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MENTRE LA NOSTRA SANITÀ AFFONDA ALESSANDRIA CHIAMA, MA TORINO NON RISPONDE MAI

Alessandria (Piero E. Giacobone) – Le dimissioni del vicesindaco di Tortona dovute della vicenda legata al declassamento dell’ospedale cittadino la dicono lunga sulla situazione sempre più insostenibile, sia per i Comuni interessati che per la stessa Regione da cui dipende la politica sanitaria del Piemonte. In verità, a parte Rocchino Muliere sindaco di Novi e Rita Rossa sindaca di Alessandria, non si trova un solo sindaco delle grandi città della nostra provincia soddisfatto di come stano le cose, dimostrando che l’assessore Antonio Saitta è riuscito nel difficile compito di scontentare quasi tutti. Anche perché a cadere sotto la mannaia dell’assessore sono finiti i reparti più importanti di città altrettanto importanti come oncologia e cardiologia, per cui sono nati comitati spontanei a Casale, Acqui (nella foto una manifestazione davanti alla regione Piemonte dei cittadini dell’acquese) e Tortona che si sono mossi con manifestazioni di popolo e con una raffica di ricorsi al Tar. E se a Tortona scoppia anche la crisi di Giunta con le dimissioni di Gianluca Silvestri, a Casale continua la protesta del Presidio Sanità perché tutti i malati con gravi patologie tumorali degenti nel reparto di Oncologia sono stati trasferiti d’imperio, e con modi sbrigativi, al reparto di  Medicina, in ossequio ad un ordine impartito dalla Direzione Generale dell’Asl. Ciò ha comportato notevoli disagi in quanto le modalità sono state quelle di un vero e proprio “blitz” militare, effettuato su pazienti con altissima fragilità fisica ed emotiva e sui familiari che li assistevano. A nulla sono valse le vive proteste dei malati “deportati” e dei loro familiari, oltre alla contestazione dell’ex primario Mario Botta presente in ospedale. Nella vicenda casalese, se da un lato si deve registrare una politica fortemente ostile da parte della Regione, dall’altra fa da contraltare la totale inerzia dell’amministrazione comunale.
Netta in proposito la posizione di Nicola Sirchia di Forza Italia che, rivolgendosi alla sindaca di Casale Titti Palazzetti, dice: “Alla luce della sue ultime dichiarazioni, in cui sembra finalmente essersi accorta del problema sanità casalese, la sindaca tragga le conseguenze concrete e dimostri che tiene più alla propria città che alla poltrona di presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Asl. Fatti, non parole: i casalesi non possono più essere presi in giro”.
Tuttavia la protesta del “Presidio Sanità” a Casale non deve sorprenderci in quanto il destino dell’ospedale interessa ben 120.000 utenti del nuovo distretto sanitario Casale – Valenza previsto dal piano di riordino della Regione Piemonte.
I distretti dell’Asl Alessandria erano sette: Alessandria, Tortona, Casale Monferrato, Valenza, Novi Ligure, Ovada e  Acqui Terme, mentre ora sono quattro con gli accorpamenti di Casale e Valenza, di Tortona e Novi, di Acqui e Ovada oltre, naturalmente, ad Alessandria. In ordine di grandezza abbiamo Novi-Tortona con 135.000 utenti, Alessandria con 124.000, Casale-Valenza con 115.000, Ovada – Acqui con 71.000 utenti distribuiti però su un territorio montuoso con comuni raggiungibili per strade difficili da percorrere.
Ed è proprio ad Acqui che esistono i problemi maggiori di trasferimento dei degenti anche gravi a causa della conformazione del territorio e della distanza da Alessandria per cui occorrono dai trenta minuti ai tre quarti d’ora per raggiungere l’ospedale provinciale. Se la città termale non vuole perdere la cardiologia, Tortona non vuole perdere il reparto neonatale e Casale protesta perché il suo nobile nosocomio sta subendo forti ed ingiustificati tagli con riduzione degli addetti e declassamento dei reparti. E proprio da Tortona e da Acqui è partita una raccolta di firme per difendere i rispettivi nosocomi, mentre a Tortona, se le cose non dovessero cambiare, qualcuno pensa perfino di passare in Lombardia dove la sanità è un’eccellenza.
A questo punto risulta molto difficile capire la latitanza dell’assessore alla Sanità della Regione Piemonte Antonio Saitta che abbiamo cercato invano ma è sempre irreperibile, o perché è in riunione, o perché è in giunta, o perché è in missione.
facendo due più due, eccetto Novi e Alessandria, le grandi città della nostra provincia sono in rivolta, mentre si viene a sapere che la Commissione Regionale Sanità sarebbe corsa ai ripari iniziando finalmente a lavorare sul progetto del nuovo ospedale unico del Sud del Piemonte e della Provincia di Alessandria, che non è quello di realizzare una struttura al posto di un’altra, ma una completamente nuova nell’ottica di razionalizzare il servizio.
Ma bisogna fare presto perché anche qui da noi si muore di cancro e d’infarto.

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