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Con Schlein e Cofferati l’Italia rischia di finire nelle grinfie di Soros: sarebbe la fine irreversibile

Genova (a.g.) – In un’intervista a “La Repubblica” di venerdì 22 settembre, Sergio Cofferati dichiara di voler rientrare nel Pd per dare una mano a Elly Schlein nella tenzone politica con Giorgia Meloni e la destra italiana. Noi di Alessandria Oggi avevamo previsto già nel marzo scorso che in Italia, prima o poi, per fermare la marcia trionfale della destra sarebbe intervenuto il magnate ebreo George Soros col quale sia Cofferati che la Schlein sono in stretti rapporti da anni. L’ex europarlamentare, che del Pd è stato tra i padri fondatori e uno dei critici più duri, da quando, nel 2015, lo lasciò nel pieno della stagione renziana, a “La Repubblica” spiega il perché del suo ritorno: “C’è la corsa a mettere la segretaria in difficoltà, questo nuovo gruppo dirigente ha bisogno di sostegno. Finalmente del Pd condivido la linea politica, apprezzo il lavoro che sta facendo Schlein, e penso ci sia bisogno di dare una mano. Viviamo una fase del Paese molto difficile, in cui il governo di centrodestra si sta mostrando in tutti i suoi limiti: senza una politica economica e un vero orientamento sui grandi temi, incapace di affrontare le emergenze. [Il Pd è] un partito che ha avuto momenti di crisi e sta ridefinendo il suo profilo, il suo orizzonte. In questi mesi ho assistito alla quotidiana ricerca di argomenti per mettere la segretaria in difficoltà. All’interno del partito, come all’esterno”.
Ma non dovevano esaurirsi le correnti all’interno del Pd?
Può darsi, ma Cofferati lavora in prospettiva sperando nel risultato delle Europee: “Nel delineare la linea politica del Pd mi pare che la sua esperienza europea abbia avuto un peso positivo. L’Europa è stata una palestra, per Elly. Sa dove vanno collocati gli argomenti, come vanno difesi, come sviluppati. Sa parlare di diritti, solidarietà, immigrazione. Tutti banchi di prova dell’essere di sinistra. Per la sinistra, rimane una buona notizia”.

Le mani sul Mondo
Non c’è dubbio che George Soros intenda influenzare profondamente la politica italiana attraverso il Pd. Da sempre il finanziere ha interferenze negli Stati: nel 1992 mise al tappeto sterlina e lira con le sue speculazioni, è poco amato in Francia dove è finito sotto processo per insider trading ai danni di Société Génerale, è molto più di un semplice donatore di Ong e promotore dei diritti umani, attraverso la sua Open Society Foundation sostiene una rete di centinaia di Ong che, oltre a finanziare gli scafisti dell’emigrazione selvaggia verso le nostre coste, opera coprendo un enorme spettro di attività e con obiettivi spesso apertamente politici negli Usa e nel mondo. E collegamenti con i media. Proprio per questi motivi di lui e delle sue Ong si finisce per sapere di più per via dei molti leaks, ultimi i DCLeaks di Julian Assange, oltre che attraverso la stessa Osf e il suo braccio europeo, l’Open Society Policy Institute.
È un labirinto nel quale non è facile districarsi. Un post di Discover The Networks d’una decina di anni fa pubblicava un nutrito elenco delle Ong finanziate direttamente dalla Osf di Soros e in coda un gruppo più limitato che riceve soldi da alcune delle prime. Leggendo le brevi spiegazioni in ogni titolo, par di capire che si tratti di Ong che operano fondamentalmente negli Usa. Quindi si arriva a un elenco più limitato delle prime 150 Ong, con indicate anche le somme versate a ciascuna, ma solo dal 2005 al 2009. Si può solo dire che i finanziamenti continuano.

