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IL “POPOLO MANDROGNO” PRENDE LE DISTANZE DA QUESTA GIUNTA

Carissimo Direttore, anche se mi pare superfluo ribadire che i suoi editoriali (e non solo, ma anche gli articoli di Guido Manzone) sono come sempre al fulmicotone e talmente effervescenti da riscuotere un ampio consenso da parte dei lettori (forse un po’ meno da parte di alcuni politici e loro seguaci, che non si rendono ancora conto da che parte dell’inferno sia sbucato fuori questo simpatico e semi-sconosciuto tipetto che, pur dichiarandosi loro concittadino, li bastona giornalmente dalle pagine di questo giornale, dando loro la sgradevole impressione di essere capitati ancora in vita, proprio come in un brutto sogno, dentro uno dei celebri gironi danteschi e obbligandoli pertanto a subire questa strana “legge del contrappasso” per qualche pessimo atto da loro compiuto), vorrei farle notare che ultimamente il “popolo mandrogno”, quello originale s’intende, si sente tirato un po’ troppo in ballo quando si parla, con tono negativo e scherzoso, di Comune e Giunta, adesso pure di “mo-mo”… Pur comprendendo che tutto mondo è paese e che, quindi, anche i mandrogni non sono immuni da certi difetti che non li rendono certamente esenti da altri generi di “contrappassi”, le sarei grato, a nome dei miei concittadini mandrogni, se tra le righe di tali articoli facesse comparire il nostro disagio a dover “dar nome” a così illustri alessandrini! Noi della Frascheta non ci siamo mai sentiti alessandrini, pur amando questa città e non ci sentiremo mai tali. Noi siamo indipendenti da questa città, pur avendo contribuito alla sua fondazione e avendo acquisito e mantenuto un antico diritto di legnatico. Ma solo noi possiamo definirci a pieno titolo “i mandrogni”. Noi siamo il popolo del bosco oltre la Bormida e certamente siamo più attivi e più diplomatici rispetto agli alessandrini (basti solo pensare quanti sindaci della frascheta hanno calcato la soglia di Palazzo Rosso)…
Veramente ritengo che non servirebbe neppure pubblicare questa nota perché a noi Mandrogni basterebbe solo una sua precisazione tra le righe, volendo anche ironica e accennata, quando parla di estranei alla nostra gens appellandoli erroneamente e per convenienza “mandrogni”, così da non confondere le idee dei lettori perché i veri mandrogni sono di tutt’altra pasta rispetto agli alessandrini.
Un cordiale saluto e complimenti ancora per il suo coraggio.
Grazie.

Carissimo lettore, io sono amico dei mandrogni e mi sento un po’ mandrogno anch’io. Sono convinto che se la giunta alessandrina fosse retta da mandrogni doc le cose andrebbero meglio. Ma ci vuole poco, per la verità. Ho usato l’appellativo mandrogno perché, non certamente per colpa mia, il mandrogno identifica il furbetto, quello che ti frega un po’ ma non troppo, quello capace di vendere i gelati al Polo Nord. Si tratta solo di un’esigenza giornalistica e niente più. D’altronde i genovesi, ed io sono nato proprio a Genova, sono considerati tirchi, i torinesi falsi e cortesi e così via. Non si offenda caro amico, era uno scherzo. Ma non è uno scherzo quello che sta facendo la giunta del sindaco mezzo partenopeo, questo sì, di Alessandria che, a nostro parere, sta distruggendo la città.
Con viva cordialità.
Andrea Guenna

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