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Tre nuovi “multifici autovelox” in provincia di Alessandria: come la multa diventa estorsione

Il nascondere sotto nobilissimi vessilli le più ignobili azioni di rapina per ottenere l’approvazione ed il consenso degli stessi derubati è un antico vezzo italico. E ciò avviene a vari livelli. Si va dai grandissimi saccheggi in cui girano migliaia di milioni, come avviene con le Olimpiadi (a cui si deve tra le altre cose anche l’attuale insanabile dissesto della Grecia, paese a noi simile) ai parti cesarei, criminosamente moltiplicati, come sta avvenendo nel Sud Italia in cui manca poco che vengano praticati anche ai mariti, per finire al taccheggio miserabile di comuni e province che mandano i vigili a “fare cassa”, ossia più multe possibili o più modernamente, installando con studiata furbizia sistemi di rilevamento automatici, in realtà autentici multifici. E a completare il tutto abbiamo i politici locali che, dopo essersi autoincoronati dell’aureola di salvatori della vita e dei beni degli automobilisti, vanno a vantare in trionfalistiche conferenze stampa le cifre estorte. Il presidente Monti ed il ministro della sanità Balduzzi, a cui va il nostro applauso più sincero e rumoroso, nel loro tentativo di civilizzare l’Italia (e la sentenza sull’amianto ne fa parte) hanno finalmente detto di no al palese rubarizio delle olimpiadi e mandato i carabinieri ad indagare sui parti cesarei il cui solo scopo è arricchire medici disonesti e derubare lo Stato. Contro multa selvaggia, e gli appositi multifici studiati al preciso scopo, presero in passato posizione molti pretori che condannarono i responsabili. Il gioco avveniva tramite un patto scellerato stipulato tra privati, che pagavano l’installazione del multificio, ed i politici che davano in concessione la strada ove collocarlo. Poi dividevano a metà la multa con la scusa di versare al privato il 45% della stessa come costi di esazione. Poiché la classe politica alessandrina non ha mai brillato per un minimo di intelligenza, nemmeno nel male, ma si è sempre limitata a copiare quanto già fatto da altri, non vorremmo che questa forma di estorsione stradale, cacciata dai pretori di altre località del nord Italia, sia venuta a rifugiarsi nelle accoglienti terre alessandrine. Stupisce infatti che la Provincia di Alessandria riprenda un’esperienza già ben conosciuta anche localmente e con risultati del tutto negativi. Se ben ricordiamo, dei multifici installati in passato nella nostra provincia, uno finì rapito e mai più ritrovato, altri due vennero bruciati, si suppone, da automobilisti non certo entusiasti della loro presenza. In merito alle nuove installazioni annunciate proprio in questi giorni, circolano già le voci e le insinuazioni più turpi. Di che genere è facile immaginarlo per chiunque. Poiché in Provincia non c’è opposizione essendovi ricambiata, ma con segno opposto, la mancata  opposizione in Comune, gli unici che possono fare chiarezza a riguardo sono i carabinieri o la finanza verificando a quale percentuale assommano le spese di esazione delle multe nella nostra provincia e chi ha pagato l’impianto dei multifici, poiché proprio da questi due dati può iniziare la parte non confessabile del gioco. Ci auguriamo che le voci che circolano al riguardo siano solo uno dei tanti pettegolezzi locali.

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