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IL PENSIERO DI LOCKE, PADRE DEL LIBERALISMO

LE DIFFERENZE TRA LE IDEE GENERALI
sesta parte
Perché l’uomo sente l’esigenza di creare idee generali o essenze? Questa esigenza è dettata dalla necessità di comunicare, ossia di dare un nome comune (uomo) a tante cose (Giovanni, John, Platone, Socrate) per “economia di pensiero”. Elimino le caratteristiche specifiche per arrivare a quelle generali; seleziono, in altri termini, qualità comuni a più cose e attribuisco un nome a quelle cose che le rappresentano (uomini). Locke, per quel che riguarda il linguaggio, è un nominalista. Gli universali sono solo un nostro processo di astrazione e di per sé non esistono. Tuttavia a questo punto Locke fa un’importantissima distinzione, centrale nel suo ragionamento, tra essenza reale ed essenza nominale, facendo l’esempio dell’oro. L’idea di sostanza nell’oro, come ogni altra idea di sostanza, a noi uomini é sconosciuta, tuttavia c’é chi la conosce: Dio. Riprendendo una tematica tipica del 1600 – 1700, Locke è del parere che si possa conoscere perfettamente solo ciò che si costruisce, mentre ciò che non costruiamo noi non potremo mai conoscerlo alla perfezione. E questo vale anche per la sostanza. Noi non la conosciamo in quanto non l’abbiamo costruita, tuttavia possiamo conoscerne alcune caratteristiche. Dio é in una situazione diversa perché ha costruito di persona le sostanze e, quindi, le conosce perfettamente, a priori. Le conosceva addirittura prima di crearle perché già le aveva in mente. Noi che non siamo artefici delle sostanze dobbiamo accontentarci di individuare, con una conoscenza a posteriori, alcune caratteristiche della a noi ignota sostanza. Ad esempio, l’oro è giallo, luccica, é malleabile, si fonde. Dio che l’ha creato, invece, le caratteristiche dell’oro le conosce a priori e conosce perfino la sostanza oro, che a noi sarà sempre oscura. Noi, a posteriori, con l’esperienza, per quanto ci sforziamo, potremo sempre e solo arrivare alle sue caratteristiche; possiamo fare, ad esempio, il processo di astrazione che facevamo per l’uomo: “oro” è infatti un’idea generale, proprio come “uomo”. Posso avere un anello d’oro, una moneta d’oro e una pepita d’oro, ad esempio arrivo a prescindere dalla forma e a mantenere esclusivamente le caratteristiche comuni a tutti e tre gli oggetti, Ecco allora che userò la parola “oro” per indicare tutte quelle cose che hanno quelle caratteristiche comuni a tutte le cose d’oro (colore, malleabilità, ecc.). Partendo dalla forma però, con l’astrazione, proprio come nel caso dell’uomo, ho tratto dai tre oggetti d’oro le caratteristiche non comuni a tutti e tre. Sembra dunque che io, uomo, sia arrivato alla stessa conoscenza di Dio; Lui sa che l’oro ha le caratteristiche X , Y , Z perché l’ha creato come sostanza, io so che ha quelle caratteristiche di forma perché ho effettuato un’astrazione. Però le cose non stanno in questi termini. Dio conosce le caratteristiche della sostanza oro ma anche la sostanza oro in sé; io mi limito a conoscere le caratteristiche. E qui subentra la distinzione tra essenze reali ed essenze nominali. Locke chiama essenze reali l’insieme di quelle caratteristiche che appartengono necessariamente a quella cosa (l’oro) perché derivano dalla sostanza di quella cosa; definisce invece essenze nominali l’insieme delle caratteristiche conosciute a posteriori con l’esperienza, senza sapere che cosa sia effettivamente la sostanza cui ineriscono. Sono dette nominali proprio perché sono legate alla costruzione dei nomi tramite il processo astrattivo illustrato. Dio conosce la sostanza oro più tutte le sue caratteristiche (essenza reale), l’uomo conosce solo le caratteristiche della sostanza e con un processo astrattivo, eliminando le differenze, ha dato un nome (oro) a tutte quelle cose che presentano le caratteristiche determinate (essenza nominale). Sembra tuttavia che l’uomo con i suoi sforzi possa arrivare a conoscere , bene o male , l’essenza delle cose come fa Dio, pur non conoscendo mai la sostanza. So anch’io che l’oro é malleabile, é giallo, luccica, però Locke fa notare una cosa che mette in crisi questa affermazione: immaginiamo di immergere in un acido le tre idee complesse esaminate, l’anello, la moneta e la pepita, dalle quali sono arrivato all’idea generale “oro”. Qualora tutti e tre reagiscano allo stesso modo non ci sono problemi. Supponiamo però che l’anello e la moneta siano intaccati dall’acido e la pepita no. Io ho eliminato le caratteristiche tra quei tre oggetti e, tenendo buone quelle comuni, ho astratto l’idea generale “oro”, però adesso subentra una nuova differenza che prima non avevo considerato perché reagiscono diversamente con l’acido.

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