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VI DICO PERCHÉ MI SONO CANDIDATO

di Renzo Penna 
Un amico, informato della mia candidatura alle elezioni del Consiglio comunale, mi ha chiesto: “Ma…chi te lo ha fatto fare?”.
Sostenendo che anche se il centro sinistra vincerà le elezioni ci sarà da governare un Ente indebitato in tutti i settori e un’Amministrazione che l’attuale Giunta ha portato ad un passo dal dissesto finanziario… In una fase, poi, di crisi economica e sociale segnata dalla poca considerazione dei cittadini nei confronti della politica e dei partiti. Un giudizio che pone tutti sullo stesso piano e considera i politici più attenti a fare i propri interessi  che ad occuparsi del bene comune.
All’amico non ho risposto, ma provo adesso a farlo per coloro che seguono “Città Futura” perché le sue argomentazioni sono tutt’altro che banali e rappresentano un diffuso sentire comune.
Personalmente appartengo alla generazione nata nel dopoguerra che, contrariamente a quanto capita ai giovani di oggi, non ha avuto grosse difficoltà, conclusi gli studi, ad incontrare il lavoro. Mi considero per questo fortunato anche perché mi sono occupato di attività che mi hanno interessato e che ho svolto con piacere, talvolta, con passione. Nello stesso anno del diploma all’ITIS “A.Volta” ho iniziato a lavorare all’Alfa Romeo di Milano e vissuto nella grande fabbrica il clima del ’68, con la voglia di autonomia di una generazione, il riscatto del valore del lavoro e la sua emancipazione nella società. Dopo tre anni sono tornato ad Alessandria come impiegato di produzione all’argenteria “Ricci”. Un’azienda che, allora, occupava oltre duecento persone.
E nella fabbrica è iniziato il mio rapporto con i lavoratori e la scoperta del sindacato. Prima come “delegato” del Consiglio di Fabbrica e poi – a metà degli anni ’70 – come responsabile dei metalmeccanici della zona nella “Lega FLM” di Alessandria. Anni di contatto diretto con il lavoro, l’emancipazione delle donne, la conquista dei diritti, la gestione delle crisi aziendali, i problemi singoli e collettivi, la solidarietà, i successi e le sconfitte. Un’esperienza che mi ha portato alla guida della Camera del Lavoro provinciale e, nella seconda metà degli anni ’80, a Torino, nella Segreteria regionale della Cgil.
Così nella primavera del ’96, quando sono stato eletto nel “collegio” alessandrino, come deputato dell’Ulivo nel primo governo Prodi, ho potuto portare in Parlamento l’esperienza maturata in dieci anni di lavoro di fabbrica e venti di attività nel sindacato. In quegli anni gli effetti della stagione di “mani pulite” erano ancora del tutto presenti e si poteva sperare in un rinnovamento della politica: più trasparente, autonoma dagli interessi, e al servizio dei cittadini. E ho avuto l’opportunità di sostenere il confronto parlamentare per la conquista dell’autonomia dell’Università del Piemonte Orientale, nella convinzione di dare nuove prospettive ai giovani della nostra città.
Una situazione molto diversa e distante dall’immagine attuale di un Parlamento zavorrato dalla presenza di troppi inquisiti che penalizza  gli onesti e i competenti. Più di recente, nel 2004, con l’elezione a Consigliere provinciale dei Democratici di Sinistra nel collegio del mio quartiere, il  “Cristo”, e la nomina ad assessore all’Ambiente ho lavorato ad un progetto per la tutela del territorio, la sua valorizzazione, la salvaguardia della salute e a un modello di  sviluppo sostenibile nel quale l’ambiente non è più percepito come un ostacolo e un “limite”, ma diventa un “valore”. E, da presidente dell’Autorità delle acque dell’alessandrino Ato6, ho difeso l’acqua come prezioso bene comune, da risparmiare e preservare alla gestione pubblica.
È per l’insieme di queste esperienze che ritengo di poter contribuire ad affrontare e risolvere alcuni dei molti problemi della nostra città, mettendo a disposizione il mio tempo e le competenze acquisite. In una prospettiva di maggiore innovazione e sostenibilità per quanto riguarda: a) la vivibilità di una città disordinata, invasa dalle auto e con una qualità dell’aria pessima, che sta causando seri danni alla salute di tante persone. Oltre ad avere depresso il tradizionale commercio; b) la sicurezza idraulica del “nodo alessandrino”, pretendendo da Regione e Aipo che siano ridotte le portate dei fiumi a monte della città, al posto della costruzione di un costosissimo e, per la viabilità, ormai inutile ponte Meier; c) la valorizzazione sin qui negata dei saperi e della cultura per fare di Alessandria una “città universitaria”. Insieme al rispetto per il lavoro, che non può mai essere considerato una merce, e la gestione sobria, trasparente e pubblica dei servizi, a iniziare dall’acqua, il primo “bene comune”.
Non penso che in politica, come nella vita, le responsabilità riguardino tutti nello stesso modo; il generico e populista: “…tanto sono tutti uguali” genera solo qualunquismo e sfiducia e, soprattutto, permette ha chi ha sbagliato di continuare impunemente a farlo. E non ritengo, come molti oggi sostengono, che non abbia più senso e significato parlare di destra, di centro o di sinistra.
Ma continuo a ritenere valido l’insegnamento di chi affida alla sinistra il compito di ridurre le diseguaglianze economiche e sociali. Un compito quanto mai attuale visto che la crisi di questi anni sta dilatando le differenze tra chi ha troppo e chi troppo poco in termini di reddito, di prospettive di lavoro, di formazione e di qualità della vita. Mentre il valore del lavoro e la tutela dei diritti vengono messi ogni giorno in discussione, il peso della crisi grava sui contribuenti onesti, sui troppi giovani che non trovano occupazione, sui lavoratori e i pensionati. E si assiste ad una assurda contrapposizione tra le generazioni: con i padri presunti “super garantiti”, e i figli  sempre precari.
Credo anche di poter affermare che si può amministrare in modo serio e onesto restituendo ai cittadini la fiducia e alla politica il suo significato.
Anche per questo ho accettato la proposta di essere il capolista di una formazione nuova e giovane – senza finanziamenti pubblici, ma con molto impegno volontario – come “Sinistra Ecologia e Libertà” – che nel centro sinistra vuole affermare, non una generica protesta e neppure posizioni ideologiche, ma una cultura di governo basata sul rispetto dei programmi, la trasparenza dei comportamenti di chi è chiamato, pro tempore, ad amministrare e il coinvolgimento dei cittadini. Sapendo, inoltre, che nelle elezioni amministrative un maggiore valore assume, più che la discriminante politica, la conoscenza, la storia personale  e l’affidabilità dei candidati.
Non so se, a questo punto, avrei convinto il mio amico, mentre spero di essere almeno riuscito a spiegare a Voi il senso e il significato della mia candidatura al Consiglio comunale di Alessandria.

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