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UDC PIEMONTESE: BAROSINI SCARICA GOFFI MA NON SI ACCORGE DI VIETTI

Torino – Udc piemontese nella bufera dell’inchiesta San Michele della Dda di Torino con venti arresti e ventisei indagati. Le indagini riguardano le infiltrazioni della ‘ndrangheta crotonese, e in particolare del clan Greco, in Piemonte. Indagini che mostrano anche gli appetiti della ghenga nel tentativo di insinuarsi nei lavori della Tav. Il segretario regionale Giovanni  Barosini, pur auspicando “umanamente l’estraneità a qualunque fatto poco chiaro”, prende le distanze dal suo predecessore Alberto Goffi finito nelle carte dell’operazione contro la ‘ndrangheta. “Il nostro partito è una casa di vetro – fa sapere in una nota Barosini – non è più tempo, in politica, delle scaltrezze, dei cinismi, delle ambiguità”. Il segretario poi aggiunge: “Mi sto adoperando, con tutte le energie, affinché il nostro partito e l’area popolare che sta prendendo corpo, sia frequentato da persone di indubbio spessore morale, da spiccato senso civico”. Molto bene, e allora aspettiamo tutti che prenda le distanze anche dal vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura Michele Vietti, anche lui con tessera Udc in tasca da anni, implicato tramite la figlia Margherita in una brutta vicenda di fatture false. La storia riguarda un corso professionale, fondi pubblici, politici, avvocati, parenti, amici, sedicenti ingegneri, ex dipendenti delle Poste e un Madoff del Murattiano. La figlia del vice di Napolitano, avvocato come il padre, si trova nel capo d’imputazione insieme ad altri 24 indagati, a vario titolo, per reati contabili e fiscali. L’inchiesta è partita da un corso professionale che sarebbe stato pagato con fondi pubblici e che non si sarebbe mai svolto. La Guardia di Finanza di Bari ha iniziato a indagare su una società di recupero crediti e da qui avrebbe scoperto una maxi evasione fiscale. Nel fascicolo, coordinato dalla magistratura barese, si fa l’ipotesi che l’imprenditore napoletano Antonio Turino, 48 anni, titolare della All Service Finance di Bari, abbia emesso e utilizzato fatture contraffatte, falsificando così le dichiarazioni dei redditi degli anni che vanno dal 2008 al 2011. E di false fatturazioni rispondono anche Giusti e Margherita Vietti, quest’ultima, in relazione all’attività di un’altra società di recupero crediti, la Teti Srl di Torino, aperta nel 2005. L’avvocato possiederebbe il 5% di questa società e ne è stata amministratore fino al marzo del 2013, mentre il 95% delle quote sono di proprietà del padre, Michele Vietti, proprio lui, il vicepresidente del Csm, quello che fa le pulci ai magistrati. Perché Barosini, sempre così giustamente preoccupato che gli iscritti dell’Udc, a qualsiasi livelli, dimostrino specchiata onestà, non si occupa anche del torinese Vietti chiedendogli conto dell’inchiesta che riguarda sua figlia ed una società di cui Vietti stesso deteneva al tempo dei fatti il 95% delle quote?

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