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LO ZIO TOM ABITA A CASTELNUOVO

Braccianti di colore in lotta a Castelnuovo Scrivia (AL)Schiavi a Castelnuovo Scrivia (AL): tutti sapevano e tutti hanno taciuto

Arcaica rivolta di schiavi nella tenuta agricola Bruno Lazzaro nel ricco comune di Castelnuovo, stimato ed ascoltato vessillifero economico e politico dell’intera provincia alessandrina. Non esistono termini più corretti per definire i 40 braccianti nordafricani, tra cui 10 donne, retribuiti con meno di un euro all’ora per 14 ore di lavoro al giorno chini al sole a raccogliere prodotti orticoli o a confezionare gli stessi per conto di noti supermercati e grande distribuzione. Il tutto senza tutele di alcun genere, senza mutua, con pagamenti saltuari e riduzioni ingiustificate della già scarna mercede, senza contratto alcuno, vivendo nel timore di essere licenziati al minimo cedimento fisico o se si presenta qualcuno ancora più affamato e disperato disposto ad essere pagato ancora meno, con solo una brevissima pausa per il pranzo, consumato a proprie spese sul posto di lavoro seduti sulle cassette di confezionamento dei prodotti. E non si è trattato di un evento sporadico dovuto ad una qualche emergenza, ma di attività continuative che, in alcuni casi, duravano da alcuni anni nella speranza di avere costosi permessi di soggiorno. Questa storia di altri tempi che pare essere un capitolo della Capanna dello zio Tom, è, a nostra imperdonabile infamia, assolutamente vera ed è stata resa possibile da una responsabilità collettiva anche da parte di chi oggi finge di indignarsi dopo averla scoperta. A nostro parere, oltre a fare giustizia facendo pagare al responsabile gli interi salari arretrati a tariffa sindacale, occorre  in primo luogo chiedersi dove erano il Sindaco di Castelnuovo, i locali partiti, l’ispettorato del lavoro, i vari sindacati nonché i carabinieri, la polizia e la finanza assieme alla corporazione degli agricoltori, gli uffici acquisti dei supermercati e quanti altri hanno avuto, o avrebbero dovuto avere, a che fare con questa vicenda. Il fatto di Castelnuovo ci riporta alla memoria la Germania dopo la caduta del nazismo la cui popolazione giurava di non avere mai saputo nulla delle decine di milioni di deportati mandati a spalare le macerie nelle strade, a lavorare nei campi, nelle fabbriche, nei cantieri affamati e vestiti con vistosi abiti a righe. Per giustificarsi verranno forse a contarci che vedendo nei campi di Catelnuovo decine di nordafricani intenti alla raccolta li hanno ingenuamente scambiati per svedesi accompagnati dall’ente turismo a degustare le primizie locali? A quanto ci risulta, ed il dato è ormai noto a tutti, lo sfruttamento infame e disumano degli immigrati è comune in tutta la penisola, particolarmente nelle zone agricole ed in pratica lasciato impunito. Conoscendo chi in Italia per legge dovrebbe occuparsene e reprimerlo, temiamo che venga a raccontarci con animo contrito e piangente, di non poterlo purtroppo fare perché troppo occupato a partecipare a congressi, convegni, riunioni, tavole rotonde, incontri in cui si ribadisce che l’Italia è un paese assolutamente non razzista nonché la patria, invidiata ed imitata all’estero, del diritto e della giustizia.

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