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PALENZONA IN CORSA PER LA PRESIDENZA DI UNICREDIT

Milano (20.08.2011) – Una delle partite aperte di Unicredit riguarda “la conferma o no alla presidenza di Dieter Rampl”. È quanto ricorda il Corsera di oggi. In vista della scadenza del Cda la prossima primavera, l’autorevole quotidiano milanese rammenta che il presidente “ha di fronte a sé la consuetudine tedesca dei limiti di età ma che per il momento si è limitato a dire che è troppo presto per affrontare la questione e, in ogni caso bisogna vedere se al momento avrò voglia di continuare”. Nel caso non fosse così, le fondazioni socie potrebbero puntare ad esprimere il presidente: “fino a qualche tempo fa – si legge nell’articolo – il nome che tornava con maggior frequenza era quello del vice presidente Fabrizio Palenzona, che rappresenta Torino”. Nell’ottobre scorso Dieter Rampl ha voluto giocare da protagonista dopo che le Fondazioni avevano quasi deciso di sostituirlo perchè troppo “morbido” con Profumo. In estate, da difensore è diventato il principale oppositore di Profumo, prima cavalcando l’incidente con i soci libici (violazione della governance), poi assumendosi il ruolo istituzionale di contattare personalmente il banchiere per annunciargli la sfiducia da parte del board e la richiesta di dimissioni. Uscito Profumo, Rampl -su richiesta dei soci tedeschi e austriaci – ha puntato i piedi sulla candidatura dell’esterno Andrea Orcel e ha giocato poi la carta Ghizzoni manager molto apprezzato dal board votato all’unanimità. Le Fondazioni però non hanno mandato via Profumo per dare la banca in mano a Rampl ed ora la carta Palenzona ha il suo peso. Il banchiere di Pozzolo Formigaro vicepresidente di Unicredit all’epoca aveva lavorato sodo per Profumo, insensibile perfino ai richiami del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che aveva chiesto di evitare traumi al vertice della banca. Ha lavorato a fianco di Rampl per costruire la scelta interna, non opponendosi (come dimostra il voto a favore nel board) alla decisione del presidente di puntare su Ghizzoni. Ma con un presidente tedesco e un ceo che è stato all’estero negli ultimi quindici anni, il peso che Palenzona avrà sui temi relativi a Mediobanca è notevolmente aumentato ed ora sembra proprio che la presidenza lo attenda.

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