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Grillini con la Von der Leyen: vai avanti tu che a me vien da ridere

di Andrea Rovere – Scrive il giornalista e blogger Giovanni Petrosillo: “I pentastellati hanno votato come Presidente della Commissione Europea una esponente del partito dell’austerità e di quell’establishment demo-socialista che ha rovinato il continente. Poi hanno regalato ai Benetton l’Alitalia mentre promettevano di espellere il gruppo Veneto da Autostrade. Hanno assunto anche il ruolo di forza di opposizione interna al governo di cui fanno parte. Essendo nati da un comico era insomma scontato che finissero solo col far ridere”.
Vien difficile dargli torto, anche se, a pensarci bene, da ridere c’è ben poco. L’appoggio all’elezione della Von der Leyen (una politicante modesta messa lì con tutta probabilità affinché certuni possano muovere agilmente i fili dell’ennesima marionetta), così come tutta una serie di mosse attuate specialmente negli ultimi mesi, fanno davvero pensare che in casa Cinque Stelle ci si stia preparando a riscaldare il “primo forno”. Qualcuno forse ricorderà che prima di dar vita all’attuale Governo il partito di Grillo e Casaleggio aveva messo in atto la strategia dei “due forni”, ovvero aveva aperto tanto alla possibilità di formare una maggioranza col Pd (primo forno), fatta sfumare da Renzi, quanto ad un centrodestra che facesse fuori Berlusconi (secondo forno). E se oggi ci ritroviamo con un Governo giallo-verde, ciò non significa che l’ambiguità dei pentastellati sia cosa del passato. Sappiamo bene di una corrente all’interno del partito, nient’affatto marginale, che da sempre ammicca a “sinistra”, e addirittura che fra i vari esponenti del Governo ve ne siano diversi più o meno apertamente anti sovranisti. Non stupirebbe allora che un progetto riguardante una prossima alleanza Pd-5stelle (con dentro anche parte di Forza Italia, già proiettata verso il Governo “Renzusconi” non immaginando l’exploit della Lega) stia in effetti maturando con la complicità del Colle e degli stessi “uomini del Presidente” a Palazzo Chigi (Conte, Tria, Moavero).
Se poi consideriamo anche la situazione di Salvini, lui stesso a dover fare i conti con alcune serpi in seno al proprio partito, nonché impossibilitato a confidare sull’appoggio certo di una Meloni sempre più “tosta” ma dai comportamenti ancora poco chiari, il destino di questo Governo si fa alquanto incerto. Tanto più che lo scenario attuale, così come i movimenti sullo scacchiere politico italiano ed europeo, fa presagire una forte volontà dell’establishment che ancora domina in Europa d’intervenire a gamba tesa in modo da risolvere quella che a Bruxelles considerano l’“anomalia italiana”. Parliamoci chiaro, tutti i paesi del gruppo di Visegrad messi insieme non hanno il peso strategico (e non solo) dell’Italia. Controllare la penisola è dunque di fondamentale importanza per quel gruppo dirigente europeo che resta in sella ma sente i propri consensi erodersi giorno dopo giorno, e per ottenere questo c’è anzitutto una cosa da fare: togliere di mezzo i sovranisti. La Lega, insomma, che, se “sovranista” lo è più sulla confezione che al suo interno, e nonostante il proprio sostanziale allineamento agli Stati Uniti (all’establishment trumpiano, ma comunque agli USA), si presenta indisponibile a seguire la via tracciata dai leader di quel Titanic chiamato UE sul quale si è imbarcata un’Europa che naviga dritta verso lo schianto.
Il punto è però anche un altro. Se la Lega e Fratelli d’Italia – che ad oggi potrebbero intercettare in due circa il 47% dei voti degli italiani – non sapranno rinunciare una volta per tutte a certe “pose” da destra becera che piacciono solo alla parte più rozza del loro elettorato, ovvero quegli zotici convinti di valer più di un migrante africano solo per il fatto d’esser bianchi occidentali, non potranno mai dirsi un’alternativa degna di pieno sostegno. Che a tirar fuori il peggio da alcuni italiani sia oggi soprattutto la stoltezza di una sinistra degenerata e allo sbando, causa di vere e proprie reazioni di rigetto, è più che mai assodato benché non compreso da miriadi di “semicolti” col cervello portato all’ammasso da decenni, ma il fatto che un salto di qualità dei sovranisti resti pressoché indispensabile, e urgente, non può più essere ignorato. E specialmente gli elettori di Salvini, quelli intelligenti, dovrebbero ricordarglielo un giorno sì e l’altro pure, perché soprassedere su molte sue uscite non istituzionali (per usare un eufemismo) e circa la sua disponibilità a chiudere gli occhi di fronte alla meschinità di gente per cui immigrato è uguale a delinquente, marciandoci anche sopra e quasi legittimandola attraverso determinati atteggiamenti di noncuranza, è un qualcosa di indegno per chiunque si trovi anche solo a dire di voler un Italia migliore.
L’Italia comincerà infatti a diventare un Paese migliore, prospero e degno del passato di queste terre, solo quando una grossa porzione di cittadini, anche non la maggioranza di essi ma certo più degli attuali, si renderà conto che prendere le distanze tanto dai “semicolti di sinistra” (quelli che “viva Carola!”) quanto dai “rozzi di destra” (quelli che “abbasso gli immigrati!”) è oggi l’unico modo per raddrizzare davvero la baracca e dare avvio ad una svolta epocale. E il Movimento Cinque Stelle, che pure ha sempre parlato di superamento della dicotomia destra/sinistra, si sta nondimeno rivelando l’ennesimo problema che si crede la soluzione, in quanto lontanissimo dal rappresentare quella nuova sintesi teorico-politica di cui questo Paese e l’Europa intera necessitano nella fase storica in cui stiamo entrando.
Lo capirà l’esercito di meri tifosi che ancora costituisce il grosso dell’elettorato italiano? Difficile a dirsi, anche perché settant’anni di democrazia “all’americana” hanno prodotto qui da noi un esito sbalorditivo: l’involgarimento delle plebi e l’istupidimento dei dotti.

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