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IL TRAFFICO NON SI CURA CON LA FEROCIA DELLE PENE MA CON LA RAGIONE DEI PIANI REGOLATORI

Sotto elezioni, nel ripetersi di un rito conosciuto, alcuni candidati alessandrini, per fare vedere di esistere, riscoprono i problemi del traffico, gli incidenti e le conseguenti vittime come se fosse la prima volta che si verificano. E ad ogni elezione scoprono un immediato e certo rimedio: inasprire ferocemente pene e sanzioni e ridurre drasticamente la velocità dei mezzi. Poi, per fortuna nostra, non se ne fa nulla, perché, se così non fosse, per soddisfare il ripetuto gioco al rialzo delle pene ci troveremmo l’ergastolo per sosta vietata, la fucilazione per un sorpasso azzardato e violerebbero i limiti di velocità persino le carrozzine a rotelle ed i passeggini dei bambini. Ora, si dà il caso, che i problemi del traffico, di cui non neghiamo certo l’importanza, non siano stati elettoralmente scoperti dai solerti candidati alessandrini, ma siano da sempre oggetto di innumerevoli convegni in gran parte del mondo producendo a riguardo una gigantesca letteratura. Leggendola,la prima cosa che si scopre è che i problemi del traffico non si risolvono con le sole sanzioni, bensì con piani regolatori che impediscano la speculazione sulla proprietà dei suoli progettando nel contempo strutture viarie al preciso scopo di fluidificare la circolazione dei veicoli e non per favorire gli interessi di chi ha pagato tangenti e per questo lasciato edificare in modo selvaggio tra strade strette senza posteggi e incroci impossibili. Pure importante è il verde urbano al cui interno ricavare le piste ciclabili. Meglio ancora se assommato a trasporti pubblici efficienti, come metropolitane e sopraelevate. Anche la qualità delle strade è molto importante: devono essere larghe, ben drenate, lisce e senza buchi e di notte ben illuminate. Devono anche durare dai 15 ai 20 anni e non 6 mesi come da noi e che per questo sembrano sempre percorsi di guerra pieni di voragini. Se qualcuno vuole avere idea di come si struttura il traffico in una grande area metropolitana vada a Berlino, città che amiamo e che ci ha insegnato molto. Alessandria è facilissima da amministrare, purché non si rubi, in quanto ha un territorio enorme rispetto alla popolazione, è in piano, ricca d’acqua con facilità di trasporti in ogni direzione nonché una popolazione di 90 000 abitanti disposta naturalmente su una struttura a satellite. Oggi bizzarramente ha un piano regolatore per ben 360 000 persone che altro non è che una barzelletta da un punto di vista urbanistico, essendo stato ricavato dall’assemblaggio grossolano dei desiderata di ogni genere di speculatore. Ma non sempre è stato così. Alessandria un tempo aveva un ottimo piano regolatore, quello firmato dall’architetto Gigi Mazza nel 1973. Il piano, frutto di studi urbanistici razionali, prevedeva l’allargamento delle principali vie di traffico cittadino concedendo i permessi di fabbricazione solo se le case venivano arretrate di alcuni metri . Ugualmente erano obbligatori i box per togliere le auto dalla strada. In alcune vie, come via Cavour e via Dante, erano previsti portici che si era già cominciato a costruire. Vi erano poi posteggi, marciapiedi e aree verdi, come si può ancora vedere in alcune zone della Pista in cui quel piano regolatore fu applicato. Ma fu un sogno durato pochi anni. Cominciarono a girare soldi, vinse la speculazione e l’irrazionalità, nonché una buona dose di ignoranza ed i risultati oggi tutti li vediamo.

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