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DA MOVIMENTO LIBERALE – MILANO

PER NON DIMENTICARE LA FEROCIA COMUNISTA A SETTANT’ANNI DAL MASSACRO DI KATYN

Milano – Ancora una volta dobbiamo registrare un lapsus freudiano da parte di un esponente post comunista in merito al vero motivo per cui i comunisti fanno politica, come la fanno e di chi si servono per farla. Innanzi tutto i comunisti fanno politica solo per odio e per invidia di chi ha quello che loro vorrebbero avere, o di chi è quello che loro vorrebbero essere. Ormai l’hanno capito tutti ed il livore con cui si esprimono tradisce la rabbia incurabile che cova nel loro intimo. La loro rabbia inoltre attesta la loro impotenza in quanto non sono in grado, o non vogliono, cambiare le cose e fanno politica continuando a raccontare un sacco di panzane – come è in uso da sempre negli ambienti comunisti – con le quali mentono ai loro sostenitori in buona fede e illudono i loro elettori. Mentono e si servono di loro come ha dimostrato Marina Sereni ieri sera a Porta a Porta quando ha detto che la politica scolastica deve permettere anche ai figli degli operai di laurearsi. La signora Sereni, ex deputato del Pd, pronunciando quella frase, oltre a mentire perché le università italiane sono piene zeppe di figli di operai che si laureano felicemente ogni anno, usa il presunto malumore degli operai per quanto riguarda la cultura che a loro sarebbe negata brandendolo come argomento propagandistico. Così conferma ciò che è sempre stato, con tutte le balle che i comunisti a tutti i livelli raccontano continuamente. Balle come quella che i comunisti raccontavano sul massacro di Kayin attribuendolo ai tedeschi, mentre la verità provata è invece un’altra.
Il Movimento Liberale vuole ricordare cosa sia effettivamente successo in quei tragici giorni per onorare le vittime dei comunisti nel settantesimo anniversario della strage.
Per non dimenticare.
Nel periodo dal 3 aprile al 19 maggio 1940 circa 22.000 prigionieri di guerra, fra i quali 12.000 ufficiali polacchi, furono brutalmente assassinati. Prima dell’eccidio furono portati al campo di Yukhnov e quindi a Gryazovets. Successivamente anche le mogli e i figli degli ufficiali polacchi fatti prigionieri furono arrestati e deportati via treno con un viaggio di otto settimane verso i gulag sovietici della Siberia. Pochissimi di loro sopravvissero per le durissime condizioni di vita e di lavoro. Anche loro sono da indicare come martiri della barbarie sovietica.
La strage vera e propria fu attribuita dai sovietici, mentendo, alle truppe tedesche. infatti nel gennaio 1944, avendo riconquistato la zona di Katyn, i sovietici istituirono una compiacente “Commissione speciale per la determinazione e investigazione dell’uccisione di prigionieri di guerra polacchi da parte degli invasori fascisti tedeschi nella foresta di Katyn”, guidata dal Presidente dell’Accademia di Scienza Medica dell’URSS Nikolai Burdenko che riesumò i corpi e giunse alla «conclusione» che le uccisioni erano state eseguite dagli occupanti tedeschi.
Nel 1946, il pubblico ministero capo sovietico al processo di Norimberga, Roman Rudenko, cercò addirittura di accusare la Germania per le uccisioni di Katyn, dichiarando che: «Uno dei più importanti atti criminali, del quale i principali criminali di guerra sono responsabili, erano le esecuzioni di massa di prigionieri di guerra polacchi uccisi nella foresta di Katyn, nei pressi di Smolensk, da parte degli invasori tedeschi», ma, pur potendo disporre di “testimoni oculari” che “avevano visto” i tedeschi compiere il massacro, tutti adeguatamente preparati dall’NKVD, fece cadere la questione dopo che Stati Uniti e Regno Unito si rifiutarono di appoggiarlo e gli avvocati tedeschi misero in piedi una difesa imbarazzante. Katyn non è menzionata in nessuna delle sentenze di Norimberga.
Nel 1951-1952, un’indagine del Congresso statunitense concluse che i polacchi erano stati uccisi dai sovietici. Ma, siccome l’Unione Sovietica era tra i Paesi vincitori della Seconda guerra mondiale, aveva beneficiato dell’amnistia concessa alle potenze vincitrici del conflitto.
