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DA FABIO LAVAGNO – SINISTRA ECOLOGIA LIBERTÀ

IL VOTO DELLA VERGOGNA SUL PROCESSO ETERNIT
È una vergogna generale e collettiva quella che invade la città di Casale Monferrato quando al termine di un lungo e difficile Consiglio Comunale, nella scorsa notte, si giunge alla votazione con cui la maggioranza di destra approva un vago atto di indirizzo in cui si da mandato all’Amministrazione di accettare i poco più di 18 milioni offerti a titolo risarcitorio dallo svizzero Schmidheiny, perché il Comune ritiri la sua costituzione di parte civile nel Processo Eternit.
Il tutto è avvenuto in un Palazzo comunale invaso da manifestanti indignati per questo orientamento, già annunciato precedentemente dall’Amministrazione in ripetute comunicazioni, che non abbiamo mai trovato né convincenti né condivisibili. La presenza massiccia di manifestanti ha reso estremamente lunga e difficile la discussione, e si è dimostrato una volta di più come su un argomento tanto sentito sarebbe stata preferibile un’altra e diversa conduzione dei lavori a partire dalla concessione di un Consiglio comunale aperto, come richiesto, nei giorni scorsi da alcuni Consiglieri dell’opposizione.
Abbiamo sostenuto che il ritiro della costituzione di parte civile da parte del Comune di Casale, città che è simbolo e riferimento della lotta contro l’amianto a livello internazionale, é un errore soprattuto giunti al termine di un lungo iter processuale e a ridosso della sentenza, soprattutto nel momento in cui il dibattimento ha acclarato e documentato la gravità delle condotte. Un atteggiamento di questo tipo non è altro che un regalo a chi ha inquinato e che con poco del suo immenso patrimonio si libera da ogni ulteriore obbligo risarcitorio nei confronti del Comune di Casale e della comunità casalese, liberandosi da ogni obbligo di bonificare e trasferendo al Comune tale obbligo e la responsabilità della bonifica.
La revoca è ancor più grave se si considera che l’imputazione parla di reato permanente, i cui effetti e lesioni non sono ancora totalmente quantificati. Un ente pubblico non può accettare una clausola liberatoria onnicomprensiva in presenza di crescenti nuovi casi di patologie e di effetti da inquinamento; non può vincolare e bloccare l’attività difensiva del futuro, a fronte di nuovi attesi eventi. Con la revoca, infatti il Comune non potrà più partecipare all’appello e all’eventuale ricorso in Cassazione per sostenere e documentare le responsabilità dell’imputato svizzero. Così facendo il Comune  ha accettato una soluzione transattiva al ribasso, con clausola liberatoria totale e perenne, non interpretando affatto gli interessi della città, delle vittime, dei famigliari e dei cittadini che per anni dovranno convivere con il rischio amianto fino alla completa bonifica.
Quello che era un esempio di condotta amministrativa e di lotta per tutti quei casi in cui uno sbagliato modello di sviluppo genera inquinamento e danni per la salute, non vorremmo diventasse ora esempio per tutti gli altri Enti locali, Regione compresa, che allettati da pochi e immediati denari seguissero la condotta di Casale, indebolendo progressivamente la posizione processuale di vuole e persegue giustizia.
La decisione di questo Consiglio purtroppo sostituisce sui tricolori, simbolo di questa battaglia processuale, la parola giustizia con quella inappellabile ed infamante di vergogna.

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