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Coronavirus: si può obbligare una persona a stare a casa?

di Mariano Acquaviva – L’Italia è in piena emergenza Coronavirus che ha gettato nel panico la popolazione residente e non solo. Stiamo assistendo a scenari impensabili solamente fino a pochi giorni fa: strade deserte, locali chiusi, farmacie costrette a distribuire medicinali con la serranda chiusa. Sebbene dovrebbe trattarsi di un virus non particolarmente letale, lo Stato ha deciso di adottare rigide precauzioni affinché la diffusione della patologia possa essere circoscritta: per evitare l’estensione del contagio, le autorità obbligano i cittadini a non uscire dalle proprie abitazioni. Ma è legale tutto questo?
Si può costringere una persona a stare chiusa a casa per via del Coronavirus?
Si possono obbligare i cittadini alla quarantena?
Esistono leggi o altri provvedimenti che possono limitare fino a questo punto la libertà individuale?
Fino a quali estremi può arrivare la tutela della salute pubblica?

Tutela della salute pubblica: cosa dice la Costituzione?
Per scoprire se si può obbligare una persona a stare chiusa a casa per via dell’emergenza Coronavirus bisogna risalire alla fonte normativa italiana più importante: la Costituzione.
Secondo il testo costituzionale, quello alla salute non è solamente un diritto individuale, ma anche un interesse di tutta la collettività. Cosa significa? Vuol dire che il diritto di stare in salute non appartiene solo al singolo individuo, ma alla società intera.
Da tanto deriva che colui che risulta affetto da patologia particolarmente contagiosa potrà essere eccezionalmente costretto dalla legge a subire un trattamento sanitario obbligatorio, cioè a sottostare a una terapia medica anche contro la sua volontà.
Il trattamento sanitario obbligatorio è giustificato proprio dall’esigenza di evitare che la malattia da cui è affetto l’individuo non possa contagiare anche gli altri.
Dunque, attualizzando questa norma costituzionale, possiamo affermare che la persona malata di Coronavirus potrà essere costretta a determinate cure anche contro la sua volontà.

Covid-19: si può limitare la libera circolazione?
Quanto appena detto nel precedente paragrafo ci fa comprendere l’importanza della tutela della salute pubblica ma non risponde ancora alla nostra domanda: si può obbligare una persona a stare a casa per Coronavirus?
La risposta è positiva: non solo la persona affetta da Covid-19 può essere costretta a sottostare a determinati trattamenti medici (isolamento in ospedale, somministrazione di determinati medicinali, ecc.), ma può anche essere obbligata a stare chiusa a casa.
Secondo la Costituzione, ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.
Dunque, la legge può prevedere casi in cui la libertà di circolazione di un cittadino possa essere ristretta fino ad essere annullata del tutto, come avviene oggi per le persone costrette a stare a casa per il Coronavirus.

Coronavirus: lo Stato può obbligare alla quarantena?
Da quanto detto nei paragrafi precedenti, avrai senz’altro compreso che, per via dell’emergenza Coronavirus, si può obbligare una persona a stare chiusa a casa.
Nella fattispecie, la legge conferisce al Ministro della salute il potere di emettere ordinanze  contingibili e urgenti, in materia di igiene e sanità pubblica e  di polizia  veterinaria,  con  efficacia  estesa all’intero  territorio nazionale o a parte di esso comprendente più Regioni.
Proprio in ragione dell’emergenza Coronavirus, il ministro della Salute, con proprio provvedimento, ha stabilito l’obbligo di permanenza domiciliare per tutti gli individui che, negli ultimi quattordici giorni, abbiano fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato nelle aree della Cina interessate dall’epidemia di Coronavirus, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Da ultimo, con decreto legge emanato dal Consiglio dei ministri, lo Stato ha posto il divieto di entrata e uscita per tutti i Comuni in cui si sono sviluppati i principali focolai di Coronavirus.
Dunque, lo Stato italiano può costringerti a stare chiuso a casa in presenza di un’emergenza sanitaria, nella fattispecie per via dell’epidemia di Coronavirus.
Va precisato che questi tipi di provvedimenti sono sempre a tempo determinato: l’ordinanza ministeriale che stabilisce l’obbligo di stare a casa per Coronavirus, ad esempio, ha una validità di novanta giorni. Inutile dire che, se dovessero ricorrerne le circostanze, tale validità verrebbe prorogata.