Durante gli anni della guerra fredda, le autorità comuniste polacche occultarono la questione in accordo con la propaganda sovietica, censurando deliberatamente qualsiasi fonte che potesse fare qualche luce sul crimine sovietico. Esattamente come fecero i comunisti italiani per le foibe.
La scoperta dei cadaveriLa verità non fu nota pubblicamente, se non dopo la caduta del comunismo nel 1989.
Per coprire il massacro di Katyn, il Cremlino enfatizzò il massacro di Hatyn, una località bielorussa a 60 km a nord di Minsk, dove nel 1943 fu compiuta una strage di militari russi e sui libri di storia sovietici fu raccontato solo l’eccidio di Hatyn, la cui colpa veniva attribuita sempre all’esercito nazista occupante. Per decenni le autorità, le scolaresche, gli stranieri in visita furono condotti a Hatyn per apprendere tutti i particolari della barbarie nazi fascista.
Il depistaggio andò avanti per decenni, fino a quando nel 1993 il grande scrittore bielorusso Vasil Bychau denunciò pubblicamente alla radio che il massacro di Hatyn veniva strumentalizzato, tanto più che con ogni probabilità la strage fu compiuta non dai nazisti tedeschi, ma dagli ucraini.
La questione della responsabilità rimase controversa, ad ovest così come oltre la cortina di ferro: ad esempio negli anni settanta nel Regno Unito vi fu un progetto (1976) per un memoriale delle vittime, che recava come data il 1940 (piuttosto che il 1941); i promotori furono condannati come provocatori nel clima politico della guerra fredda.
Nel 1989 studiosi sovietici rivelarono che Stalin aveva effettivamente ordinato il massacro; nell’ottobre 1990 Michail Gorbacëv porse le scuse ufficiali del suo paese alla Polonia, confermando che la NKVD (Narodnyj komissariat vnutrennich del, commissariato del popolo per gli affari interni) aveva giustiziato i prigionieri e rendendo nota l’esistenza di altri due luoghi di sepoltura simili a quello di Katyn: Mednoje e Pyatikhatki. Il leader sovietico, però, sostenne che i documenti cruciali, tra cui l’ordine di fucilare 25.000 polacchi senza neppure avanzare contro di loro un capo di imputazione, non si sapeva dove fossero.
La vicenda poté dirsi conclusa solo nel 1992 quando alcuni funzionari russi rilasciarono documenti top secret del «Plico sigillato n. 1». Tra questi vi erano: la proposta del marzo 1940, di Lavrentij Beria, di passare per le armi 25.700 polacchi dei campi di Kozelsk, Ostashkov e Starobels e di alcune prigioni della Bielorussia e dell’Ucraina occidentali, con la firma (tra gli altri) di Stalin; estratti dell’ordine del Politburo del 5 marzo 1940; e una nota di Aleksandr Shelepin a Nikita Khrushchev del 3 marzo 1959, con informazioni sull’esecuzione di 21.857 polacchi e con la proposta di distruggere i loro archivi personali.
Il 22 marzo 2005, la Camera dei deputati della Polonia polacca ha approvato all’unanimità un atto, con il quale si richiede che sugli archivi russi venga tolto il segreto. La Camera dei deputati della Polonia ha inoltre chiesto alla Russia di qualificare come genocidio il massacro di Katyn e di riconoscere i danni agli eredi delle vittime. I tribunali russi hanno respinto la richiesta.
Nel 2010 il governo russo ha parzialmente accolto la richiesta polacca, mettendo online i documenti già resi noti. Dal 28 aprile, sul sito web dell’Archivio di Stato russo, sono disponibili i dossier sull’eccidio. Il governo ha promesso a Varsavia di fornire documenti, non ancora trasmessi.
Per ricucire la profonda ferita e le divisioni che il massacro aveva provocato fra i due popoli, nell’aprile dello stesso anno doveva tenersi in Russia una solenne commemorazione delle vittime dell’eccidio, alla presenza delle massime autorità polacche e russe; ma tale cerimonia non poté aver luogo a causa dell’Incidente dell’aereo presidenziale polacco, in cui persero la vita il presidente della Polonia Lech Kaczynski ed altre 95 persone.
Le vere cause dell’incidente non furono mai chiarite. Anche qui il mistero è fitto.
Che dire infine?
Quando i comunisti finiranno di mentire sarà un grande giorno per l’umanità intera.
Viva la verità.
Viva la libertà.
L.U.F.

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