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A Viverone confermato il boom di turisti e venerdì 25 “Cena sotto le Stelle”

Viverone – Niente fuochi sul lago, per cui la manifestazione di giovedì, che era una tradizione del posto, non è stata fatta tenuto conto del fatto che una festa simile, anche se in tono minore, s’è svolta a luglio. Confermata invece la “Cena sotto le Stelle” con “Dress Code Bianco” in programma per venerdì 25 Agosto sul Lungolago (a sinistra la locandina). Si tratta d’un grande appuntamento come gli anni scorsi che ha sempre fatto registrare una forte partecipazione. Gli iscritti alla cena sono già 200 per cui, prima di partire, è bene fare una telefonata alla Pro Loco di Viverone entro e non oltre il 23 agosto.
Il lago si trova  nella parte sud-orientale della Serra morenica di Ivrea, a 230 metri sul livello del mare. Per la maggior parte della sua estensione, lo specchio d’acqua ricade in provincia di Biella, sotto il comune di Viverone; la sua parte occidentale ricade nella città metropolitana di Torino, sotto il comune di Azeglio. Per quanto riguarda le sponde, la costa nord-occidentale appartiene al comune di Piverone (Lido di Anzasco), mentre zone paludose si estendono a ovest e a sud-ovest fino alla torbiera di Moregna, nei comuni di Azeglio e Borgo d’Ale, in provincia di Vercelli.
Il lago è di origine glaciale, fa parte dell’Anfiteatro morenico di Ivrea, e si è formato durante l’era quaternaria (così come i tanti laghi a ridosso delle Alpi). La sua superficie di 5,72 km² ne fa quindi il terzo lago più grande del Piemonte; la sua profondità massima è di 50 metri, mentre la lunghezza è di 3.470 m, la larghezza massima è di 2.550 m.
Il suo perimetro totale misura 13,06 km, ma non è totalmente percorribile; la parte sud-occidentale risulta interrotta, in quanto molto selvaggia, ricca di vegetazione e di boschi planiziali.
La parte settentrionale e orientale, invece, è più urbanizzata, con maggior presenza di attività legate al turismo (bar, gelaterie, alberghi, camping, spiagge).
Una linea di navigazione di recente istituzione unisce i porti di Viverone Lido, frazioni Masseria, Comuna e Anzasco; nelle stagioni calde, il fiorente turismo ha incentivato anche la navigazione puramente turistico-paesaggistica.
È spesso frequentato per varie escursioni di turisti provenienti dal Biellese, Vercellese, Canavese e Valle d’Aosta, soprattutto come passaggio obbligato sul percorso pedemontano della via Francigena.
L’interesse archeologico di Viverone risale al ritrovamento di resti di monili, armi e ciottoli vari, appartenenti a popolazioni preistoriche, che vivevano in villaggi palafitticoli risalenti all’Età del bronzo (1500-1450 a.C. e 1050-1000 a.C.), nel cosiddetto periodo fittile. Le prime indagini furono portate avanti tra il 1965 e il 1976 da Guido Giolitto, ispettore onorario per l’archeologia subacquea. Successivamente, la Soprintendenza archeologica del Piemonte avviò, con l’approvazione del Ministero competente, un cantiere archeologico ufficiale. Nel 1996 fu così individuato, a Cascina Nuova (in frazione Masseria), un primo campo di pali; a questo sito, negli anni seguenti se ne aggiunsero altri, anche sul versante nord-occidentale, esattamente tra zona Porticciolo e Lido di Anzasco, scoperti grazie ai rilievi subacquei effettuati nel corso degli anni ottanta. L’antico insediamento preistorico subacqueo entrò, nel 2011, nell’elenco del patrimonio dell’umanità (con ID=1363-102) dell’Unesco. Probabilmente, un clima più temperato e l’uso di strumenti in bronzo favorirono una crescita demografica anche fuori dal contesto lacustre, ad esempio, nel vicino laghetto di frazione Bertignano, dove furono rinvenute delle piroghe, ora conservate al Museo di antichità di Torino. Il primissimo nome dato al lago fu grazie a un presidio monastico benedettino del IX secolo, che lo dedicò a San Martino, uno dei santi cari all’Ordine di San Benedetto. Il lago poi, nei secoli cambiò nome più volte, a seconda degli interessi geopolitici dell’epoca: da Lago di Roppolo, di Azeglio, quindi definitivamente di Viverone.
Secondo un’antica leggenda, il lago sarebbe stato infestato da un drago volante, che appariva spesso sulle sue rive seminando morte nell’abitato, ma fu sconfitto intorno all’anno Mille da San Bonomio secondo quanto riferito dal maestro sacerdote Carlo Benedetto.
Il lago è ritornato quasi completamente balneabile nel 2008, dopo vari anni durante i quali questo utilizzo era stato proibito, a causa dell’inquinamento. La pesca è abbondante e riguarda coregoni, persici, carpe, tinche, lucci e pesci gatto.

 

 

 

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