Permanenza domiciliare per Coronavirus: cos’è?
La permanenza domiciliare per Coronavirus imposta dal governo non è altro che uno stato di quarantena prescritto a tutti coloro che rientrano dall’Italia dopo essere stati nelle aree della Cina interessate dal Covid-19.
È interessante però come l’ordinanza ministeriale che impone la quarantena ai rientranti dalla Cina, nel delegare all’Autorità sanitaria territorialmente competente l’adozione della misura della permanenza domiciliare, afferma anche che, quando quest’ultima non sia possibile, occorra adottare misure alternative di efficacia equivalente.
In pratica, al fine di fronteggiare il propagarsi del Coronavirus lo Stato ha disposto due misure:
* la permanenza domiciliare, cioè la quarantena a casa;
* la permanenza in altri luoghi o strutture, quando non sia possibile la prima.
Dunque, le autorità sanitarie locali potranno individuare anche posti diversi dove rimanere in isolamento: pensa alla persona probabilmente affetta da Coronavirus che però non abbia un’abitazione ove essere messo in quarantena.

Covid-19: che succede se non si rispetta l’obbligo di stare a casa?
Cosa succede a chi non rispetta l’obbligo di stare chiuso a casa per via del Coronavirus? Sul punto l’ordinanza ministeriale non è molto chiara: ci si limita ad affermare che il mancato rispetto delle misure previste costituirà una violazione dell’ordinanza.
Ebbene, è ragionevole pensare che, pur essendovi l’obbligo, chi non stia chiuso a casa per il Coronavirus rischi di commettere reato.
Secondo il codice penale, chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei euro.

Coronavirus: sindaco può ordinare la chiusura dei locali?
Il potere di emanare ordinanze d’urgenza non è conferito solamente al ministro, ma anche al sindaco. Secondo la legge, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale.
Dunque, anche il sindaco del Comune può disporre misure straordinarie in caso di emergenze sanitarie. Nell’ipotesi del Coronavirus, però, trattandosi di emergenza molto più diffusa, il Sindaco dovrà limitarsi ad attuare quanto disposto dallo Stato, adottando eventualmente ulteriori accorgimenti se lo ritiene opportuno.
Il sindaco potrà pertanto chiudere le scuole, gli esercizi commerciali e i locali aperti al pubblico in caso di Coronavirus.

Covid-19: si può essere cacciati da un pubblico esercizio?
Un barista può mandarti via perché sospetta che tu abbia il Coronavirus? Per legge, gli esercenti un pubblico servizio non possono, senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo.
Per pubblico esercizio s’intende un locale aperto al pubblico in cui si svolga un’attività di impresa avente come oggetto la prestazione di servizi alla clientela: classico esempio è quello del bar, ma anche del ristorante, delle pizzerie, delle trattorie, ecc.
Ebbene, il titolare di un qualsiasi esercizio pubblico non può mandare via il cliente, se non per comprovate ragioni. Cacciare una persona da un locale per via del Coronavirus può rientrare tra i legittimi motivi, purché però non si tratti di una forma di discriminazione ma vi sia il fondato sospetto che la persona sia effettivamente affetta dal virus.
Pensa, ad esempio, a colui che, violando l’ordinanza ministeriale, esca di casa e si rechi al bar: in un caso del genere, il titolare potrà sicuramente allontanarlo.

Coronavirus: il preside può allontanare gli alunni?
Il preside di una scuola può decidere di mandare via uno o più alunni perché ritiene possano contagiare gli altri?
Questa ipotesi è da escludersi: a meno che non vi sia un provvedimento ministeriale (come quello che obbliga a stare a casa chi è rientrato dalla Cina), il dirigente scolastico non può disporre l’allontanamento di un alunno perché ritenuto affetto da Coronavirus.
Allo stesso modo, il preside non potrà decidere la chiusura dell’edificio scolastico se non v’è un provvedimento statale o locale in tal senso.
Dunque, ciò che può fare il dirigente scolastico è adeguarsi alle direttive e ai provvedimenti adottati dal governo statale e da quello locale.
Ciò che può fare il preside davanti a un alunno che presenta i sintomi del Coronavirus è allertare immediatamente i genitori e l’autorità sanitaria; sarà quest’ultima, poi, a stabilire, dopo accurate indagini, se è il caso di proporre la chiusura della scuola.

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