Press "Enter" to skip to content

DA SILVIA BERNI – LAV ALESSANDRIA

Devono finire le torture anche per luiBASTA VIVISEZIONE, FATE PRESTO PER FAVORE!
Sulla ditta Green Hill *(leggi nota a pie’ di pagina) sono iniziate le indagini della Procura di Brescia su denuncia della Lav.

Su denuncia di LAV e Legambiente sono in corso in queste ore accertamenti, da parte della Procura della Repubblica di Brescia in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, sull’allevamento per la vivisezione “Green Hill” di Montichiari (Brescia), da mesi sotto accusa per le condizioni di detenzione dei 2500 cani beagle destinati ai laboratori di tutta Europa.
“Grazie agli atti presentati dalle due associazioni è stata finalmente riaperta l’inchiesta giudiziaria sulle modalità di detenzione degli animali nella megastruttura. – ha dichiarato Gianluca Felicetti, presidente della LAV – Ci auguriamo che gli accertamenti in corso, disposti dalla Procura, possano fare luce, definitivamente, sulle reali condizioni di vita degli animali rinchiusi nei padiglioni della struttura in attesa della spedizione verso gli “acquirenti”, e sull’impossibilità di Green Hill di garantire il rispetto delle necessità fisiche e comportamentali  dei cani, visti i numeri enormi di cui si parla”.
“Speriamo che questi nuovi sviluppi mostrino chiaramente gli orrori della vivisezione e portino in primo piano le ragioni scientifiche ed etiche di chi la combatte,  – afferma Michela Kuan, biologa, responsabile LAV settore vivisezione – un atto importante in un contesto finora considerato intoccabile come la sperimentazione animale”.
Purtroppo né l’attuale legge nazionale né la direttiva europea pongono reali vincoli al ricorso agli animali, quasi 900mila l’anno in 600 strutture pubbliche e private solo in Italia, dove peraltro mancano totalmente controlli qualificati: “speriamo che questo caso faccia comprendere la sofferenza che si cela dietro la sperimentazione animale e l’inutilità di tale pratica, promossa ancora oggi come un male necessario, nonostante più dell’86% degli italiani sia contrario”, aggiunge Michela Kuan.
I cani allevati in queste strutture vengono considerati alla stregua di oggetti, prodotti in massa da fattrici costantemente ingravidate per fornire cuccioli che moriranno, dopo test invasivi e dolorosi nei laboratori italiani ed europei, dai quali usciranno solo come carcasse vittime di una ricerca inutile e crudele. Animali cresciuti senza vedere mai la luce del sole né sentire l’odore dell’erba.
In questi mesi è all’esame del Senato la norma, già approvata dalla Camera dei Deputati, che vieterebbe l’allevamento di cani, gatti e primati non umani per la sperimentazione, imporrebbe l’obbligo di anestesia e analgesia per i test e, vietando le esercitazioni belliche e didattiche con animali, sosterrebbe concretamente il ricorso ai metodi sostituivi della vivisezione. Alla luce di questi sviluppi giudiziari rivolgiamo un nuovo appello ai senatori affinché l’articolo 14 della Legge Comunitaria sia finalmente approvato e possa essere di incentivo per la ricerca pulita, scientifica ed eticamente accettabile.