Una politica di sinistra orchestrata e finanziata da Soros
Scorrendo le liste salta agli occhi come tali Ong portino avanti tutti i temi di punta dei Democratici di tutto il mondo (evidentemente cari al nostro George): anti-militarismo, contro il razzismo e in generale contro l’agenda conservatrice; più, ovviamente, clima, ambiente, lavoro, diritti delle donne e LGBT, sanità, educazione, riforma della legge sulla droga: questa al secondo posto nei finanziamenti, al primo posto una Ong sui media, con milioni di dollari ricevuti in questi anni, per controllare la stampa. Un altro post di sorosfiles non solo conferma quel che appare intuitivo: che il miliardario con la sua fondazione – oltre a finanziare direttamente la sinistra mondiale – svela strettissimi legami, politici ed economici, con Obama e racconta come da documenti erariali del 2010 Soros abbia espanso il suo impero negli Usa usufruendo di fondi della legge che varava aiuti all’economia nota come “Obama Stimulus”, la OSF che usava i beneficiari delle sue Ong per fare lobbying e acquisire contratti pubblici legati alla formazione, la green economy ecc. Portando avanti i temi Dem e conquistando elettori al partito mentre allargava la propria influenza, guadagnandoci pure sopra. Non è finita perché Soros ha sostenuto fortemente Hillary Clinton (adrenocromo) alle penultime elezioni, e poi lo stesso Biden.

La rete estera
Già nella lista citata spuntavano alcune Ong attive fuori dagli Usa: il ministero dell’Educazione della Liberia, l’Università Europea di San Pietroburgo, la Baltic American Partnership, che gode anche di finanziamenti dell’USAID, braccio semipubblico della CIA nel mondo. E l’International Crisis Group, citato sopra, che ha come scopo “la ricerca e il sostegno nelle crisi e nei conflitti armati”, si legge enigmaticamente in un’altra lista, questa ufficiale dell’Open Society Institute a proposito delle partnership dell’organizzazione.
Numerosissimi i partners citati, dalla Banca Mondiale a Who, Unicef, Unesco, Osce, Ue, Consiglio d’Europa, ma anche organizzazioni governative, governi, fondazioni private americane ed europee, istituzioni educative e università (fra queste Columbia, Oxford, Cambridge, Ottawa, Maastricht University). Tra le Ong partner figurano anche Hrw, Medici senza frontiere, il sito di analisi politica Project Syndicate, Refugée International, per “l’assistenza e la protezione dei rifugiati”; le branches locali di Transparency International contro la corruzione, e Policy Association on Open Society per “promuovere la democrazia nell’Est Europa ed ex Urss”.

Le Ong di Soros
Nutrito l’elenco delle Ong finanziate dall’Osf fino al 2014 emerso dai DCLeaks nel 2016. The Saker (sito vicino alla Russia) che ne pubblica una parte e ne sintetizza gli obiettivi attraverso le parole chiave: diritti umani, delle donne e Lgbt, notizie alternative (pur avendo ottimi rapporti coi media mainstream, osserva il post), uguaglianza di genere, minoranze, democrazia. E immigrazione. In pratica cercano di influenzare gruppi di sinistra, governi, femministe, migranti, gypsies, giornalisti nonché partiti nuovi (citati il M5S, Podemos e Syriza? Deprecano la destra, la Russia, l’Ungheria di Orban, qualsiasi cosa resista all’Ue. The Saker elenca anche varie tecniche di influenza.
Nell’elenco molte Ong che operano in Europa, specie nell’Europa dell’Est, prima la Polonia e una dozzina specificamente Europee più Transparency Intl – Liaison Office to UE, Young European Federalists, e Alter EU, presente nei 28 paesi UE,  per conquistare alle idee e ai valori di Osf i candidati all’Europarlamento (Panzeri, poi finito sotto processo e condannato per peculato e truffa, n.d.r.).
In questo contesto fa un po’ sorridere che le tre organizzazioni italiane nella lista siano l’Associazione Upre , che promuove la cultura Rom e le relazioni interculturali; l’Arcigay e l’Associazione 21 Luglio,  presenti anche in un altro file dei DcLeaks che cita pure le somme elargite.

Soros nei DCLeaks
Migliaia di files interni alla OSF di Soros sono stati resi pubblici nel 2016 dopo essere stati piratati. Riuniti nel sito Soros DCLeaks contengono moltissime informazioni che dimostrano l’influenza che cerca di avere il miliardario mondialista (e pro immigrazione) sulla Terra. I files si riferiscono al periodo 2008-2016.
Secondo le rivelazioni di DCLeaks questi documenti sono stati hackerati da un gruppo di attivisti americani che vogliono mostrare la realtà del processo di presa delle decisioni e dei veri elementi della vita politica americana (così un post francese di Lucien Pons).
Il post segnala alcuni files di particolare interesse per gli europei: 100.000 dollari sono stati dati a United for Intercultural Action per l’insieme dei paesi dell’UE. Obiettivo? “Contrastare i partiti populisti in Europa in vista delle elezioni europee. In collaborazione con European Network against racist et Hope not Hate, United condurrà una campagna di comunicazione focalizzata specialmente su Francia, Grecia, Ungheria, Italia e Paesi Bassi”;

