Press "Enter" to skip to content

È l’idrogeno il killer della strage di Mestre?

Venezia (g,b,) – L’idrogeno è come l’Araba Fenice, che risorge dalle proprie ceneri, in tempi e località distanti fra loro, in modo che siano difficili i paragoni fra i diversi fallimenti per cui ogni volta si possono alimentare nuove pietose illusioni. Da quando lo si conosce (Cavendish lo scoperse nel 1766, credendolo però un “prodotto” del Mercurio) gli si attribuiscono proprietà uniche e particolari che promettono (soprattutto in teoria) di essere sfruttate in diversi ambiti con risultati eccezionali, praticamente “miracolosi”, tanto che molti scienziati moderni mostrano verso il numero 1 della Tavola degli Elementi una devozione religiosa. All’atto pratico però le principali applicazioni hanno deluso, e purtroppo stanno ancora deludendo, se si pensa che il principale successo, il riempimento dell’involucro portante dei “dirigibili”, fu vanificato (e annullato per sempre) dal terribile incidente dell’Hindenburg a New York nel 1937 (33 morti su 97 passeggeri), e che l’applicazione che finora ha meglio rispettato le previsioni della Scienza è l’uso nella Bomba Termonucleare (o Bomba H), una dozzina di volte più potente delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, che pure ha causato centinaia di migliaia di morti.
Nonostante questo curriculum e grazie a qualche innegabile successo (peraltro solo “accademico”, cioè senza riguardo per efficienza e costi) come alimentatore di motori in applicazioni spaziali, si reiterano i tentativi di usare l’idrogeno in “celle di combustibile” per veicoli anche terrestri e, assai stupidamente, in cosiddette “centrali termonucleari a fusione” (attualmente ribattezzate in Italia “centrali elettriche a fusione magnetica”, a causa della censura che vige sulla parola “nucleare”). “Stupidamente” perché non un solo atomo di idrogeno usato in tali centrali è “naturale”, essendo invece il risultato di lunghi processi di “raffinazione” (simili, per complessità e costi, a quelli per l’arricchimento dell’Uranio) necessari per separare il raro isotopo Deuterio e il rarissimo isotopo Trizio e, mentre per l’Uranio ci sono buone, ormai certe, prospettive di sviluppare entro fine secolo (XXI) tecnologie per produrre energia da Uranio Naturale, per l’Idrogeno sarà solo possibile affiancare all’insostituibile Deuterio, qualche isotopo (di altro elemento) meno raro del Trizio, individuato per ora soltanto in alcune pietre trovate sulla Luna (il che dà un’idea di quanto raro sia il Trizio). Nel frattempo tornano a circolare cattive notizie (cattive per chi specula sul business dell’ambientalismo) sulle prenotazioni di auto elettriche in Europa e in USA: sembra dunque il momento di tornare alla carica con l’Idrogeno, come unica alternativa pulita ai combustibili fossili in motori a combustione interna.
A riaccendere l’interesse è la notizia, del resto fuorviante, che in Australia è ormai in vendita l’auto ideale a idrogeno (una Hyundai Nexo), che farebbe 900 km con un pieno di 6,5 litri di idrogeno, non solo senza sporcare l’aria, ma addirittura “purificandola”, e con un tempo di ricarica totale di soli 5 minuti. La notizia è “fuorviante” perché non dice che si tratta pur sempre d’una macchina spinta da un motore elettrico, azionato da una batteria a ioni di litio (capace anche di recuperare l’energia di frenata), dove l’idrogeno si trasforma in elettricità con la tecnologia delle “celle a combustibile” (fuel cells) di cui sopra a proposito dell’impiego dell’idrogeno nello Spazio. Quindi, rispetto alla macchina elettrica che tanto stenta ad affermarsi in Europa e in USA c’è solo la non trascurabile differenza di peso e ingombro (e costo) della batteria a ioni di Litio, che però conserva tutte le altre criticità, non ultime la reperibilità della materia prima e il rischio di incendio del Litio, cui si aggiunge quello dell’idrogeno, la cui sicurezza comporta un inevitabile aumento di peso.
Siamo dunque ben lontani dai pionieristici tentativi di usare l’idrogeno solo come combustibile che genera vapore (acqueo) combinandosi con l’ossigeno dell’aria e così aziona i pistoni di un motore a scoppio il più possibile simile ai “tradizionali” motori Diesel. In questa direzione andavano le ricerche e gli esperimenti condotti all’inizio di questo secolo in Europa e in Italia (a Milano Bicocca) con discreto successo, grazie alla collaborazione con la tedesca BMW. L’avventura italiana fallì per malversazioni che fanno capo all’amministrazione regionale di Formigoni (e comunale di Albertini); tuttavia la devozione degli ambientalisti per l’Idrogeno (e per il business che l’innovazione comportava) ne uscì rafforzata, tanto che attualmente in molte città (turistiche) d’Italia circolano mezzi pubblici acquistati all’estero (perfino in Portogallo) e basati sulla tecnologia a “celle di combustibile”, ossia Idrogeno, che ora ci viene presentata come una novità dall’Australia. A Venezia-Mestre, oltre agli autobus di linea, anche alcuni dei “vaporetti” sono azionati a idrogeno e fuel cells e si dice che funzionino perfettamente, attingendo idrogeno alle apposite stazioni di distribuzione senza che siano segnalati particolari inconvenienti. Un treno a fuel cells è stato inaugurato a Milano il 3/10 per potere raggiungere una bellissima valle lombarda senza deturparne il paesaggio con tralicci e cavi elettrici. Ma a questo punto della stesura dell’articolo leggo della strage di Mestre provocata dall’incendio di uno dei nuovissimi autobus a idrogeno veneziani che ho appena menzionato, uscito di strada e precipitato sulla vicina linea ferroviaria sottostante. La caduta da 15 metri avrebbe sicuramente provocato vittime, ma molti passeggeri si sarebbero potuti salvare senza il tremendo incendio. Un numero di vittime paragonabile a quello del dirigibile Hindenburg del 1937; mi auguro che non servano altri commenti, almeno per qualche decina di anni, sull’uso affrettato di tecnologie “pericolose” in nome di una scellerata preoccupazione per l’”ambiente”, che nel “mondo civile” ormai ha preso il sopravvento sulla cura della “salute pubblica”.

