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DA LINO BALZA – MEDICINA DEMOCRATICA

LO SPETTACOLO DEPRIMENTE DEL GIORNALISMO ALESSANDRINO

Alessandria – Nell’ultima udienza del processo Solvay in Corte di Assise ad Alessandria il Public Relations della multinazionale belga è stato beccato dalla Presidente del Tribunale mentre filmava di nascosto. L’episodio può essere declassato come una figuraccia di un PR maldestro, riducendolo -come è stato descritto-  a macchietta. Oppure, senza ironia, come un abituale caso di spionaggio industriale sugli attori del processo: giudici, parti civili, avvocati. Invece  da esso si può produrre una riflessione più ampia. Vediamola.
Cosa ci fa sempre il PR alle udienze? Relazioni con i giornalisti, si risponderà. In effetti lo si nota assiduo con alcuni. Che c’è di male, si dirà. Niente: alla luce del sole. Se non che la frequentazione avviene anche in forme riservate, lontane da orecchie indiscrete. Come hanno documentato le compromettenti intercettazioni telefoniche ordinate dalla Procura della Repubblica (mancano purtroppo i vis à vis). Orbene, avrete notato che i giornali non pubblicano mai comunicati stampa della Solvay. Noi (ci possono intercettare tranquillamente) non usiamo altro mezzo che i comunicati stampa, che talvolta ci vengono pubblicati, ad eccezione de Il Piccolo; noi non facciamo visite a domicilio.  Eppure la voce di Solvay compare in continuazione nei servizi giornalistici, e noi non possiamo neppure replicare alla disinformazione perché non ha la forma diretta del comunicato stampa.
Si dirà: il PR Fabio Novelli fa il suo lavoro, ben pagato. Si dirà che certa inquietante riservatezza non è detto che sconfini nell’illecito. Però Andreotti ci ha insegnato che pensare male preclude il paradiso, ma talvolta serve. Ascoltando le suddette intercettazioni telefoniche, la conclusione è lampante: attraverso i propri canali privilegiati l’azienda riesce facilmente a fare apparire messaggi contrari alla verità. Il tono è confidenziale, il fine è collaborativo (…). Franco Capone (Telecity) fornisce perfino documenti riservati del Sindaco a Paolo Bessone! Bessone  faceva appunto da trait d’union tra i vertici belgi e i giornalisti e i sindacalisti “da addolcire” (sui sindacalisti, in particolare Michele Muliere – CISL, ritorneremo prossimamente). “Adoucir les journalistes” è il programma aziendale, con quali sostanze zuccherine non sappiamo. Bessone chiama Giorgio Carimati, imputato responsabile del settore ambientale, e gli dice di essere a conoscenza di quanto uscirà sui giornali all’indomani, e addirittura glielo legge! E’ quel che si dice “velina”. Stefano Bigini, imputato, direttore dello stabilimento, telefona a Bessone il proposito di convincere gli Enti locali tramite notizie di stampa in forma anonima! (…). Enrico Sozzetti (Il Piccolo) lo chiamano “il nostro”, “l’andiamo a trovare domani in redazione”. Capone è “l’amico Capone”. Insomma, nelle intercettazioni, telefonate simili sono all’ordine del giorno.
Non è uno spettacolo edificante per il giornalismo alessandrino. Il giornalista che scrive sotto dettatura del committente. Non solo, nel contempo si esercita la censura alle voci che denunciano le malefatte della Solvay. Il Piccolo, molto prodigo di servizi padronali, negli ultimi anni non ha mai pubblicato un comunicato stampa di Medicina Democratica. Mai. Eppure Medicina Democratica è l’unica parte civile indiscussa perchè è da 40 anni l’antagonista storico dell’azienda di Spinetta Marengo. In passato Il Piccolo diede adeguato rilievo alle nostre denunce ambientali e alle odiose rappresaglie che seguirono. Finchè non è subentrato come direttore Roberto Gilardengo. Noi, pur bersaglio dell’ostracismo, non ne facciamo una questione personale. Non diciamo, come si dice nell’ambiente, che è uno che ha paura della propria ombra. Figuriamoci l’ombra della Solvay. Sappiamo anche che c’è sempre lo zampino del datore di lavoro dietro ogni redazione, e c’è chi è più ligio ad attaccare l’asino dove vuole il padrone. Diciamo che ogni giornale ha il direttore che si merita. Ma gli alessandrini? Chissà, magari Il Piccolo ha un grande successo commerciale, ma giornalisticamente parlando, mai un approfondimento, una inchiesta, scomodare qualcuno. Bensì morti e veline. Noi piccoletti andiamo avanti con le nostre forze, con la schiena dritta, con i nostri “pochi” lettori (mica tanti in meno de Il Piccolo) e in barba all’ostracismo de Il Piccolo.

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