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I massoni alessandrini hanno paura?

Alessandria (Andrea Guenna) – La nostra città ha una forte tradizione massonica, essendo anche la patria del Risorgimento grazie ad alcuni fratelli come Santorre di Santarosa, Andrea Vochieri, il colonnello Guglielmo Ansaldi e il capitano Vittorio Ferrero, artefici, insieme ad altri, dei primi moti del 1821 e del primo sventolio del Tricolore l’11 marzo 1821 sul tetto del Comando della Cittadella. I massoni alessandrini organizzarono la rivolta che divampò nella notte fra il 9 e 10 marzo del 1821: agli ordini del conte Isidoro Palma di Borgofranco e del tenente Giuseppe Garelli, i militari congiurati, tutti massoni del gruppo dei Federati, spalancarono le porte della Cittadella per far entrare i reparti di altri insorti, tra cui spiccavano quelli comandati dai fratelli Luigi Baronis e Carlo Bianco di Saint Jorioz. Il giorno dopo, all’ombra della bella e luminosa bandiera Italiana ideata qualche anno prima dal fratello Giobatta De Rolandis di Castell’Alfero, nasceva una giunta di governo, mentre il fratello Ansaldi, comandante in seconda della Brigata Savoia, proclamava la Liberale Costituzione di Spagna e la volontà di battersi per l’indipendenza italiana. Con quei moti, voluti proprio da Santorre di Santarosa insieme a Giacinto Provana di Collegno, Carlo Asinari di San Marzano, Guglielmo Moffa di Lisio, Ansaldi, Bianco e da altri fratelli, cominciava nell’azione, non più soltanto nel pensiero, il Risorgimento Italiano. Tuttavia era ancora troppo presto e quell’insurrezione sarebbe stata soffocata in aprile dalle truppe del De La Tour fedeli a Carlo Felice e da quelle austriache del generale Bubna. Ma era solo questione di tempo perché il Risorgimento ci fu e vinse e quella era la cosa giusta da fare.
Ricordiamo quegli eroici eventi perché allora la Massoneria era capace di combattere per alti ideali, per i quali i fratelli hanno subito insopportabili mortificazioni, la prigione se non la pena di morte. E oggi? Ebbene il quadro è sconfortante.
A pochi mesi dal trecentesimo anniversario della nascita della massoneria moderna avvenuta a Londra il 24 giugno del 1717 nella locanda dell’Oca e della Graticola all’ombra della cattedrale di San Paolo, in un’atmosfera magica avvolta dalla musica naturale e mistica dei flutti del Tamigi distante poche decine di metri, i massoni alessandrini (circa 150 a pie’ di lista nelle tre logge operative del Goi) del terzo millennio non prendono posizione per contribuire a dare alla città un sindaco che sappia voltare pagina dopo quindici anni di grande confusione.
Volgendo lo sguardo a Oriente non vedo molti massoni senza paura, fratelli che scendono in campo per difendere sempre e comunque la libertà e la dignità dell’uomo sopra ogni altra cosa. Quella dignità che è indispensabile per avere il coraggio necessario a combattere per le cose buone, per la libertà cosciente e non selvaggia, per la giustizia giusta e garantista tanto cara al fratello Cesare Beccaria.
Siamo a ridosso delle elezioni amministrative che dovranno scegliere il nuovo sindaco della città, e alla massoneria, nonché ai massoni, non si chiede certo di venir meno alla propria coscienza nell’aderire ad un partito anziché ad un altro, ma almeno di essere coraggiosi e sinceri, e di non cadere nelle varie trappole che ci mettono fra i piedi certi politicanti ormai frusti e arruffoni, rottami  della prima repubblica in gran parte responsabili del disastro in cui versa la nostra povera Patria e la nostra città.
Massoni senza paura, ecco quello che si deve essere oggi, anche per onorare i trecento anni della massoneria moderna ma, soprattutto, per un secondo Risorgimento che può iniziare proprio qui da noi per il bene della città e della Patria. Non sarebbe la prima volta.
Viva l’Italia libera.

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