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Dalle elezioni è nato un mostro a tre teste tenuto in vita da un probabile inciucio che piacerà tanto all’Europa dei globocrati

di Piero Evaristo Giacobone – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo. Il risultato delle urne restituisce al Paese un Parlamento tripolare del quale M5S, Centrodestra e Centrosinistra ne sono i cardini. Già prima del voto era chiaro che, in queste condizioni, il sistema elettorale misto, per due terzi proporzionale e per un terzo maggioritario, non avrebbe certo semplificato un assetto bipolare che, tradizionalmente, serve a garantire al Paese sia il governo che la stabilità, nonché una funzione essenziale della democrazia: l’opposizione.
Oggi nulla di tutto ciò si è verificato. Non c’è un polo che possa garantire la maggioranza, né tantomeno la stabilità di governo cercando in Parlamento alleati possibili. Per non parlare dell’opposizione, che molti dicono di voler fare, ma che a nessuno piace fare, specie dopo il variegato risultato delle urne.
La cosiddetta Terza Repubblica nasce dunque in avanzato stato di… confusione, ma una cosa oggi appare certa: la XVIII legislatura durerà. Per far che cosa non si sa, ma durerà. Troverà assetti plausibili apprezzati dall’Europa, rimanendo alta la condizione di insufficiente autonomia del sistema politico italiano dalla Unione, a cui non siamo costituzionalmente legati, ma vincolati dal trattato di Maastricht del 1992.
Una cosa potrebbe essere però fatta, al di là di quello che quotidianamente serve al Paese per vivere un’esistenza dignitosa. Decisione che affidiamo ai nostri neo-parlamentari anche se la compagine non è proprio di livello elevato. Si potrebbe votare una nuova legge elettorale. Di nuovo? Direte voi; ma non basta il pasticcio arrecato dal Rosatellum bis?
No, non basta, anche perché il sistema era già così prima del voto e gli umori mutevoli degli elettori lo hanno certificato con una certa sfacciataggine: si è cercata in buona fede la chiarezza e si è ottenuta la palude; l’Italia vista sulle cartine dei risultati del consenso è sembrata più quella geopolitica dell’alto medioevo, in mano ai Franchi al nord, e agli scacciati Longobardi al Sud.
E allora come fare? Esistono due vie, scartata quella attuale: un proporzionale secco monoturno con soglia di sbarramento al 5% e l’impossibilità per i partiti di pre-costituirsi in coalizioni oppure un proporzionale a doppio turno con ballottaggio. Solo quest’ultimo può sicuramente semplificare il sistema da tripolare a bipolare. Occorrerebbe aggiungere al vincitore un premio di maggioranza, in modo che possa essere sicuro di governare in sicurezza.
Di contro il proporzionale secco monoturno obbligherebbe i partiti a gridare di meno e a confrontarsi di più in campagna elettorale, visto che, finita la competizione, e non essendoci alcun vincitore assoluto, ma solo un partito di maggioranza relativa, questo sarebbe costretto a mettere in campo una grande capacità di mediazione per poter costruire un governo con coloro che gli si sono contrapposti durante la battaglia elettorale.
Se si applicasse un po’ e se fornisse risultati simili a quelli attuali, il M5S riceverebbe di certo l’incarico di costruire il governo, ma non potrebbe, fin dall’inizio, permettersi di essere così antisistema da correre il rischio dell’isolamento. L’arroganza con la quale gli attuali vincitori hanno dichiarato di esserlo non lascia presagire nulla di buono per le prossime trattative.
Se invece si addivenisse al meccanismo con ballottaggio, tutto sarebbe più lineare, ma i partiti dovrebbero essere in grado di accordarsi prima del voto di primo o secondo turno. Il congegno è molto simile all’attuale elezione dei sindaci nei Comuni superiori a quindicimila abitanti, che ha, da circa 25 anni, garantito governabilità, stabilità e chiarezza del ruolo di opposizione. Casomai non avrà assicurato che tutti i sindaci eletti direttamente fossero bravi, capaci e attivi. Ma questo è un problema diverso, perché per applicare l’elezione diretta del premier occorrerebbe veramente agire da Terza Repubblica e modificare la Costituzione.
Per ora rimango nelle proposte a Costituzione invariata, sapendo che nella testa degli architetti dei sistemi elettorali ci saranno già pronti nuovi cocktail, nuovi miscugli fra proporzionale, maggioritario, soglie, listini, uninominale, plurinominale, liste corte, preferenze plurime o singole, doppie di genere e compagnia cantante che potrebbero fare impallidire i più scafati tra gli scrittori di fantasy.
E io pago.

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