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Una sinistra ormai in preda al delirio inneggia a Carola contro l’Italia

di Andrea Rovere – Il gruppo della Sinistra unitaria europea (Gue) dell’Eurocamera ha annunciato ieri via Twitter che Carola Rackete, la discussa comandate della Sea Watch 3 indagata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per rifiuto di obbedienza a nave militare, parlerà il prossimo 3 ottobre al Parlamento dell’Unione a Strasburgo.
“Siamo lieti che interverrà (sic; n.d.r.) per parlare dell’importanza della ricerca e del salvataggio nel Mediterraneo, sfidando Salvini, e per commemorare la tragedia del 2013 (Lampedusa, 3 ottobre 2013; n.d.r.) dove morirono in centinaia”, hanno dichiarato i “sinistrati” italiani inviati in Europa per far la guerra al proprio Paese seppur convinti (quelli in buona fede) di salvarlo dalla barbarie populista. Fatto che, ancora una volta, porta in superficie un’inquietante domanda: ma questi ci sono o ci fanno?

La sinistra degli idioti
Domandarselo è lecito e addirittura doveroso, poiché l’impressione è che questa gente non si renda minimamente conto di quali reazioni di rigetto rischia d’innescare con la sua arroganza e la sua presunzione se non si riuscirà a ricondurla per tempo a più miti consigli. Una simile insistenza nel glorificare Carola Rackete – facendone un simbolo di virtù e giustizia mentre si chiudono gli occhi sull’ovvia natura politica delle sue gesta – è infatti, non solo patetico, ma anche pericoloso.
Non lo si può provare, è vero, ma pensare liberamente è ancora concesso, e credere che dietro la condotta della prode Carola a Lampedusa non ci fossero dei poteri interessati a creare una precisa narrazione per inchiodare addosso al governo italiano lo stigma dell’infamia, ottenendo così la legittimazione popolare necessaria a scalzarlo al momento buono con un intervento dall’“alto”, va ben oltre la più ingenua buonafede. Il complottismo non c’entra nulla: si voleva creare il caso, e il caso è stato creato dando vita ad un’operazione propagandistica in grande stile a cui tutti gli organi e gli alfieri dell’europeismo in salsa unionista hanno partecipato compatti senza indugio.

Un crescendo rossiniano di insulti all’Italia
Dalla copertina celebrativa su Der Spiegel al lancio della campagna di raccolta fondi per pagare le spese legali della capitana (oltre un milione di euro già incassati); dalla cittadinanza concessa in Francia alla medaglia d’onore in Spagna, è stato tutto un crescendo di provocazioni precise e mirate alla creazione di un mito attraverso il quale dividere ulteriormente il continente, in modo del tutto arbitrario, fra “buoni” e “cattivi”. Un crescendo che culmina ora con questa ennesima trovata da cialtroni che ci costringerà a tollerare, non tanto il fatto che la Rackete, dopo aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza italiana, sia ricevuta con tutti gli onori a Strasburgo, ma che il Parlamento Europeo conceda a chiari nemici di un Paese membro dell’Unione di fare propaganda politica contro il suo legittimo governo in quelle stesse aule.

Per questa sinistra lo scandalo di Bibbiano è una bagatella
Tutto ciò col beneplacito di chi, proprio in questi giorni, mugugna circa la volontà di alcuni di mantenere alta l’attenzione sul caso Bibbiano, di cui invece, sempre secondo gli stolidi epigoni di una sinistra che fu qualcosa e non è più, si dovrebbe tacere poiché il tema è delicato, vi è un’indagine in corso e bla bla bla.
Mettiamola allora in questo modo: ci s’immagina cosa sarebbe successo se l’inchiesta “Angeli e Demoni” avesse coinvolto una realtà vicina alla Lega o comunque al microcosmo di destra? Gli stessi che ora parlano di strumentalizzazioni politiche eccetera (il che è in parte vero, poiché così funziona il fetido sistema politico e democratico attuale, senza nessuna differenza sostanziale fra schieramenti), e che invocano silenzio, sarebbero stati i primi a gettarsi sulla tastiera e ad infiammare i social con post al calor bianco. Avremmo assistito a lunghi speciali televisivi con Mentana e Formigli a grattare la superficie dei fatti con fare da segugio, e certo, se qualcuno si fosse azzardato a chiedere di smorzare i toni nel rispetto delle indagini in corso, sarebbe stato tacciato di opportunismo politico in quanto intenzionato a mettere in ombra vicende gravissime che meritavano d’essere discusse e approfondite anche a livello mediatico.

L’intollerabile scandalo del Russiagate
Così si è proceduto infatti per il “Russiagate”, il caso Siri, il presunto denaro fatto sparire dalla Lega, e per tutte le questioni che i celebratori di Carola hanno ritenuto di dover imporre ossessivamente all’attenzione del Paese attraverso ogni mezzo disponibile per intere settimane. Ma laddove non conviene, ecco che l’atteggiamento cambia, il profilo si abbassa e i soliti urlacci divengono sussurri imbarazzati.
Di Bibbiano, allora, non si può parlare, perché altrimenti si è biechi populisti in cerca di voti; la santificazione di Carola Rackete, con la conseguente demonizzazione di ciò che non è nelle sue grazie, deve invece giungere quanto prima sulla scia delle accorate filippiche di chi ama l’umanità dimenticandosi degli uomini. E tutto questo in nome di quel “bene” di cui si sentono portatori i tanti che per edificare il loro paradiso stanno scatenando l’inferno.
Cosa aspettarsi dunque il prossimo 3 ottobre a Strasburgo? Non è poi così difficile prevederlo: l’ennesimo attacco all’orco Salvini e a chi non vi si oppone recisamente qualunque cosa dica o faccia, e la celebrazione di chi, umano, deve mettere in riga quelli che crede essere dei subumani razzisti e del tutto insensibili alla sofferenza di chi non gli è simile nei costumi, nella lingua, nel colore.
Questo il livello di distorsione percettiva raggiunto da chi ora sta giubilando sui social al pensiero del prossimo appuntamento mondano della sua superstar preferita, e questo è l’andazzo di un’Europa trasformata in una farsa che rischia di divenir tragedia.

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