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IL PARTITO COMUNISTA RUSSO ERA DOMINATO DA UNA “CRICCA DI EBREI”

LA BIOGRAFIA DELLE POLEMICHE: “LEV TROTSKY, IL SANGUINARIO”

Storici tedeschi contro il libro di Service: «Non deve uscire: è antisemita e ingiusto»

di Claudio Guidi
Una nuova biografia di Lev Trotzky, scritta dallo storico dell’università di Oxford Robert Service e pubblicata tre anni fa in Inghilterra dall’autorevole casa editrice Harvard University Press non deve uscire in Germania. A esigere a gran voce questa singolare forma di censura nei confronti di un loro collega, grande esperto di cose russe e sovietiche e già autore di due apprezzate biografie di Lenin e Stalin, sono 14 storici e sociologi tedeschi e austriaci, che hanno intimato alla Suhrkamp Verlag di rinunciare a far uscire il volume. Nel Paese che nel 1933 ha inorridito il mondo per i roghi dei libri compiuti dai nazisti, questi studiosi chiedono adesso di censurare un’opera accusando il suo autore di antisemitismo, per aver accentuato troppo le origini ebraiche del personaggio al centro della biografia. In una lettera a Ulla Unseld Berkewicz, titolare della Suhrkamp, eminenti personalità tra cui Helmut Dahmer, Hermann Weber, Bernhard Bayerlein, Heiko Haumann, Mario Kessler, Oskar Negt, Oliver Rathkolb e Peter Steinbach, le chiedono di rinunciare a far uscire quello che definiscono “un pamphlet”, che “non può trovare posto in una casa editrice con una tradizione tanto prestigiosa”. Oltre ad essere accusato di velato antisemitismo nei riguardi del fondatore dell’Armata Rossa, Robert Service si sarebbe poi reso responsabile di vari strafalcioni, rilevati anche dallo storico marxista Iring Fetscher, che in una lettera separata alla Suhrkamp chiede di eliminarli nell’edizione tedesca del volume, di cui invece auspica la pubblicazione, poiché a suo avviso la biografia di Trotzky non ha nulla di antisemita. La più autorevole casa editrice tedesca, che ha pubblicato le opere di Brecht, Adornoe Hannah Arendt, non ha preso sotto gamba le accuse di favorire con la sua pubblicazione l’antisemitismo, anche se formulate in un tono formalmente cortese, ma nella sostanza durissimo, e ha ordinato una perizia scientifica per esaminare ogni riga dell’opera. Alla fine la Suhrkamp ha dovuto registrare alcune inesattezze commesse da Service, mentre non ha riscontrato nessun elemento che suffragasse l’accusa di antisemitismo rivolta al libro e al suo autore. Per questo, hanno annunciato a Berlino, la biografia di Trotzky uscirà agli inizi di luglio in una versione corretta rispetto a quella inglese, ma senza modifiche di sostanza riguardo alle accuse più gravi. In effetti gli “errori biografici ed i nomi sbagliati di luoghi e persone” rimproverati allo storico inglese sono semplici sviste, come l’aver collocato nel 1960 invece che nel 1962 la morte della moglie del leader bolscevico e il fatto che alcuni eventi rivoluzionari verificatisi nel 1923 ad Amburgo hanno avuto luogo a Berlino. Gli studiosi tedeschi e austriaci si dicono invece “sorpresi e costernati” per la pubblicazione da parte di Suhrkamp di un volume scritto “con lo scopo di screditare Trotzky usando le formule della propaganda staliniana”. Ma l’accusa più infamante nei confronti dello storico britannico è di avere dato “enorme importanza” al fatto che Trotzky fosse ebreo, con il risultato che “i passaggi che trattano questo tema manifestano connotazioni ripugnanti”. In realtà Service scrive nel suo libro ciò che anche altri storici hanno da tempo accertato, ovvero che tra la popolazione russa “la direzione del partito bolscevico era ampiamente identificata come una cricca ebraica, con gli ebrei accusati di dominare il movimento bolscevico”. Detto questo, lo storico relativizza invece il ruolo avuto dagli ebrei nel cavalcare la Rivoluzione d’Ottobre: “Tra i bolscevichi erano rappresentate diverse minoranze nazionali, Stalin era georgiano, Felix Dzerjinsky (fondatore della Ceka, la polizia segreta sovietica, ndr) era polacco, Stepan Schaumjan armeno. Anche i popoli baltici, in particolare lettoni e lituani, avevano esponenti di rilievo fra i bolscevichi, ma ad essere più vituperati di tutti furono gli ebrei”. Nella sua biografia del rivoluzionario russo lo storico inglese mette poi in evidenza in maniera particolare il fanatismo ideologico di Trotzky e la spietatezza con cui nel 1918 scatenò un’ondata di terrore rosso in tutta la Russia, creando per primo i campi di concentramento per gli avversari politici e ordinando nel 1921 il massacro dei marinai di Kronstadt, che si erano ribellati al nuovo potere comunista. L’immagine di Trotzky che ne viene fuori è quella di un uomo spietato, che pur di raggiungere i suoi obiettivi non avrebbe esitato un istante a sacrificare nemmeno gli ebrei russi come lui. Nel libro c’è una citazione attribuita al leader bolscevico che fa accapponare la pelle, quando afferma che “se per il bene dell’umanità fosse necessario eliminarne una parte, non avrei personalmente nulla in contrario se toccasse agli ebrei russi”. Lo storico rivela che Trotzky aveva rifiutato l’offerta fattagli da Lenin di diventare Commissario del popolo per gli Interni affermando che in quanto ebreo non voleva fornire pretesti ai suoi avversari per attaccarlo. È un fatto,secondo Service, che il rivoluzionario assassinato poi in Messico da un sicario di Stalin fece di tutto per nascondere le sue origini ebraiche. L’autore inglese sottolinea in sostanza l’aspetto cinico e opportunista di Trotzky, “la cui prassi era di consentire ad ogni comunità etnica di coltivare le proprie tradizioni, a condizione di rispettare l’ordine sociale comunista”.

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