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Arrestato il latitante Emanuele Lo Porto

Rocca d’Arazzo (AT) – L’hanno trovato a una cinquantina di chilometri dalla sua villa di Castiglione Torinese nascosto a casa d’un conoscente, un muratore di 50 anni di Rocca d’Arazzo che è indagato per favoreggiamento. Emanuele Lo Porto, 62 anni, ex commerciante, latitante dal 16 giugno scorso dopo una condanna definitiva a 9 anni per usura e estorsione, aveva trovato riparo a Rocca d’Arazzo, in via Garibaldi. È stato condannato per gravi fatti di usura commessi tra il 2017 ed il 2019 (e scoperti dalla Squadra Mobile della Questura di Asti) nonché destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Asti (a seguito di un’indagine dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del capoluogo) per tentato omicidio d’un pregiudicato di origine albanese (maturato in una faida per il controllo del territorio), per detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, concorso in estorsione e rapina aggravata (commessi al fine di accrescere il patrimonio nonché di accreditarsi all’interno di una emergente organizzazione criminale). Lo Porto aveva fatto perdere le tracce alla vigilia dell’udienza in Cassazione nella quale si sarebbe discusso il ricorso contro la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva riconosciuto colpevole di essere al vertice di un giro di prestiti a usura a una famiglia di ludopatici con interessi di oltre il 50% all’anno, per cui i giudici avevano ordinato la confisca complessiva di 105.000 euro, provento delle attività criminali. Dopo la sentenza della Cassazione Antonietta Cestari e Riccardo Lo Porto, moglie e figlio del latitante, s’erano consegnati alla giustizia per scontare le loro pene. Emanuele, invece, agli arresti domiciliari nella sua residenza di Castiglione Torinese, era sparito nonostante le forze dell’ordine andassero quasi quotidianamente a controllarlo. Se n’era andato in sella a uno scooter di grossa cilindrata prestatogli da un altro amico. Gli investigatori hanno indagato sugli ambienti nei quali il latitante poteva aver ricevuto aiuto in forza d’una rete composta da personaggi tra i 50 e i 70 anni, molti dei quali con precedenti penali, frequentatori abituali del Sunny Club di Castiglione, il centro sportivo con campi da tennis, piscina e ristorante gestito fino al 2020 dalla famiglia Lo Porto e attualmente chiuso. Mercoledì sera la scoperta che lo scooter era nelle vicinanze della sua casa. Una traccia fresca. Ieri il blitz, con decine di Poliziotti e Carabinieri. Lo Porto non ha opposto resistenza. Oltre a dover scontare ancora 6 anni di pena residua per usura ed estorsione, nei prossimi mesi dovrà affrontare un processo per il tentato omicidio del pregiudicato albanese Florian Gjoka, ferito a colpi di pistola nel 2017 mentre rincasava in un cascinale a Quarto d’Asti. L’indagine per la sua cattura è stata condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Asti e coordinata dalla Procura Generale della Repubblica, ha fatto emergere profili di convergenza investigativa coi Carabinieri del Nucleo Investigativo delegati dalla Procura della Repubblica di Asti per il tentato omicidio del cittadino albanese.

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