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NEL RICORDO DELLE VITTIME DEI BOMBARDAMENTI PER NON RIFARE GLI STESSI ERRORI

di Guido Manzone – È con vero piacere culturale che segnaliamo ai nostri lettori il libro di Renzo Penna (nella foto dal web) “Vittime dimenticate”, Edizioni dell’Orso, che narra dei bombardamenti avvenuti in Alessandria. A differenza di altre pubblicazioni di similare argomento, anche di ottimo livello storico e politico ricavate da documenti d’epoca, il libro di Penna si basa invece su racconti di sopravvissuti ai bombardamenti. Per questo costituisce una testimonianza diretta, in pratica selezionata dalla casualità della storia. Sarebbe bastato che le bombe fossero cadute due metri in avanti o due metri indietro perché i sopravvissuti fossero quelli che lasciarono la vita nei bombardamenti e non quelli sulla cui narrazione è basata l’intera ricostruzione storica del libro. E c’è di più. I testimoni i bombardamenti li hanno vissuti direttamente e non per ricostruzioni storico-letterarie. A rivelarlo è un dato assolutamente autentico, la polvere soffocante che si levava nei pressi dell’esplosione della bomba per la caduta degli edifici ricoprendo ogni cosa con una patina grigia. È l’unico libro dei molti di settore che abbiamo letto che fa rilevare questo particolare, ricordato in pratica in tutte le interviste effettuate. Il libro evidenzia inoltre con abilità storica e letteraria il confuso e contradditorio periodo della Repubblica Sociale con le vittime che si sentivano più vicine a chi le bombardava di quanto non lo fossero all’allora governo che, pur con mezzi limitati, cercava in ogni modo di difenderli. E’ una situazione  paradossale che si verificò in tutti i paesi d’Europa invasi. Importante anche rilevare come nei riferimenti al nemico lo si tratti da avversario evitando la rozza propaganda propria degli anni di guerra. Si rileva ad esempio che i tedeschi davano gli avanzi del rancio ai bambini. È ugualmente assai valido il racconto indiretto del come viveva la popolazione al tempo della Repubblica sociale. Il terrore dei bombardamenti, la carenza di cibo, l’arte di arrangiarsi, l’abisso tra i salari ed il costo degli alimenti a “borsa nera” (30 chili di farina valevano quasi quanto un mese di stipendio) sono evidenziati per fare capire il mondo in cui avvenivano i bombardamenti. Anche la narrazione dei pur drammatici eventi, come la scuola di Gorla o dell’asilo di Maria Ausiliatrice, contiene una giusta deprecazione della guerra evidenziando come a pagarne le conseguenze furono e sono le classi più indifese, i bambini, le famiglie.

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