*COS’È  GREEN HILL
Green Hill 2001 è uno stabilimento allevatore di cani situato a Montichiari (Brescia) che alleva beagle destinati ai laboratori di tutta Europa. Il numero di animali presenti all’interno dello stabulario è di circa 2700 tra fattrici e cuccioli.
La struttura è composta da 5 capannoni nei quali le condizioni di mantenimento degli animali non soddisfano le necessità etologiche e fisiche degli animali. I beagle, infatti, (come qualsiasi altra specie destinata alla sperimentazione) vengono allevati in massa e cresciuti senza vedere la luce del sole o poter passeggiare all’aria aperta, mantenuti all’interno di gabbie di dimensioni esigue, dalle quali escono solo al momento di essere trasferiti presso la loro destinazione finale: il laboratorio dal quale usciranno solo come carcasse, da smaltire come rifiuti speciali.
Da alcuni anni Green Hill è di proprietà  di un’azienda americana, la Marshall Farm Inc. Marshall è un nome tristemente noto in tutto il mondo, in quanto più grande “produttore” di cani da laboratorio che esista.
Green Hill è l’ultimo stabilimento allevatore di cani da sperimentazione presente in Italia.
VIVISEZIONE: PERCHÈ I BEAGLE
La sperimentazione animale è un fenomeno globale e immenso che coinvolge circa 150 milioni di animali ogni anno, allevati, utilizzati e uccisi per fini scientifici. Né la direttiva europea 2010/63UE né il decreto nazionale vigente 116/92 pongono reali vincoli alla vivisezione. In Italia, infatti, i numeri degli animali utilizzati stentano a diminuire: quasi 900 mila animali sacrificati in 600 stabulari, un numero incredibilmente alto, considerata l’estensione geografica del nostro Paese.
Tali statistiche, peraltro, sono fortemente sottostimate perché non includono invertebrati e animali utilizzati già soppressi: se venissero incluse tutte le categorie non considerate per legge “animali”, il numero salirebbe in maniera impressionante.
Non esiste limite alle specie che possono essere impiegate nelle procedure: cani, gatti, scimmie, animali in via d’estinzione e selvatici, anche se quelle più rappresentate continuano ad essere topi e ratti visto il loro basso costo, facile manipolazione e alta prolificità.
Il beagle continua ad essere la razza di cani più utilizzata a fini scientifici, senza una vera base razionale di scelta, come affinità genetica, anatomica e fisiologia, ma è stata “selezionata” per la taglia, la lunghezza del pelo (per iniezioni e prelievi), resistenza cardiaca, temperamento docile e capacità di vivere in gruppo, in modo da essere facilmente stabulato e costare meno.
USO DEI CANI PER FINI SPERIMENTALI IN ITALIA ED EUROPA
Le applicazioni su questa specie sono moltissime; studi di tossicità per le sostanze industriali (si ricorda a tal proposito la Normativa REACH relativa ai test chimici che provocherà l’uccisione di 54 milioni di animali in Europa); tossicità per le sostanze d’abuso, come alcol e stupefacenti; trapianto di organi e tessuti; cancro;  test bellici; ricerca di base in qualsiasi settore (compresi quelli sulla deprivazione materna e sull’erezione, prodotta fisicamente, tramite scosse elettriche e impianti odontoiatrici per testare nuovi apparecchi sulla dentatura del cane con estrazioni e trapianti negli alveoli).
L’elenco sarebbe pressoché infinito, perché si può investigare e utilizzare qualsiasi parte dell’organismo, cervello compreso, del cane come delle altre specie. A tal proposito le statistiche confermano l’assenza di diminuzione del ricorso ai beagle, e agli animali in generale, anzi sottolineano l’aumento dell’uso di animali in campi fortemente invasivi come le modificazioni genetiche che fanno nascere animali già ammalati e/o sofferenti dalla fase gestionale.
Non bisogna dimenticare che le legge italiana limita fortemente l’utilizzo di cani, ma nonostante il vincolo dell’autorizzazione specifica, sono ancora tantissimi gli stabulari che utilizzano questa specie. In Italia, circa 1200 cani all’anno (statistiche G.U.53) subiscono test tossicologici, prove per farmaci e per la produzione di apparecchiature e dopo aver subito le violenze fisiche e psicologiche legate all’esperimento, devono patirne gli effetti dopo il risveglio: nausea, tremori, diarrea, ipersalivazione, bruciore e paura, anche se sono pochi quelli che sopravvivono all’esperimento, e non muoiono per agonia durante la procedura. Questi animali, nella quasi totalità dei casi, vengono uccisi per investigazioni anatomiche e poi buttati in sacchetti di plastica e mandati all’inceneritore come fossero spazzatura.
La situazione oltreoceano peggiora ulteriormente, tanto è vero che è possibile utilizzare cani per esercitazioni didattiche di anatomia e fisiologia (possibile anche nel nostro Paese) e nel caso del Nord America il controllo diventa ancora più impraticabile perché la maggior fonte di animali per i laboratori sono i canili e i cani randagi che vengono, di norma, uccisi in massa tramite asfissia.
CHI UTILIZZA CANI IN ITALIA E PER COSA
Autorizzazioni art. 8 e 9 del D.lgs.116/92 anno aggiornamento all’anno 2008
* Wyeth Lederle S.p.a. Catania: Studio tossicità a 1 mese, 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e 12 mesi senza anestesia
* Ditta Sigma Tau – Pomezia (Roma): Safety nuovi farmaci via orale e parentale sulle funzioni cardiovascolari e QT senza anestesia
* Research Toxicology Center S.p.a. – Pomezia (Roma): innocuità di farmaci, prodotti chimici, biocidi, addittivi alimentari e dispositivi medici, senza anestesia
* Recordati Industria Chimica e Farmaceutica S.p.a. Latina: molecole farmacologicamente attive su disfunzioni apparato urogenitale e apparato cardiovascolare
* Università degli studi di Milano: attività moxidectina iniettabile contro Dirofilaria repense senza anestesia
* Università degli studi di Bari: valutazione innocuità ed efficacia stipite attenuato di canine coronavirus
* Ditta Abiogen Pharma S.p.a. Pisa: tossicità somministrazioni ripetute ad 1 mese, terapia dell’enfisema, antiossidante, ansiolitico, antidepressivo senza anestesia

