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Adesso il Comune fa causa ad ATM, della serie: Ti faccio fallire e poi ti chiedo i danni

Provo a spiegarla così. Sono il socio di ultramaggioranza di un’azienda. Posseggo circa il 95% delle quote. L’azienda però fallisce. Perché? Perché ha troppi debiti e vanta crediti che nessuno gli paga. Nemmeno io, che ne sono proprietario, faccio fronte a ciò che gli devo. Anzi, non contento, per evitare che trascini al fallimento anche me, gli do il colpo di grazia e non solo non mi oppongo al suo fallimento, ma mi impegno a farla fallire.
Appena fallita, mi metto in fila insieme agli altri creditori e gli chiedo una cifra consistente. La “fallita” non solo non ha da darmeli, ma vanta crediti che io non ho pagato nel recente passato. Chiede allora di compensarli: “visto che me ne devi di più di quelli che devo a te, mettiamoci d’accordo”. La “fallita” non scucirà un euro e ridurrà contestualmente i suoi crediti nei miei confronti.
Tutto bene? No, perché io sono intransigente e anche un po’ antipatico e poi quest’azienda è tanto che mi sta sull’anima. Non accetto la sua proposta e addirittura mi rivolgo ad un giudice per avere indietro i miei soldi e per non pagare quanto io devo alla “fallita”, che ricordo è sempre mia. E schiero tutti gli avvocati che ho per poter vincere la causa.
Bancarotta fraudolenta? Direte voi? Non so rispondervi, ma del resto io del mio denaro cerco di fare possibilmente ciò che voglio. Magari mi darete un giudizio eticamente negativo, ma alla fine vi toccherà aprire le braccia e scrollare la testa.
Secondo scenario. E se una cosa così fosse successa sul serio? E con i soldi vostri, non con quelli di un privato? Impossibile. Mi potreste rispondere. Ma io insisto e provo a smentirvi e a convincervi.
Il Comune di Alessandria è socio di ultramaggioranza dell’ATM, l’azienda dei trasporti cittadini. Possiede il 94,5% delle quote. Titolare ne è il capo del Comune pro tempore, cioè il Sindaco. L’ATM però è fallita, è in mano ad un liquidatore ed il suo core-business, cioè la sua attività primaria, è stata affittata ad AMAG, che ha costituito una società di scopo: AMAG Mobilità.
Perché è fallita ATM? Perché i suoi soci (ci sono anche Torino e Valenza pur in piccola parte) non erano in grado o non hanno voluto ripianare i circa 30 milioni di euro di debiti commerciali (compensati da circa 4,5 milioni di crediti (dati 2015, ma occorrerebbe vedere anche il 2016 non ancora disponibile). ATM ogni anno perde qualcosa. Rari sono stati gli anni in cui ha chiuso il bilancio in equilibrio. Casomai anziché 5 o 6 milioni di deficit, si sono riscontrati anni in cui si è perso di meno, ma mai, almeno a vedere i bilanci dal 2012, sotto a queste cifre.
Chi deve contribuire al ripiano? Di norma i soci, che peraltro già hanno goduto dei trasferimenti del Fondo Regionale dei Trasporti e comunque non ce l’hanno fatta lo stesso a raddrizzare la baracca. Amministratori pubblici se ne sono cambiati continuamente, da destra a sinistra, ma i risultati sono sempre gli stessi. Del resto se fai le cose sempre nella stessa maniera, i risultati non possono che essere gli stessi. Secondo anonimi scrittori, il cancro dell’azienda sarebbe il cosiddetto “primo piano”, cioè quei quadri intermedi che da tempo immemorabile gestiscono di fatto l’azienda con o senza direttore.
Ma torniamo alla nostra storia dopo questa digressione che potrebbe essere ripresa in seguito.
Appena ATM fallisce, il Comune si insinua al passivo per una cifra pari a 3.996.984,73. Il liquidatore, però, non ammette la richiesta, adducendo la scusa e la pretesa che ben di più il Comune deve ad ATM di quanto ATM debba al Comune. Il liquidatore fa una proposta: “compensiamo tra debiti e crediti”. Così ATM non scucirà un euro e ridurrà contestualmente le sue partite nei confronti del Comune.
Ma il Comune è intransigente. Non ne vuole sapere e nonostante sia il 5 gennaio 2017, cioè un giorno prima dell’Epifania e quindi dovrebbe tendere alla bontà, va su tutte le furie e la Giunta delibera di far causa all’ATM. Il Comune vuole i suoi soldi e addirittura sostiene che le fatture vantate da ATM sono “state contestate con richiesta di storno” e quindi ATM non ha nessun diritto a chiederle.
Cosa sono fatture false? Possibile? Non si sa, ma se il Comune non le ha riconosciute e ATM non ha contestato nel frattempo, ci troviamo di fronte ad un guazzabuglio infernale. Se avesse ragione ATM, il Comune avrebbe ulteriori debiti non considerati nei bilanci o che non considererà; se avesse ragione il Comune e la Giunta, ATM sarebbe in uno stato passivo ancor più grave. Quello che stupisce è la confusione contabile che vi è tra Comune ed ATM: efficienza e risanamento sono parole vuote di fronte a questioni del genere.
Ma c’è ancora un atto da registrare: il Comune fa causa ad ATM, perché vuole i suoi 4 milioni e dà incarico all’avvocatura di difenderlo in questa diatriba in cui prima si sono lasciati fare i debiti da ATM, poi non si sono voluti ripianare, poi la si è lasciata fallire, infine si pretende 4 milioni di euro da un’azienda decotta.
Le parti si rivedranno in tribunale: cioè il proprietario e una sua azienda.
Adesso potete ammettere che c’è qualcosa di più che paradossale in quest’ultima vicenda. E che anche le storie più fantasiose possono diventare realtà.

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