Press "Enter" to skip to content

FABBIO: L’ODIO DI CLASSE E LA MENZOGNA PORTANO SEMPRE ALLA ROVINA

di Piercarlo Fabbio – Inutile raccontare che in questi ultimi due anni, passati alla guida dell’opposiuzione di centro destra al Comune di Alessandria, non sono mancati di certo i momenti di tensione. Non era sicuramente la naturale critica dei vincitori alla passata amministrazione da me guidata a spaventare, né tantomeno la troppo superficiale tendenza di parte dell’elettorato a mixare temi critici con sentimenti di vera e proprio antipolitica, che ha volutamente spinto ad un odio sociale mal riposto nei confronti di chi aveva amministrato secondo idee più volte riscontrate dalla cittadinanza e largamente – allora – condivise. Ciò che ha più latitato è il racconto della verità: una serie di bugie ha riempito le cronache con una dovizia probabilmente mai registrata nel passato, uno sbilanciamento esagerato nei confronti della verosimiglianza, ma non della verità.
Volete un esempio per comprenderci meglio? Eccolo. Cercherò anche di parlare di un tema d’attualità come la costruzione del ponte Meier.
Ma andiamo per ordine. La tendenza di Rita Rossa ad occupare le cronache con dichiarazioni reboanti che dovevano “bucare” i media e far individuare un capro espiatorio, ha però giocato, nel medio termine, un brutto scherzo alla stessa autrice di quelle dichiarazioni a raffica, strozzate come un urlo, ma giorno dopo giorno sempre meno credibili. Vi ricordate i 216 milioni di debiti? Si rivelarono poi 46, che è sempre una bella cifra, ma assai distante dalla prima: un quinto, addirittura. E questi 46 indicati come debiti di un solo anno, mentre invece erano il frutto di decine di anni di un microdebito strisciante che ha investito tutte le Amministrazioni Comunali a partire almeno dagli anni Novanta.
Una dimostrazione? Ne parlavo appunto prima. Il nuovo ponte sul Tanaro – non vorrei ci si scordasse che è stato interamente finanziato dalla mia amministrazione, insieme a Regione Piemonte, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Provincia, Fondazione Cassa di Risparmio – così come la Giunta e il Consiglio afferenti al mio mandato di Sindaco hanno progressivamente votato e approvato tutti gli atti di progettazione, compresa la demolizione del ponte Cittadella, che è presupposto indispensabile per l’avvio dei lavori del nuovo ponte.
Richard Meier fu incaricato nel 1998 dall’Amministrazione Calvo di progettare il nuovo ponte. Pochi mesi dopo l’incarico, insieme a Dante Oscar Benini, l’architetto newyorkese presentò il suo primo progetto, che poi fu rimaneggiato strutturalmente e modificato. Tanto che nel 2000 ne venne presentato un secondo, questa volta definitivo, e fatto conoscere all’intera cittadinanza accorsa in gran numero al Teatro Comunale per assistere a questa illustrazione da parte di amministratori, tecnici, progettisti. Presente a quell’iniziativa, non mi parve di sentire chiassose dimostrazioni di dissenso, che poi invece registrai esserci nella cittadinanza, pur alimentate dalle solite notizie verosimili, ma mai vere.
Meier, per il suo lavoro incominciò ad emettere fatture nel 1998, ovviamente in lire, nel novembre per 258.139.363 (133 mila euro circa), poi in dicembre per Lit. 431.269.264 (euro 222.000). Anche nel 1999 arrivarono le giuste richieste del progettista incaricato: nella primavera Lit. 187.680.438 (euro 96.000) e per terminare il 1999 ancora complessivamente 296 milioni di lire (153.000 euro). Nel 2001 l’architetto si fece risentire con le richieste, che in un anno raggiunsero Lit. 970 milioni (500.000 euro circa). Il tutto terminò nel 2002 per euro 295.458,95, poi euro 8.134, infine 267.960,19 euro. Era terminata la prima fase, ma il grande architetto non fu mai pagato. Non lo fu durante il mandato Calvo, né ci pensò il sindaco Scagni. Toccò a me, nel 2011, regolare le pendenze, anche di una nuova fattura del 2010 di Meier pari a 101 mila euro circa. In complesso il Comune versò, nel 2011, con quasi 13 anni di ritardo, il dovuto a Meier. Il tutto assommava a circa 1,8 milioni di euro.
Come li si può chiamare se non debiti delle Amministrazioni precedenti? E di storie come questa ce ne sono molte, per vari milioni di euro. Certificano che i debiti si trascinano da un Amministrazione all’altra, fin che qualcuno li paga e magari lascia indietro una spesa più recente. Ma se foste voi a dover aspettare la retribuzione del vostro lavoro per tredici anni, cosa ne direste?
Questa è la ovvia dimostrazione di come chi racconta a viva voce la sua personale storia politicamente interessata, non faccia un servizio alla verità, né alla crescita della cittadinanza verso temi così complessi. E anche questa è un’occasione mancata di trasparenza. È come se, gridando, paradossalmente si occultasse il vero. Mentire ai cittadini non mi pare una cosa poi così rimarchevole. Di certo da non costituire elemento di vanto.

Be First to Comment

    Lascia un commento