Autorizzazioni art. 8 e 9 del D.lgs.116/92 anno aggiornamento all’anno 2009
* Istituto Ricerche P.Angeletti spa Pomezia: ADME composti candidati preclinici senza anestesia
* Università di Bari: prova clinica di campo efficacia dell’imidacloprid e permetrina prevenzione malattie da artropodi (zecche e flebotomi)
* Wyeth Lederle S.p.a. Catania: aumento numero animali all’autorizzazione decreto n.51/2008-C

A CHI SERVE TUTTO QUESTO
La sperimentazione animale viene spesso giustificata come un “male necessario”e spacciata, da chi ha interessi in questo multimiliardario business, come un modo umanitario di trattare gli animali, ma le condizioni di nascita, mantenimento e morte dei milioni di cavie è ben lontano dal concetto di “umanitario” e rappresenta, invece, un continuo e doloroso abuso fisico e psicologico che si conclude, spesso, con sperimentazioni invasive e la morte.
I cani subiscono test di tossicità per farmaci, prodotti chimici, pesticidi e detersivi etc, che vengono iniettati, spalmati o fatti ingerire o inalare, avvelenandoli lentamente.
Il fatto che i test sugli animali siano obbligatori permette di dire, a chi vuole che essi proseguano, che gli studi sugli animali hanno giocato un ruolo in ogni scoperta degli ultimi decenni. In realtà le cose stanno diversamente: è vero che gli animali figurano nelle scoperte, ma solo perché gli animali da laboratorio sono ovunque; le scoperte certamente non facevano affidamento su di essi.
Da quando divenne obbligatorio per legge fornire i dati sulla tossicità di tutte le sostanze chimiche e farmaceutiche prima della loro immissione sul mercato, venne usato come standard un test chiamato “LD50?. LD50 sta per Lethal Dose Fifty Percent”. Dosi crescenti di sostanza chimica o farmaco sono somministrate agli animali fino a quando il 50 percento dei soggetti non muore. Quel dosaggio è designato LD50.
Di tutti i test di tossicità, l’LD50 è il più assurdo perché i cani e gli esseri umani non possono reagire allo stesso modo alle sostanze chimiche e farmaceutiche. Nel corso degli ultimi quarant’anni, molti dei farmaci che furono testati e approvati con il test LD50, ebbero sull’uomo effetti drasticamente diversi.
Nel 1987, in un’udienza congressuale sull’argomento, eminenti tossicologi affermarono che l’LD50 non è una costante biologica. Nonostante questo, l’LD50 continua a essere usato anche perché questo genere di test offre alle grandi società la possibilità di difendersi in caso di danni alla salute causati dai loro prodotti, potendo sostenere di aver eseguito i dovuti esperimenti sugli animali.
Chiarificatrice l’affermazione di Claude Reiss “Vivisezione? La scelta peggiore che possiamo fare per testare la tossicità di un medicinale”, direttore per 35 anni al Cnrs di ricerca in biologia molecolare, autore di centinaia di paper scientifici sul tema e consulente, fra gli altri, del programma europeo Reach per la verifica dei prodotti chimici in circolazione. Reiss sulle metodologie alternative aggiunge “L’insieme di esperimenti su cellule umane, sviluppate in cultura, in laboratorio, viene chiamato tossicogenomica, un modello scientifico sviluppato negli Stati Uniti negli anni ’90, che permette di testare la tossicità dei prodotti direttamente su cellule umane, raccogliendo centinaia di risultati in pochissimo tempo e monitorando l’esperimento dal vivo”.
