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DICE MOZART : IO HO UN PIANO!…MA NOVI CE L’HA?

Un Comitato Scientifico per il Piano Strategico che dovrebbe guardare al futuro composto di persone la cui età media è di 59 anni.

di Franco Traverso
Novi Ligure (AL) –
Una città per mettere insieme un suo programma di lavoro e di sviluppo ha una pluralità di  strumenti: il Piano Regolatore, il Bilancio del Comune, i suoi piani settoriali, i piani e le azioni di altri soggetti, leggi e regolamenti.
Sono però strumenti che non hanno come oggetto il “dove vuole andare” la città nel suo complesso, ma dicono dove vogliono andare i tanti soggetti che governano alcuni elementi, processi o parti della città e che disegnano a tavolino i loro obiettivi, il loro modo di interpretare quella parte, quell’elemento della città, obiettivi e modi che spesso sono in contraddizione tra loro.
Ecco quindi la necessità di un Piano Strategico per avere una visione generale e non contraddittoria del progredire della città.
Il Piano Strategico è qualcosa di più della somma di tutti quegli strumenti prima citati, è qualcosa di diverso.
A differenza di altri strumenti infatti il Piano Strategico contiene una visione del futuro, cioè guarda lontano, immagina la città fra dieci-venti anni; inoltre, questa visione non è costruita a tavolino, ma nasce dal confronto con molti interlocutori, mettendo insieme più punti di vista, più interessi, più speranze, più sogni!
In questo senso il Piano Strategico è un percorso, un processo di partecipazione, confronto, condivisione, apprendimento, che non si esaurisce nella stesura di un documento, ma si concretizza nella sua traduzione in pratica e nella sua verifica, in maniera riflessiva, ossia tenendo sempre presente, nel tempo, il motivo fondamentale: decidere dove si vuole andare, per quale motivo, in che modo.
E qual è il modo migliore per sviluppare un Piano Strategico? È quello di svilupparlo e strutturarlo su quattro fasi a partire da quattro semplici domande, che la città e i cittadini si devono porre: 
1. Dove siamo?
2. Dove stiamo andando?
3. Dove vogliamo andare?
4. Come possiamo arrivarci?
La prima fase del progetto di Piano Strategico deve  rispondere alla domanda “dove siamo?”. Questa fase deve elaborare un profilo della città e della comunità locale nel suo stato attuale, valutandone i punti di forza e di debolezza
La seconda fase risponde alla domanda “dove stiamo andando?” Questa fase di studio mira alla determinazione della prospettiva che è da attendersi nel caso persistano le attuali condizioni.
La terza fase risponde alla domanda “dove vogliamo andare?”. Questa fase rappresenta l’anima del processo di elaborazione del Piano Strategico : in questa fase ci deve essere l’impegno alla ricerca ed alla costruzione di uno scenario desiderabile e la necessità di pianificare in direzione di questo futuro.
La quarta ed ultima fase risponde alla domanda “come possiamo arrivarci?” In questa fase la comunità locale avvia il processo di elaborazione del piano, finalizzato al conseguimento dello scenario desiderabile, ma soprattutto finalizzato alla sostenibilità.
E allora, in quale fase sta il Piano Strategico di Novi Ligure ?
Neanche alla prima fase: non mi pare che si sia andati oltre a conferenze programmatiche e conferenze stampa, annuncianti la realizzazione di questo fantomatico piano!
Si sono incontrate associazioni, sindacati, imprenditori, portatori di interesse in genere, ma soprattutto si sono incontrati i cittadini?… e, soprattutto, si sono sentite le loro osservazioni? Si sono sentite le loro aspirazioni? Si è fatta una puntuale analisi dello stato attuale della città e della comunità? Non sembra proprio: siamo in alto mare!… e pensiamo di fare un Piano Strategico con ampio respiro, valido fino al 2020 ?
Ma il 2020 è domani. Dove sta la visione del futuro? Non si parlava forse di Piano a medio lungo Termine? Pensare di elaborare un piano che sia valido fino al 2020, equivale a fare un programma elettorale per il prossimo mandato amministrativo. Perché, prima di uno o due anni, questo Piano Strategico non sarà pronto. A fine 2013 potrebbe essere pronta una parvenza…, una bozza di Piano Strategico, giusto per dare modo all’attuale maggioranza di elaborare il suo programma elettorale, con buona pace di tutti ed a spese della comunità novese.
Ma dove sta il concetto di lungo termine in una scadenza al 2020? Qualcuno ce lo spieghi.
Che non si vuole andare oltre il 2020, che non si vuole pensare ad una scadenza più lontana (2030 per esempio) è evidenziato dall’età dei componenti del cosiddetto comitato scientifico composto  sicuramente da valenti e preparate personalità, ma un po’ attempati, per la verità.
La loro età media è, attualmente, di 59 anni; nel 2020 l’età media salirà a 67 anni e nel 2030 raggiungerebbero i 77 anni. Le aspirazioni di un settantenne possono essere uguali a quelle di un ventenne? A settanta anni, puoi anche avere idee giovani, ma il tuo punto di vista è diverso da quello di un giovane. Quindi, visto che si dovrebbe lavorare per il futuro, pensare di introdurre qualche “ragazzo”, non dico un diciottenne o giù di lì, ma qualche trenta-quarantenne, non sarebbe stata una cattiva idea.
E poi era proprio necessario coinvolgere il dottor Mallarino, uno dei più giovani della cordata (54 anni)? Non basta quello che ha fatto? Piazza della Stazione, Area Z3, Gestione dei Rifiuti, aiuole di viale Saffi, le bici a noleggio, etc.: una debacle su tutti i fronti. Al confronto Caporetto potrebbe essere considerata una vittoria. Non sarà tutta colpa sua, ma, anche solo per scaramanzia, io, sinceramente, avrei evitato di coinvolgerlo.

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