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Il futuro di Maserati preoccupa Fca

New York (Pierluigi Bonora) – Nemmeno il tempo di presentarsi alla stampa mondiale, presente all’Auto Show di New York (da oggi al 8 aprile al Javits Center), con un biglietto da visita di tutto rispetto, la Maserati Levante Trofeo con motore V8 da 590 cavalli, che l’americano Tim Kunisks è già alle prese con una grana.
Il nuovo responsabile di Alfa Romeo e del Tridente, che Sergio Marchionne ha voluto al posto di Reid Bigland, fa infatti subito conoscenza con la non facile realtà italiana: in una lettera siglata da 782 dipendenti della fabbrica Maserati di Grugliasco (Torino), intitolata a Giovanni Agnelli, si chiede a Fca chiarezza sul futuro dello stabilimento e di chi ci lavora.
“Siamo molto preoccupati – attacca la missiva -: sono due anni che utilizziamo in modo pressoché continuativo la cassa integrazione ordinaria. Adesso la situazione è peggiorata con la richiesta del contratto di solidarietà che prevede 933 esuberi temporanei”.
Per i lavoratori di Grugliasco “l’unico modo per porre fine all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, allo scopo di arrivare davvero alla piena occupazione, è quello di implementare piani precisi di investimento e nuovi modelli di auto da mettere in produzione”.
E sulla realtà torinese, che produce le berline Ghibli e Quattroporte, “è fondamentale avere almeno due modelli se si vuole davvero garantire l’occupazione di tutti”. Più che a Kuniskis, fresco di nomina e ancora impegnato in una full immersion su Maserati e Alfa Romeo, il messaggio dei lavoratori di Grugliasco è diretto all’ad di Fca, Marchionne. Attendere ancora due mesi prima di conoscere i progetti di sviluppo di Fca nel mondo (l’1 giugno a Balocco, nel Vercellese, si terrà l’Investor Day) per la forza lavoro della fabbrica non fa altro che alimentare l’incertezza. E nemmeno le rassicurazioni da parte del Lingotto (per esempio l’azzeramento in anticipo del debito) sembrano convincere i dipendenti dell’impianto piemontese, sui quali si è subito catapultata la Fiom Cgil. «Siamo stanchi di sentire che tutto è tranquillo – scrivono ancora – e che presto i problemi saranno risolti. Per noi sono solo parole, ma vogliamo i fatti». Quindi, un auspicio: “Ci auguriamo che nell’incontro richiesto da Regione Piemonte, Comune di Torino e dai sindacati, la proprietà dia indicazioni agli amministratori preposti di dichiarare quali sono le azioni da realizzare per salvaguardare l’occupazione”.
In caso di una mancata risposta, la Fiom Cgil non esclude iniziative diverse per mantenere alta l’attenzione sul problema.
Sono comunque settimane che il fronte sindacale ha dato chiari segni di risveglio, sollecitando Fca a indicare quale strada intende percorrere. Tanto che ieri Fim-Cisl, Uilm-Uil, Fismic-Confsal, Uglm-Ugl e Aqcfr hanno chiesto un incontro «con urgenza» al Lingotto su tutti gli stabilimenti del polo di Torino.
La Fim Cisl sostiene che “Marchionne non deve avere alcun tentennamento; si possono incrementare da subito gli investimenti in Italia – dice il segretario nazionale Ferdinando Uliano – senza ripercussioni sull’azzeramento del debito”. Aprile e maggio, dunque, si preannunciano mesi caldi. Tante le domande sul tappeto e non solo in relazione a Maserati. Qualche indicazione (dopo gli accenni sul progressivo addio al diesel e al ridimensionamento del marchio Fiat) potrebbe arrivare all’assemblea dei soci, il 13 aprile ad Amsterdam.
Il problema che preoccupa di più è che i nuovi modelli del gruppo, che si conosceranno a Balocco, saranno sul mercato dal 2020 in avanti. Sull’elettrificazione della gamma, l’americana Chrysler Pacifica Hybrid a parte, di certo ci sarà un Wrangler plug-in nel 2020, e si attende di saperne di più sulla sportiva Maserati Alfieri elettrica. I concorrenti tedeschi, intanto, accelerano.

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