Press "Enter" to skip to content

Super Mafia: il Gip rigetta in gran parte le accuse della Procura

Milano – Il Giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna ha respinto 142 richieste di misura cautelare su 153 disponendo solo 11 arresti. La decisione fa molto discutere anche perché la Procura ha lavorato più di tre anni per raccogliere le prove che partono dall’ipotesi che a Milano e in Lombardia esistano ramificazioni mafiose in una sorta di consorzio malavitoso che riunisce ‘Ndrangheta, Camorra e Cosa Nostra per gestire affari e potere. Tutto è iniziato quando la Guardia di Finanza, i Carabinieri e la Polizia iniziavano l’Indagine Idra, dal nome del mostro mitologico a più teste, coordinata dalla pm della Dda Alessandra Cerreti sotto il coordinamento della procuratore aggiunta Alessandra Dolci e del procuratore Marcello Viola. I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano e Varese hanno ricostruito da prima le fasi della riorganizzazione del locale di ‘Ndrangheta di Lonate Pozzolo (Va) in seguito al blitz del 2019 Krimisa, anche grazie alla collaborazione di Emanuele e Salvatore De Castro, padre e figlio. Da lì l’inchiesta s’è allargata a un sistema di tipo “confederativo” con la partecipazione di clan calabresi, siciliani e della Camorra, romana in particolare, in un unico organismo di controllo, coordinamento e comando composto da vari clan. Tra gli altri, quelli legati al locale di Lonate Pozzolo, al locale di Desio (cosca Iamonte) e alla famiglia Romeo (detti Staccu, dal soprannome del capostipite Sebastiano) di San Luca, per la ‘Ndrangheta. Per Cosa Nostra ci sono le cosche dell’Acquasanta di Palermo e dei castelvetranesi, coi fedelissimi dell’ex latitante Matteo Messina Denaro. Su questo fronte c’è la costola “milanese” rappresentata da Paolo Errante Parrino, detto zio Paolo, 77 anni di Abbiategrasso, ben inserito nella politica locale (ci sono agli atti incontri con il sindaco Cesare Nai nella sua sala slot). Anche per lui però è stata rigettata la misura. Sempre sul fronte siciliano ci sono poi i catanesi “carcagnusi”, vicini al boss Santo Mazzei detto ‘u carcagnusu, e gli stiddari di Gela attivi sulla zona di Busto Arsizio (in carcere due appartenenti alla famiglia Nicastro). Sul fronte della Camorra ci sono invece i presunti emissari del clan Senese, radicato soprattutto a Roma. Disposti sequestri per oltre 225 milioni di euro.

 

Comments are closed.