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ORESTE, IL GATTO IN AFFIDO CONDIVISO

Il gatto Orestedi Pierangelo Sapegno
Treviso
(da La Stampa) – Ci metteremo dei gatti nel nostro destino. A Treviso, due distinte signore hanno fatto quasi a botte, accapigliandosi per le scale di casa come degli scaricatori di porto, per decidere chi delle due doveva tenersi Oreste, un micio che deve aver un suo fascino, visto che aveva già rischiato tre volte di morire ed è sempre riuscito a tornare fra di noi umani con una sua padrona vecchia o nuova, come se niente fosse. Forse dovremmo imparare da loro. O forse è per questo che qualcuno di noi gli vuole così bene. Oreste era stato adottato due anni fa da una signora di 48 anni che l’aveva trovato abbandonato in male arnese per strada. A febbraio, però, era andata anche peggio: era finito sotto un’auto. Praticamente morto. La sua padrona l’aveva portato in una clinica per animali dove l’avevano operato e curato per quattro lunghi mesi prima di ridarlo indietro alla sua padrona. Non gratis però: quel lavoro e quel ricovero dovevano essere pagati. Quattromila euro. La signora non aveva i soldi e ha lasciato lì Oreste. Ci ha pensato qualche tempo dopo un’altra donna, di 31 anni, che l’ha visto e se n’è come innamorata. Ha pagato la cura e l’ha preso. Il destino ci si è messo di mezzo, come capita sempre con i gatti. Le due donne sono vicine di casa e nessuna delle due poteva sapere che Oreste le conosceva entrambe. Ci ha pensato lui, domenica. È apparso sul ballatoio della prima padrona, sgattaiolando velocemente sul davanzale. I figli e la signora sono saltati in aria: «Miracolo! Miracolo!», hanno gridato. E se lo sono tenuti festeggiando gioiosi. Solo che nel pomeriggio la seconda padrona se n’è accorta ed è andata a riprenderselo con aria bellicosa: «Questo gatto è mio! Cosa ci fa qui da voi?». «Tuooo?», ha risposto l’altra. Sono volati insulti e qualcos’altro. La più giovane è corsa a casa e ha chiamato la polizia. Gli agenti sono arrivati e hanno diviso le contendenti. Poi ci hanno messo un bel po’ a trovare la soluzione: deciderà lui con chi stare. Oreste è stato consegnato alla seconda padrona con questo avvertimento: «Quando lui vuole tornare nell’altra casa, dovete lasciarlo andare». Non riusciamo a pensare come le due signore possano davvero mettersi d’accordo. Però i gatti fanno miracoli. Andrea, uno splendido micio nero, era stato mandato alla camera a gas in America, e la leggenda vuole che, accertata la sua morte, fosse già stato sbattuto nella sacca per lo smaltimento, quando, dopo 45 minuti, aveva cominciato a miagolare. Era spaventato, ma vivo. Se sia vero o no, lo lasciamo credere a voi, ma a Long Island, Carl Kryszak non finisce più di raccontare che lui stava dormendo sulla poltrona mentre la casa andava in fiamme, e che era stato Buddy, il suo gatto, a svegliarlo e a chiamare tutti quella che poteva per spegnere l’incendio. E Carl Kryszak giura che è tutto vero, «potessi restare fulminato». Senza contare l’incredibile storia della famiglia Paul e del loro gatto Casey, a Londra: il felino era diventato improvvisamente depresso e l’avevano portato dai veterinari che non erano riusciti a trovare niente. Dicevano che stava benissimo. Allora s’erano rivolti a Samantha Khury, psicologa e sensitiva felina, la quale dopo averlo visitato aveva sentenziato: «E’tristeperchéglimancaunlavoro». Alla fine, Casey se l’era trovato da solo un posto: alla biblioteca, stava sulla porta, e faceva finta di accompagnare i clienti. O faceva davvero. I gatti sono così. Hanno un fascino come quello di Oreste che è risorto ogni volta dalla morte. Non bisogna stupirsi troppo. Ci sono gatti che hanno fatto miracoli quasi inspiegabili per ritrovare il padrone, a dispetto della leggenda popolare che vuole solo il cane affezionato all’uomo. Jessie, ad esempio, un tigrato australiano che viveva con la giovane Sheree Gale, si era perso nelle boscaglie e nei dirupi di qualche montagna mentre seguiva la sua padrona che faceva trekking. Per tre giorni e tre notti l’hanno cercato dappertutto, ha raccontato lei, ma non c’è stato verso: Jessie era sparito. Sheree è tornata a casa, a tremila chilometri di distanza dal posto dove l’aveva perduto, e una mattina di tre anni dopo la ragazza se l’è visto incredula che grattava alla sua porta. «Come ha fatto a venire qui?», si chiese Gale, tutta raggiante, raccontando la storia ai cronisti del giornale locale. «Jessie soffre il mal di macchina. Può aver preso solo il treno, oppure può averla fatta a piedi per tremila chilometri. Ma come ha fatto a trovare la strada»? Sostengono gli esperti, però, che un gatto non può zampettare più di 2800 chilometri. Solo Sammie, un felino di tre anni, cieco, era riuscito a compiere qualche tempo prima una cosa che nessun veterinario aveva mai potuto spiegare, quando si era ripresentato a casa di Karen Havesen, a Brooklyn, New York, 24 mesi dopo essere scomparsa, durante una vacanza, a circa tremila miglia dalla Grande Mela. Per questo, per tutto questo, non crediamo che le due signore di Treviso riescano a mettersi d’accordo. Secondo noi, ci penserà lui. Oreste.

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