  • 130.000 dollari sono stati regalati al giornale Eu Observer con lo scopo di analizzare la montante “narrazione di odio” e combatterla, reclutando giovani giornalisti sul campo;
  • 49.500 dollari sono andati a “Italiani alternativi” (sembra riferirsi non a un gruppo specifico ma a un programma e a vari gruppi) per “dare più importanza e tempo di parola ai senza voce, cioè migranti e giovani”. Per questa via attivisti italiani e volontari hanno ricevuto donazioni in tutta l’Europa. “Centinaia di Ong indipendenti lavorano con l’OSF, anche istituzioni come l’UE”- aggiunge il post francese -. Uno dei progetti della fondazione è chiaro: Fare accettare agli Europei i migranti e la sparizione delle frontiere”.

Significativi gli obiettivi del suo Open European Policy Institute, il braccio Europeo dell’Osf, raccontati ufficialmente sul suo sito:

  1. fornire prove e argomenti per dar forma a dibattiti politici e processi decisionali;
  2. collegare la rete di OSF con le istituzioni UE e gli Stati membri;
  3. impegnarsi in dibattiti sul futuro delle istituzioni UE e delle politiche per promuovere valori della società aperta;
  4. costruire solide relazioni con funzionari, politici, e altri protagonisti per mantenere le libertà civili, i diritti e la giustizia nell’agenda europea.

Golpe planetario
Non sorprende troppo scoprire che l’Open Society European Policy Institute abbia preparato un memo intitolato “Alleati affidabili nel Parlamento Europeo  2014-2109″ in cui annota l’importanza di costruire relazioni durature e degne di fiducia con europarlamentari credibili nel sostenere il lavoro di Open Society.
La mappa tracciata offre una intelligence sui membri dell’8° Parlamento Europeo propensi a supportare i valori della Open Society nella legislatura 2014-2019.  Comprende 11 comitati e 26 delegazioni e i più alti corpi decisionali dell’Europarlamento: 226 europarlamentari sarebbero alleati o vicini all’Open Society.

L’Ucraina
Vi aveva dedicato un post “Remocontro”, il sito di Ennio Remondino, una mini-inchiesta sulle Ong umanitarie e il ruolo di NED e CIA nel paese dove operavano ben 150 Ong. “È ormai assodato che Soros è stato profondamente implicato nelle proteste di Maidan a Kiev e nel colpo di stato violento che ha cacciato un governo democraticamente eletto in nome dei “valori Europei …”, scrive Zerohedge.
“Dai recenti DCLeaks – leggiamo in un post linkato – si apprende che la rete di organizzazioni no-profit ha operato anche su membri Ue per supportare una narrazione pro-Maidan  e per scoraggiare eventuali legami e sostegno alla Russia” (si fa l’esempio della Grecia e dei soldi ai media greci). E ancora: “Oggi – prosegue ZH – nuovi documenti nella nuova tranche di 2500 files [i DCLeaks] mostrano l’immenso potere e controllo avuto da Soros sull’Ucraina anche dopo il sovvertimento del governo. […] Dai leaks emerge come Soros e le sue Ong ebbero dettagliati incontri coi vari protagonisti del colpo di stato in Ucraina, dall’ambasciatore Usa Goffrey Pyatt e vari ministri ucraini […]. Piani per minare l’influenza della Russia e i suoi legami con l’Ucraina sono al centro di ogni conversazione […]. L’Ong di Soros International Renaissance Foundation(IRF) gioca un ruolo centrale  nella costruzione della Nuova Ucraina, come Soros definisce il suo progetto”.
“Non stupisce che un anno dopo i fatti di Kiev (2014) Putin avesse bandito per legge una serie di Ong straniere – ha scritto il Guardian – a cominciare dal NED, non proprio una Ong  come abbiamo visto ma finanziato direttamente dal Congresso Usa, a seguire Amnesty, HRW e varie Ong ucraine e polacche legate a Soros”.
Lo stesso sta facendo la Cina, imponendo alle ONG stretti controlli di sicurezza.

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