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Paure dei “fuochi” e altre superstizioni (2)

Giusto Buroni 2 – A parte ciò, i vari tipi di fuoco, manipolati da ingegnosi intelletti, hanno consentito all’Umanità di raggiungere un certo benessere materiale e spirituale, superiore a quello di qualunque altra specie vivente, e magari a scapito di qualche specie vivente non umana (le zanzare o i topi? o i virus?); trovo ridicolo permettere all’Uomo di perseguire solo il benessere “sostenibile” per tutto il Creato: se c’è un benessere che vale per tutti gli Uomini, nessuna ipocrita etica panteistica dovrebbe impedire di raggiungerlo.

Orizzonti a tinte fosche
Negli ultimi miliardi di anni, intanto, il fuoco (quello “naturale”, ovviamente) ha creato sulla Terra, e evidentemente su Pianeti con caratteristiche simili, quel fenomeno, oggi infelicemente chiamato “effetto serra”, che permette agli esseri viventi, animali e vegetali, se fatti in un certo modo, di sopravvivere, ma che è difficile da spiegare all'”uomo della strada”. Infatti ecco che lo stesso benefico e a noi indispensabile effetto serra è additato all’Uomo di oggi, più o meno dal 1994, come il più malefico frutto delle sue presunte malefatte, culminate nell’inquinamento atmosferico, il massimo colpevole del Riscaldamento Globale che provocherà la catastrofe universale prossima ventura (che potrebbe manifestarsi, chissà perché, anche sotto forma di glaciazione, come finora si è visto ripetutamente in film “di cassetta”). Le fasi storiche di questa evoluzione del catastrofismo hanno raggiunto lo scopo di scagionare le grandi istituzioni o potenze economiche e di scaricare tutta le colpe sullo “stile di vita” del più basso livello di consumatori, che, da sudditi creduloni che sono sempre stati, diventeranno di questo passo veri nuovi schiavi, per di più tormentati da un insopportabile senso di colpa; ed è forse questo il disastroso “punto di non ritorno” a cui siamo giunti. Ad ogni udienza pubblica papale, decine di migliaia di turisti, tramutatisi per l’occasione e per qualche ora in penitenti, si recano a sentirsi rimproverare di essersi comportati male, per avere mangiato e bevuto e viaggiato, magari avere anche lavorato per poterlo fare (perfino di domenica), mancando gravemente di rispetto all’Ambiente, che, specialmente nella bellissima Italia, deve godere di un trattamento particolare. Tutte le “istruzioni per l’uso” per rispettare l’ambiente, l’unica delle quali sempre valida è di mettere in ordine le cose che si sono messe fuori posto inutilmente, sono accuratamente raccolte nell’ormai biblica enciclica “Laudato Si”, scritta strapazzando perfino nel titolo l’invocazione ecologica del Cantico Delle Creature, poemetto composto in dialetto umbro dal molto più illustre poeta e santo medioevale (da cui il Papa ha preso il nome), che, pur conversando con gli animali, non li rifiutava serviti a pranzo o a cena, quelle poche volte che c’erano (sono famosi i suoi digiuni, che però non avevano fini ecologici): se avesse saputo che per un chilo di manzo si “consumano” 15000 litri di acqua, come affermano i più moderati dei nostri studiosi, avrebbe certamente cambiato dieta, e magari religione, privando prematuramente il mondo intero di una degnissima persona. Si legge sulla lapalissiana Wikipedia che l’allevamento di un animale per alimentazione richiede molo più risorse del valore, economico e nutritivo, del prodotto commestibile ricavato; ma non finisce qui: costa di meno, con resa maggiore, coltivare un alimento vegetale; e quindi “si metta al bando, almeno parzialmente il consumo per alimentazione di prodotti animali”: è la scoperta straordinaria del Presidente dell’IPCC. Cercare su Wikipedia per credere!)

L’energia costa sempre
I primi sintomi rilevanti delle teorie pseudoambientaliste, a quei tempi del tutto prive di fondamento scientifico (mancava più di un secolo a Wikipedia), ma ben sostenute da credenze popolari, comprese quelle delle sciagure che ogni transizione di secolo si teme comporti, si ebbero sul finire del 1800, quando si accusarono i boscaioli di essere troppo pigri per raccogliere la torba, preferendo il taglio intensivo dei grandi alberi che portava a non ben definiti, ma “certi” cambiamenti climatici (già allora non si parlava di lente evoluzioni, ma di variazioni veloci ed improvvise, come si dice oggi per dimostrare che la causa è, per esempio, non tanto l’esplosione di una bomba, quanto l’apertura di una nuova fabbrica, o peggio, l’uso di un nuovo elettrodomestico); contemporaneamente ci si scagliò contro l’eccessivo uso dei treni, anch’essi responsabili di consumare intere foreste a causa delle troppe traversine per rotaie e dell’uso della legna (solo più tardi sostituita dal più efficiente carbone) per la locomozione; naturalmente le locomotive e il materiale rotabile richiedevano moltissimo acciaio, anch’esso divoratore di energia ottenuta da legna e carbone, ma, come accade tuttora per le infrastrutture necessarie alle nuove fonti di energia, esse sembrano piovere dal cielo gratuitamente e senza danni, come le torri eoliche e i pannelli solari; questo mi fa ricordare che al contrario negli anni 1960 il prof. Mario Silvestri ci faceva calcolare il costo del kilowattora nucleare (a fissione) includendo i costi, niente affatto trascurabili, di estrazione dell’Uranio grezzo; e, per la cronaca, il risultato era (seppur di poco) concorrenziale rispetto al costo del kWh ottenuto dal petrolio, le cui tecniche di estrazione erano note e ottimizzate da tre o quattro decenni. La straordinaria facilità di estrazione del petrolio e l’impegno affannoso delle due guerre mondiali, fra le quali si inserì anche la grande crisi economica, distolsero per quasi mezzo secolo dal problema ambientale e climatico tutto il mondo “civile”. Ma già a metà degli anni ’40, ecco che nascono i primi sospetti e le prime accuse sugli esperimenti “nucleari”, a quel tempo chiamati ancora “atomici”: di ogni manifestazione climatica “estrema”, si direbbe oggi, per esempio un lungo periodo siccitoso o piovoso, ma anche un temporale in Brianza, i giornali incolpavano i test nucleari americani e russi, specialmente sotterranei, ma ciascuno dei due blocchi ufficialmente in competizione (USA e URSS, ma non è escluso che Francia e Inghilterra si fossero messe di buona lena ad aiutare il loro generoso Alleato) pretendeva che smettesse il rivale senza sospendere i propri; inoltre non c’erano pretesti per incolpare di tutto ciò il terrorizzato ma rassegnato popolino.

 

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