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FRAMMENTI DI STORIA – di Guido Manzone

Gli iperpagati in malafede, ufficialmente incaricati dallo stato di commemorare il 150° dell’Unità d’Italia, si sono dimenticati di Camillo Cavour. A continuare a ricordarlo, anche fuori tempo massimo, sono i giornali piemontesi che non hanno perdonano la voluta dimenticanza. Anche noi, nel nostro piccolo, ci uniamo all’iniziativa. Nelle varie ricostruzioni della vita di Cavour che, non dimentichiamolo mai fu il più importante e valido uomo politico italiano dell’800, e dei suoi burrascosi rapporti con il re, non poteva mancare la bella Rosina, amante di lungo corso di Vittorio Emanuele II, e da lui iniziata alle gioie del letto quando aveva 14 anni. E  nessuno trovò nulla da ridire nonostante la rigida moralità ufficiale dell’epoca perchè era il re. Ma la moralità in campo sessuale, si sa, è sempre e solo stata  per le classi subalterne che devono lavorare e non perdere tempo in amorazzi. Le classi di potere hanno sempre fatto ciò che volevano senza ascoltare nessuno e nessuno si permetteva di criticarle pubblicamente. Neanche la Chiesa. Solo una volta capitò che il direttore di un giornale torinese facesse commenti sgradevoli sulla Rosina. Vittorio Emanuele II risolse la cosa personalmente non da re ma da amante offeso. Andò a cercare il colpevole e lo caricò di botte sino a spezzargli sulla schiena il bastone che si era portato dietro. In merito abbiamo anche noi un piccolo aneddoto narratoci da un nostro caro amico, il generale Guido Amoretti, uno dei più stimati storici delle vicende dei Savoia. Come tutti sanno, Vittorio Emanuele II, con le donne era un vero e proprio stakanovista, più un quantitativo che un qualitativo, cosa da far sembrare Berlusconi un casto. Per non perdere tempo in corteggiamenti semplificava le cose pagandole. Mentre era assai democratico di gusti, non facendo nessuna differenza tra nobili e plebee (la bella Rosina era figlia di un tamburino), era invece assai attento nel remunerarle seguendo un suo preciso tariffario. Alle fanciulle di origini popolari dava 5 lire salvo accrescere la somma in base al rango sociale. Ad esempio, alla giovane figlia borghese del  proprietario dei bagni di Cuneo diede 800 lire. Allora una bella cifra, equivalente all’incirca a quanto una salariata agricola guadagnava in un anno. Per ballerine e cantanti spendeva anche molto di più in proporzione alla fama delle stesse. Ma lo faceva raramente, non per risparmiare poiché in pratica aveva facile accesso alle casse dello stato,ma perché gli piacevano poco e le accusava di lavarsi troppo.
“Me l’hanno rovinata” disse una volta che gli incaricati di corte di trovargli le donne (due generali, non per niente era il re!) si preoccuparono di far lavare una contadinella eccessivamente irsuta prima di mettergliela nel letto. Non era solito prendere precauzione alcuna e sparpagliò figli per l’intero Piemonte, tant’è vero che si diceva: “Cavour fece l’Italia e Vittorio gli italiani”. Quando il rapporto con la fanciulla del caso si estendeva nel tempo, come avvenne con la bella Rosina, la faceva contessa riconoscendone i figli. Con le altre i rapporti erano generalmente molto sbrigativi, roba di pochi minuti. Ed in questo era simile a Benito Mussolini. Per un certo periodo volle anche sposare la bella Rosina e questo fu anche il principale motivo di scontro con Cavour, come vedremo più avanti, e andò ad assommarsi ad altri ben più gravi di origine politica. Ma questo scontro fu un grande vantaggio per gli storici che vennero dopo (fine prima parte – segue).

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