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QUANDO IL MALE È CREATO E GESTITO DAL POTERE

In questa nostra epoca in cui ogni giorno siamo subissati da alluvioni di comunicati pubblicitari, anche le persone a più bassa cultura dovrebbero essere in grado di capire la differenza che intercorre tra la Storia e la propaganda. La Storia, quantomeno in teoria, dovrebbe riguardare la narrazione degli eventi nel modo più veritiero, corretto ed obiettivo possibile. La propaganda, all’opposto, non deve essere veritiera, deve però essere credibile per le masse. Detto in altre parole, la Storia serve alle classi dirigenti, la propaganda serve per tenere sotto controllo quelle subalterne. La definizione non è nostra, ma di Goebbels, il ministro della propaganda nazista, universalmente considerato, da amici e nemici, uno dei massimi esperti di settore. Ovviamente, nei periodi di guerra, calda o fredda che sia, la propaganda viene esasperata nelle sue caratteristiche di base. Il nemico è sempre descritto come autore delle azioni più abominevoli (ad esempio, durante la guerra 15-18 in Italia si disse nelle scuole, cosa assolutamente non vera, che gli austriaci, chissà poi perché, tagliavano le mani ai bambini). Il massimo delle persuasioni di massa basate su motivazioni del tutto inventate, fu raggiunto nella Germania degli anni 30, il popolo più avanzato, più colto, più civile d’Europa, quello stesso che contava più Premi Nobel rispetto alla popolazione ed aveva dato all’umanità personaggi che ne avevano fatto la storia, come Kant, Engels,  Marx, Wagner, Beethoven nonché scienziati come Humbold o Haber, inventore dei fertilizzanti di sintesi che moltiplicavano la produzioni di cereali salvando l’umanità dallo sterminio per fame. Il popolo che più amava la natura ed i fiori, solito far costruire ai bambini delle elementari, anche durante la guerra, piccole casette da collocare d’inverno sulle piante per riparare gli uccelli dal gelo, fu quello stesso che accettò e diede il proprio consenso allo sterminio di interi popoli per motivi politici e razziali (il maggior numero di uccisi furono gli ebrei subito seguiti dai comunisti nonché dagli zingari e dai seguaci di Geova e da chi non era gradito al regime per vari motivi). Per anni, senza trovare una risposta, ci siamo chiesti come ciò fosse stato possibile. La soluzione a questa domanda ci è venuta in questi ultimi tempi proprio dalle pagine dei quotidiani italiani. Durante i primi naufragi delle imbarcazioni che trasportavano immigrati clandestini, le notizie a riguardo venivano date in prima pagina con evidenza e titoli di scatola. In quest’ultimo mese le stesse notizie sono state date con caratteri molto più piccoli a pagina 17 (per il Corriere della Sera) ed in spazi secondari dagli altri quotidiani. La ragione è assai semplice: l’opinione pubblica, o meglio la classe dirigente che trae eccezionali guadagni dal traffico dei novelli schiavi, ha in gran parte accettato e digerito senza problemi l’idea che un certo numero di clandestini muoia durante il trasporto. Del resto la stessa cosa capitava anche quando il traffico degli schiavi era legale e faceva parte delle “perdite” di trasporto. Ugualmente ci è impossibile trovare giustificazione alcuna per sindacati, partiti politici, centri di assistenza religiosa e non, polizia, carabinieri, guardia di finanza, vigili urbani che fanno finta di non vedere braccianti di colore nelle campagne a due euro all’ora senza protezioni sociali di alcun genere. La tratta degli schiavi giustificata con false teorie risale alla notte dei tempi. Fu Papa Urbano II ad avere la gentile pensata di finanziare la crociata coi beni degli ebrei con la scusa che erano “deicidi”. Ugualmente, fino ancora nel 1800, i figli illegittimi venivano fatti lavorare gratis nelle filande dei conventi per “far loro espiare il peccato in cui erano generati”. E per ognuno di questi comportamenti abbiamo sempre trovato giustificazioni etiche e culturali nonché utilizzi strumentali di credenze religiose spesse volte inventate sul momento. Ad esempio, il terrorismo islamico, contrariamente a quanto riportato dalla propaganda occidentale, non nasce nelle scuole coraniche (mederse) bensì nelle più avanzate accademie militari dell’Occidente che si illuse di usare gli islamici in funzione antisovietica in Afganistan. Ed anche si preoccupò di spiegare a tribù bellicose e primitive quanto potesse essere debole la tecnologia militare che a vedersi faceva così paura. Si spiegò anche il metodo di combatterla dando i mezzi per farlo. E non mancò la ferocia. Abbiamo conservato alcuni articoli del Corriere della Sera in cui si evidenziava, in modo compiaciuto, che i russi catturati fossero spellati vivi dagli afgani. L’Occidente, nelle sue ultime guerre, ha sempre usato il terrorismo come metodo di lotta. I bombardamenti indiscriminati che principalmente colpiscono la popolazione per fiaccarne la resistenza, ne sono la prova più evidente. Bombardamenti tuttora in corso cui l’Italia partecipa in vario modo. Nell’ultimo libro uscito in Inghilterra sulle memorie del “bomber command” nella Seconda Guerra Mondiale, e destinato ad un pubblico elitario, si dice chiaramente che l’obiettivo dei bombardamenti sulla Germania era proprio la popolazione civile. E l’Italia non poteva mancare in questo storico gioco al massacro. Fummo noi nel 1912 ad effettuare il primo bombardamento aereo in Libia contro i turchi e fu un ufficiale italiano a teorizzare per primo una guerra vinta solo dal cielo.

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