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Sumeri e alieni

Vittorio Sabadin (La Stampa) – Il ministro dei Trasporti iracheno, Kazem Finjan, ha detto in una conferenza che gli antichi Sumeri, vissuti nel suo paese 5000 anni fa, avevano costruito aeroporti dai quali partivano per viaggi nello spazio. Molti ne hanno dedotto che con l’Iraq, per quanta buona volontà uno ci metta, non c’è niente da fare. Ma per gli avidi lettori dei libri dell’ex corrispondente dell’Economist Graham Hankock, la dichiarazione di Kazem Finjan è stata solo una conferma di cose che già sapevano: nella storia umana, non tutto è andato come ci hanno raccontato a scuola. Con una decina di libri sui misteri del passato, Hankock ha allevato generazioni di archeologi spaziali, i quali ora pensano come lui che la Terra sia stata visitata migliaia di anni fa da una civiltà tecnologica, che ha insegnato agli uomini l’agricoltura, la matematica, l’astronomia e la tecnica di costruire in pietra. Il ministro Finjan deve avere letto i suoi saggi, se ora è convinto che le ziggurat sumere fossero luoghi nei quali gli uomini incontravano gli Annunaki, appena scesi dal cielo. E poi non basta guardare i bassorilievi dell’epoca per convincersene? Il sistema solare che vi è raffigurato non ha un pianeta in più? Si tratta di Plutone, che noi abbiamo scoperto solo nel 1930 e raggiunto con una sonda nel 2015, o di Nibiru, la casa degli dei? Hancock ha avuto un precursore in Zacharia Sitchin, anche lui convinto che una razza aliena, quella degli Elohim, abbia colonizzato la Terra, e ha ora un successore in uno studioso italiano i cui libri hanno un discreto successo, Mauro Biglino, serio esperto di ebraico antico e collaboratore delle Edizioni San Paolo. Biglino è convinto che la Bibbia non parli di Dio e che tutto quello che di religioso e spirituale attribuiamo a quel libro sia frutto di forzature nelle traduzioni. Anche per lui la Terra è stata visitata dagli Elohim, uno dei quali, Yahweh, ha guidato il popolo ebraico. Ma non si trattava certo di un dio buono e misericordioso: era anzi crudele, dispotico e vendicativo, e non era neppure un dio, visto che a leggere il testo biblico senza le interpretazioni che sempre lo corredano, mangiava, beveva, era mortale, si inebriava del fumo dei sacrifici e dopo le battaglie chiedeva la sua parte di bottino. Anche l’Arca dell’alleanza, quella che Indiana Jones recupera dalle mani dei nazisti, era un oggetto tecnologico, così potente e pericoloso da richiedere pagine e pagine di istruzioni bibliche per essere maneggiato.
E la piramide di Cheope nella piana di Giza? Incuranti dell’appellativo di “piramidioti” che Zahi Hawass aveva loro affibbiato, i seguaci di Hankock sostengono che la tecnologia necessaria per innalzarla non era disponibile agli egizi del 2500 a.C. Quindi deve averla costruita qualcun altro, che aveva sofisticate conoscenze di architettura, sapeva come tagliare perfettamente i blocchi di granito e trasportarli a decine di metri di altezza. Gli dei, appunto. Di antiche piramidi è pieno il mondo (ce ne sono persino in Cina) e quelle maya e azteche non sono meno imponenti e misteriose di quelle egizie. Se i Sumeri volavano fino a Plutone, certo sono giunti anche nel Centro America, guidati nell’atterraggio dai grandiosi disegni geometrici di Nazca che si possono vedere solo dall’alto. E dev’essere stato un dio, o qualcuno di molto grande e molto forte, a costruire le mura di Cuzco, spostando per chilometri blocchi pesantissimi e tagliandoli in modo da combaciare perfettamente. Anche con le pietre di Stonehenge, in Inghilterra, gli dei devono avere dato una mano. Per convincersi che gli antichi volavano, basta poi guardare il coperchio del sarcofago dell’Uomo di Palenque, chiaramente un astronauta nella sua cabina di pilotaggio. I dolori del presente Storici e archeologi studiano da tempo i misteri ancora irrisolti dell’antichità, e arriveranno a trovare una spiegazione a tutto. Nell’attesa è inevitabile che si diffondano le teorie più disparate, con l’aiuto di scrittori a volte seri, a volte visionari, tutti molto amati anche a Hollywood. Ma se i Sumeri volavano davvero, non c’è che da sperare che tornino in fretta: forse loro riusciranno a rimettere a posto il poco che resta dell’antica Mesopotamia.

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