia del Ponte Morandi avvenuta il 14 agosto del 2018, che causava la morte di 43 persone. Dopo 84 udienze e quasi 170 testimoni dell’accusa già sentiti in meno di un anno, 58 imputati tra cui gli ex vertici di Aspi e Spea e importanti ex funzionari del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sotto la tensostruttura installata nel cortile di palazzo di giustizia a Genova sono state ascoltate le drammatiche testimonianze dei sopravvissuti, i rilievi tecnici dei periti che hanno accertato le cause del collasso e che hanno ribadito che il crollo dei viadotto, partito dal cedimento di uno strallo della pila 9 è stato causato in origine da un difetto di costruzione che ha facilitato il diffondersi della corrosione ma che se le manutenzioni e i monitoraggi fossero stati svolti correttamente nel corso della vita del ponte il disastro non si sarebbe verificato. I giudici Paolo Lepri, Ferdinando Baldini e Fulvio Polidori hanno imposto un ritmo incalzante al processo per giungere quanto prima alla condanna dei responsabili. Secondo l’accusa il ponte è crollato perché per decenni si è risparmiato sulle manutenzioni in modo tale da poter distribuire maggiori dividendi ai soci. Intanto le due società sono uscite patteggiando un risarcimento di quasi 30 milioni. Il processo ripartira l’11 settembre (altra data nefasta, riferita al crollo delle torri gemelle a New York) con le udienze per i 22 dei 58 imputati che hanno deciso di farsi interrogare. E di seguito sarà la volta dei numerosi consulenti tecnici delle difese il cui obbiettivo sarà contrastare le tesi già acquisite nel corso dell’incidente probatorio sulle cause del crollo del ponte. Poi sarà il turno dei testimoni delle difese, sulla carta sono centinaia, e qui sarà il collegio a dover decidere se limare le liste testi di eventuali eccedenze oppure no. Su questo aspetto si gioca buona parte della tempistica del processo che come ha sulla sua testa la spada di Damocle della prescrizione, per lo meno per alcuni dei reati. I giudici vogliono arrivare a sentenza entro l’anno prossimo. In autunno potrebbe iniziare contemporaneamente l’udienza preliminare per il filone bis che vede imputate 47 persone, la maggior parte le stesse del processo principale. L’indagine riguarda i falsi report sullo stato dei viadotti, le barriere antirumore pericolose, il crollo della galleria Bertè in A26 (30 dicembre 2019) e il mancato rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel.

Foto Corsera

Comments are closed.