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L’ITALIA È UN PAESE DI FURBI MA PIÙ FURBI DI COSÌ NON SI PUÒ

Pianti disperati e strazianti guaiti giungono dalle italiche stanze del potere nonché dai principali strumenti di informazione. Pur partendo da tesi ed ipotesi assai difformi il risultato a cui giungono è uno solo: il basso, per non dire infimo, livello della classe politica italiana. Non mancano impietosi paragoni tra chi guida oggi il Paese e chi lo fece nei difficili e complessi anni del dopoguerra trasformando l’Italia da paese agricolo a paese industriale. Se siamo perfettamente d’accordo sull’infimo, e talvolta penoso, livello dell’attuale classe politica siamo assai meno trionfalisti nel giudicare l’Italia di mezzo secolo fa. All’ altezza del proprio compito era la classe dirigente, più o meno di tutti i partiti, selezionata dal severo crivello della Storia. Oggi non è insolito sentire noti e feroci anticomunisti parlare bene di Togliatti oppure, sull’ opposta barricata, rivoluzionari incalliti rimpiangere De Gasperi ed i suoi governi. I politici di medio livello erano più o meno simili a quelli di oggi. Basti pensare che tra gli eletti in Parlamento c’era un signore già condannato per spaccio di moneta falsa in abito talare. E già allora la primordiale Italia riusciva a far ridere il mondo per la rozza incultura del suo agire ed in merito vale una divertente vicenda. Eravamo in piena guerra fredda quando due ipercattolici di Torino, i fratelli Achille e Giovanni Battista Judica Cordiglia, sfruttando le proprie amicizie clericali, annunciarono al mondo di essere riusciti con pochi mezzi di recupero (vecchie valvole di radio militari) ad intercettare gli astronauti russi mandati in orbita su satelliti artificiali. Gli astronauti, ferocemente abbandonati al loro destino morivano maledicendo l’Unione Sovietica, il comunismo, Carlo Marx e qualsiasi evento avesse vagamente a che fare con politiche di sinistra. Come è facile immaginare, la notizia ebbe un’enorme e gigantesca ricaduta su giornali, riviste e televisioni di tutti il mondo senza però avere avuto modo di verificare il contenuto delle registrazioni. E avanti con la più trita retorica sul genio italico che con poco riusciva a fare ciò che altri con molto avevano fallito. A favore della scoperta si mossero ovviamente il governo italiano, il Vaticano e tanto fecero che le registrazioni finirono niente po’ po’ di meno che alla Nasa, la più alta concentrazione di premi Nobel e scienziati di alto livello del mondo. La risposta degli americani fu una splendente perla di diplomazia: “Terremo conto dei nastri a seconda del contenuto”. C’è però una cosa che i maggiori scienziati non sono riusciti a spiegare: aiutateci voi. Perché gli astronauti russi mandati a morire parlavano italiano e non russo? Ed il tutto finì in una gigantesca risata con l’Italia a fare da zimbello. A cinquant’anni di distanza (mezzo secolo) si ripetè esattamente la stessa vicenda quando l’alessandrino Balduzzi (Alessandria-Piemonte), sempre sotto la spinta di ambienti iperclericali, autorizzò l’uso del metodo Stamina, una costosissima truffa per la cura di malattie neurovegetative, che non avrebbe passato i controlli sanitari nemmeno nelle isole Fiji. Vi fu una rivolta dell’intero mondo scientifico, furono scritti articoli feroci, ma ahimè giusti, contro la sottocultura scientifica della classe politica italiana e sul modo in cui avvenivano i controlli. La rivolta del mondo fortunatamente costrinse il governo italiano a ritirare l’autorizzazione. L’ideatore del metodo Stamina fu processato e condannato, ma chi aveva dato il permesso fece carriera, perché questa è l’Italia.

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