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Stop alla legge Fornero, sì al reddito di cittadinanza e alla flat tax: ecco cosa potrebbe fare il governo Lega-M5S

Roma (Carlotta Scozzari) – A grandi linee, il “Contratto per il Governo del Cambiamento” tra la Lega di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle di Luigi Di Maio è pronto. Certo, ci sono ancora alcune parti evidenziate in rosso che necessitano di “un vaglio politico primario”. L’ultima bozza risale alle ore 19.00 di ieri 16 maggio 2018. Ecco i principali punti che riguardano i redditi e le tasche dei cittadini.

Pensioni, stop alla legge Fornero
Si prevedono l’abolizione della legge Fornero, provvedimento particolarmente caro alla Lega, e la possibilità di uscire dal lavoro con la cosiddetta “quota 100”, da raggiungere sommando gli anni di contributi versati e l’età del lavoratore, oppure con 41 anni di anzianità contributiva.
“Occorre provvedere – si legge nella bozza di contratti di governo – all’abolizione degli squilibri del sistema previdenziale introdotti dalla riforma delle pensioni cd. ‘Fornero’, stanziando 5 miliardi per agevolare l’uscita dal mercato del lavoro delle categorie ad oggi escluse. Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva, tenuto altresì conto dei lavoratori impegnati in mansioni usuranti”.

Introduzione del reddito di cittadinanza
Prevista l’introduzione del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s in campagna elettorale. Il provvedimento costerà 17 miliardi di euro. Non è ancora chiaro se, nella stesura definitiva del contratto, il reddito di cittadinanza sarà “a tempo” (due anni come da bozza).
“Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirlo nella vita sociale e lavorativa del Paese. Garantisce la dignità? dell’individuo e funge da volano per esprimere le potenzialità lavorative del nostro Paese, favorendo la crescita occupazionale ed economica. La misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno; l’ammontare dell’erogazione è stabilito in base alla soglia di rischio di povertà calcolata sia per il reddito che per il patrimonio.
L’ammontare è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola, parametrato sulla base della scala Ocse per nuclei familiari più numerosi. A tal fine saranno stanziati 17 miliardi annui. Al fine di consentire il reinserimento del cittadino nel mondo del lavoro, l’erogazione del reddito di cittadinanza presuppone un impegno attivo del beneficiario che dovrà aderire alle offerte di lavoro provenienti dai centri dell’impiego (massimo tre proposte nell’arco temporale di due anni), con decadenza dal beneficio in caso di rifiuto allo svolgimento dell’attività lavorativa richiesta”.

Introduzione della flat tax con due aliquote sul reddito e una per le imprese
Cambia radicalmente la tassazione sui redditi delle persone fisiche, con la previsione di due sole aliquote, e delle società, per le quali si prevede un’aliquota unica. Il provvedimento è stato fortemente caldeggiato dalla Lega e dal centrodestra in generale.
“Punto di partenza è la revisione del sistema impositivo dei redditi delle persone fisiche e delle imprese, con particolare riferimento alle aliquote vigenti, al sistema delle deduzioni e detrazioni e ai criteri di tassazione dei nuclei familiari. La parola chiave è “flat tax”, caratterizzata dall’introduzione di aliquote fisse, con un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta, in armonia con i principi costituzionali. In particolare, il nuovo regime fiscale si caratterizza come segue:
due aliquote fisse al 15% e al 20% per persone fisiche, partite Iva e famiglie; per le famiglie è prevista una deduzione fissa di 3.000,00 euro sulla base del reddito familiare;
un’aliquota fissa al 15% per le società”.

Sterilizzazione delle clausole Iva ed eliminazione delle accise sulla benzina
Previste la sterilizzazione della clausole sull’aumento dell’Iva, la tassa sui consumi, e l’eliminazione della accise sulla benzina. Dal primo gennaio 2019, è previsto che l’Iva aumenti dal 10 al 12% in termini di aliquota intermedia e dal 22 al 24,2% per quella ordinaria. Dal 2020, invece, le aliquote Iva salirebbero rispettivamente al 13 e al 24,9 per cento.
“Come premessa si dichiara l’intenzione di voler sterilizzare la clausole di salvaguardia che comportano l’aumento delle aliquote IVA e accise in quanto sarebbe un colpo intollerabile per famiglie e imprese, nonché provvedere alla correzione dell’extra tassazione sulle sigarette elettroniche. Inoltre intendiamo eliminare le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina”.

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