Per la cronaca
Nel settembre scorso al deposito del Tram in via Monte Celo, sono stati presentati i primi 4 autobus 12 metri a idrogeno (su un totale di 90), prodotti da Solaris, che inaugurano la svolta green della nuova flotta terrestre di AVM-Actv. All’evento erano presenti il sindaco Luigi Brugnaro, l’assessore alla Mobilità Renato Boraso, il presidente AVM Paolo Pettinelli, il presidente Actv Luca Scalabrin e il direttore generale del Gruppo AVM Giovanni Seno.
Gli altri due autobus, in allestimento suburbano, sono finanziati in parte dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nell’ambito dei fondi complementari al PNRR per un valore di circa 1.129.500 euro, erogati per tramite della Regione Veneto, a cui si aggiunge una quota di autofinanziamento in capo ad AVM per un importo pari a 125.500 euro. All’interno del medesimo finanziamento sono stati riconosciuti contributi anche per l’acquisto di un sistema carrellabile di ricarica idrogeno e nove autobus 18 metri suburbani alimentati a CNG.
“Credo fortemente nell’idrogeno quale fonte energetica del futuro” ha assicurato il Sindaco Luigi Brugnaro. “Siamo tra i primi in Italia ad aver investito con coraggio su questa tecnologia, dialogando con Eni per l’apertura della stazione di rifornimento in Via Orlanda, ed ora con questo forte intervento pubblico che vedrà l’arrivo in città di 90 autobus idrogeno. Un esempio del fare le cose con coraggio e in tempi rapidi”.
Terrificante e tremendamente attuale quanto dichiarato dal Presidente di AVM Paolo Pettinelli: “I quattro nuovi mezzi a idrogeno entreranno progressivamente in servizio nei prossimi giorni e saranno utilizzati in linea anche come verifica di funzionamento in vista dell’introduzione tra il 2024 e il 2026 dei 90 autobus idrogeno, 75 mezzi da 12 metri e 15 mezzi da 18 metri, finanziati dal PNRR per un investimento complessivo prossimo ai 58 milioni di euro”.

Ci scrive una nostra lettrice
Buongiorno, ho appena letto il Vs articolo. L’autobus precipitato dal cavalcavia ieri sera a Mestre non era ad idrogeno. Si trattava di un autobus elettrico alimentato a gasolio/metano. Gli autobus a idrogeno presentati nei giorni scorsi sono della società ACTV che nulla ha a che vedere con il bus della società La Linea protagonista dell’incidente di ieri sera.
Saluti.
Martina Pavan

Noi abbiamo risposto
Elettrici a gasolio/metano? Non saprei.
Cordialità.
Guenna

Comments are closed.