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Proxima b, la “Terra” più vicina a noi

di Nadia Drake (National Geographic Italia) – I piccoli pianeti a volte possono suscitare un gran clamore. Da settimane i media riportano indiscrezioni sulla scoperta di un pianeta potenzialmente abitabile che orbita la stella più vicina al nostro Sole, una nana rossa chiamata Proxima Centauri (nell’illustrazione un immaginario paesaggio del pianeta Proxima Centauri b, illuminato da una nana rossa. Illustrazione ESO, M. Kornmesser). Oggi finalmente gli astronomi hanno confermato la scoperta di questo mondo alieno con un articolo pubblicato sulla rivista Nature. Le osservazioni condotte con un enorme telescopio in Cile hanno infatti rivelato un pianeta di massa simile alla Terra che orbita Proxima Centauri, situata a due passi – cosmicamente parlando – da noi, e cioè a “soli” 4,24 anni luce di distanza. Inoltre, il pianeta si troverebbe in un orbita sufficientemente calda da consentire all’acqua di rimanere sulla sua superficie allo stato liquido. Illuminato da una pallida luce rossastra, il pianeta orbita la stella più piccola del sistema triplo di Alpha Centauri, che risplende nella costellazione meridionale del Centauro. Questo sistema, ampiamente utilizzato come scenario dagli autori di fantascienza, è spesso considerato potenziale meta del primo viaggio interstellare dell’umanità,
nonché possibile rifugio per le civiltà del futuro in fuga dall’inevitabile fine della Terra come la conosciamo oggi. “Un pianeta roccioso e abitabile che orbiti attorno a Proxima rappresenta il luogo più ovvio dove la nostra civiltà potrebbe pensare di trasferirsi quando, tra cinque miliardi di anni, il Sole si spegnerà”, spiega Avi Loeb dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics e consulente del progetto Breakthrough Starshot. Già prima della scoperta il progetto Breakthrough Starshot aveva annunciato l’intenzione di inviare minuscole navicelle verso Alpha Centauri entro la fine del secolo. Ma non aspettiamoci nessuna cartolina da quel sistema in tempi brevi: pur viaggiando a una mostruosa velocità pari a un ventesimo di quella della luce, ci vorrebbero vent’anni affinché la navicella arrivasse a Proxima Centauri, e altri 4,24 anni prima che qualsiasi informazione potesse raggiungere la Terra. Gli appassionati di esopianeti forse ricorderanno che nel 2012 era già stata annunciata  la scoperta di un pianeta nel sistema di Alpha Centauri, pianeta di cui in seguito non si riuscì a confermare l’esistenza; le successive osservazioni rivelarono invece che si trattava di dati alterati e dell’attività della stella stessa. Le nuove osservazioni, condotte nel corso di 54 notti, sembrano però assai difficili da confutare: la presenza del pianeta continua ad apparire evidente anche quando i dati sono controllati da un occhio umano e non dall’algoritmo di un computer. “Le informazioni sono alquanto inequivocabili”, dice Greg Laughlin della Yale University. “Non è uno di quei casi in cui bisogna ricorrere alla magia nera per far spuntare un segnale”.

Alla ricerca di Proxima
Battezzato Proxima b, il pianeta è stato scoperto da un gruppo di scienziati che lavora al progetto Pale Red Dot (ovvero puntino rosso chiaro, così chiamato in omaggio al “puntino azzurro” usato da Carl Sagan per descrivere la Terra vista dallo spazio). Da un punto di vista scientifico la scoperta non è esattamente una sorpresa. La messe di esopianeti scoperti nell’ultimo decennio ci ha rivelato che è molto probabile che le nane rosse come Proxima ospitino dei pianeti, e che gran parte di questi pianeti siano come quello appena scoperto: piccolo, roccioso, e abbastanza caldo da avere acqua allo stato liquido che fluisce sulla superficie. Anche se le ricerche effettuate finora attorno a Proxima non avevano portato ufficialmente a nulla, vi erano stati segnali incoraggianti che indicavano la possibile presenza di almeno un pianeta che avrebbe potuto essere individuato effettuando una ricerca più estesa. Orbitando attorno a una stella, il pianeta esercita su di essa la sua forza di gravità, e la spinta gravitazionale produce un’oscillazione; i pianeti più grandi causano un’oscillazione maggiore. Pianeti più piccoli, della massa simile a quella della Terra, inducono un’oscillazione minore, più difficile da rilevare, quindi per individuarli sono necessarie osservazioni più estese ed effettuate con strumenti molto più sensibili. Le osservazioni effettuate in maniera sporadica tra il 2000 e il 2014 avevano suggerito la presenza di un pianeta con un’orbita di 11 giorni attorno a Proxima, ma le informazioni raccolte erano troppo confuse per trarne più che un indizio. Determinati a scoprire se le oscillazioni di Proxima erano effettivamente causate da un pianeta, all’inizio di quest’anno i ricercatori di Pale Red Dot hanno puntato verso la nana rossa lo strumento più preciso di cui dispone la Terra, ossia l’High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (HARPS). Situato presso lo European Southern Observatory di La Silla, in Cile, l’HARPS ha misurato il tremolio della stella notte dopo notte, consentendo al team di individuare quasi immediatamente nei dati lo stesso segnale ricorrente ogni 11 giorni. Dopo 20 notti, Guillem Anglada-Escudé, della Queen Mary University di Londra, ha iniziato a convincersi che forse lo avevano individuato, e dopo altre 10 ha iniziato a buttare giù una prima bozza dell’articolo pubblicato il 24 agosto su Nature.
“Abbiamo cercato di non farci prendere dall’entusiasmo, perché raccoglievamo una sola misurazione per notte”, racconta Anglada-Escudé. “Non volevamo fare un annuncio e poi doverci smentire due mesi dopo”. Le misurazioni indicano che Proxima b ha circa 1,3 volte la massa della Terra e orbita in 11,2 giorni attorno alla sua stella.

Pianeta o stella?
Con il fantasma di Alpha Centauri B che aleggiava su di loro, il team di Pale Red Dot ha cercato di confermare molto accuratamente la propria scoperta. Per prima cosa, ha fatto un passo indietro e rilavorato le osservazioni effettuate dall’inizio del secolo. Poi, ha dovuto poter escludere che la stella stessa fosse l’origine del segnale da 11,2 giorni. Non era impresa facile, considerando la natura bizzosa di Proxima Centauri, la quale produce in continuazione eruzioni di plasma che emettono radiazioni nello spazio.
“Vi sono alcuni test in grado di dimostrare che ciò che sembra essere un pianeta è in realtà attività stellare”, spiega Lauren Weiss della University of California, Berkeley. “I ricercatori li hanno eseguiti tutti, e il risultato è che l’ipotesi del pianeta regge”.
Vi sono persino alcuni indizi del fatto che Proxima b possa avere dei fratelli: dai dati sembra evincersi la presenza di una super-Terra con un’orbita di 200 giorni, ma i ricercatori dovranno raccogliere altri dati prima di poter determinare l’origine del segnale.

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