Secondo Reiss gli esperimenti in laboratorio sono molto più affidabili di quelli sugli animali: “Innanzitutto, sono cellule umane. E anche fra i più disparati genomi umani non c’è la differenza che si trova fra due linee di animali da laboratorio. Poi, costano poco e ci permettono di monitorare i risultati di tossicità in tempo reale, guardando in vitro le reazioni della cellula alla stimolazione”. Questo metodo permetterebbe di verificare la reale tossicità, per gli uomini, dei farmaci e dei prodotti chimici: “Ci permetterebbe cioè di evitare migliaia di morti. I test sugli animali non sono affatto sufficienti per capire le reazioni del corpo umano a una sostanza”.
Tra le sperimentazioni più invasive si ricordano: cani operati chirurgicamente al cuore e costretti a correre fino al sopraggiungere della morte per infarto, cuccioli di beagle fatti nascere con malattie degenerative agli occhi e resi ciechi, investigazioni sul cervello di cani spesso eseguite senza anestesia e studi ortodontici con fratture e impianti.
IL PERCHÈ DEL NO ALLA VIVISEZIONE: MOTIVAZIONI SCIENTIFICHE ED ETICHE
Il basso numero di farmaci che riesce a superare i test su animali, l’alto indice di fallimento nei test clinici e le cause di morte o invalidità dovute a origini iatrogene, sono la testimonianza di come il modello animale sia fallimentare nel proteggere la specie umana.
Al momento, il 90% delle nuove molecole che passano ai test clinici fallisce. Questo è dovuto alla inaffidabilità dei test condotti sugli animali sulla quale si basa la predittività per l’uomo”( Mike Leavit – US Secretary of Health and Human Services). Inoltre, della piccola percentuale dei nuovi composti che passa alla fase clinica, più della metà mostra affetti avversi non diagnosticati durante i test precedenti e vengono, quindi, eliminati o modificati nella etichettatura di vendita.
In Europa, come negli Stati Uniti, le morti per reazioni ai farmaci sono comprese fra 200.000 e 300.000 ogni anno, inoltre quasi il 40% dei farmaci o non è efficace o da effetti collaterali. Il tasso di segnalazione di eventi avversi da farmaci è praticamente raddoppiato tra il 2006 e il 2008, passando da 108 segnalazioni per milione di abitanti a 196, con un trend in aumento; come ha dichiarato provocatoriamente la giornalista Jessica Fraser “le statistiche dimostrano come i farmaci siano del 16.400% più letali dei terroristi” con costo stimato di 52 miliardi di euro degli effetti secondari all’immissione sul mercato di medicinali inadeguati.
Ogni anno milioni di animali sono utilizzati negli esperimenti e muoiono per testare molecole che non saranno mai immesse sul mercato o la sicurezza di sostanze che non  tutelano, nei fatti, il consumatore ma sono solo facili tutele giuridiche per chi ha interessi in questo enorme ingranaggio. Un fenomeno che si muove su guadagni stratosferici basandosi sul dolore e violenza di esseri silenti.

LAV – Lega Anti Vivisezione
Viale Regina Margherita 177 – 000198 Roma
www.lav.it

Be First to Comment

    Lascia un commento