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Covid19 Italia: Fase 2, istruzioni per l’uso

di Sonia Oliva – Venticinquemilaottantacinque (e non venticinquemila zero ottantacinque come direbbe Angelo Borreli, che pure ha fatto economia e commercio) decessi in Italia, centottantasettemilatrecentoventisette contagiati. La firma su questi numeri impressionanti è sempre la stessa: Sars-Cov-2.
Secondo l’Osservatorio Nazionale sulla salute, la fine dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle varie regioni. Ad esempio, in Lombardia e nelle Marche si potrebbe arrivare al tanto atteso “zero contagi” verso la fine di giugno.
Emilia-Romagna e Toscana potrebbero “respirare” non prima della fine di maggio e per tutte le altre regioni, lo stop al bollettino dei contagi si potrebbe registrare tra l’ultima settimana di aprile e la prima di maggio. Queste sono le proiezioni fatte dall’Osservatorio, coordinato e diretto dal Professor Walter Ricciardi e dal Direttore Scientifico, Dottor Alessandro Solipaca che ha dichiarato: “In questo momento è quanto mai necessario fornire una valutazione sulla gradualità e l’evoluzione dei contagi al fine di dare il supporto necessario alle importanti scelte politiche dei prossimi giorni. L’Osservatorio Nazionale sulla salute delle Regioni Italiane ha effettuato un’analisi con l’obiettivo di individuare, una data verosimile per attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi, basandosi sui dati che, quotidianamente, la Protezione Civile mette a disposizione dal 24 febbraio al 17 aprile”. Resta inteso, come sottolineato dallo stesso Osservatorio, che la proiezione fatta è legata a una corretta rilevazione dei nuovi contagi che però, come è ormai noto, possono essere sottostimati sulla base dei tamponi effettuati e a causa di eventuali asintomatici. Un’epidemia che si sta riducendo con estrema lentezza e questi dati suggeriscono anche che il passaggio alla “fase 2” dovrebbe avvenire in modo graduale e con tempi diversi da Regione a Regione. La Task Force incaricata (autonomamente) dal Governo, sta lavorando alla fase di “apertura” con un sistema di divisione dell’Italia in macro-aree per non vanificare gli sforzi fatti sino ad ora e ripiombare in un altro lockdown.
Sul fronte dei farmaci, buone speranze arrivano dal Remdesivir, il farmaco antivirale (che ha guarito la coppia di cinesi ricoverata all’inizio dell’epidemia allo Spallanzani a Roma e il paziente uno negli Stati Uniti) già usato per il trattamento di Ebola. Buoni risultati sono stati ottenuti su 125 pazienti trattati con l’antivirale in questione in un ospedale di Chicago.
Un farmaco che, secondo gli infettivologi, funzionerà. E’ stato dimostrato che Remdesivir è in grado di “combattere” anche altri virus a RNA (quei virus il cui genoma ha una molecola a singolo filamento chiamata, appunto, RNA) tra cui i coronavirus Mers e Sars. Il farmaco non è ancora in commercio e dovrà seguire la procedura per superare le sperimentazioni ed entrare nei protocolli di cura.
L’AIFA (agenzia italiana del farmaco) ha annunciato che l’Italia sta partecipando ai due studi di fase 3 per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola, negli adulti ricoverati con diagnosi di Covid-19. A provarlo 12 centri del nostro territorio tra i quali, purtroppo, al momento non rientra l’Ospedale di Alessandria. C’è però da dire che si stanno identificando altri centri medici in Regioni con alta incidenza di infezione da Sars-CoV-2 e il Piemonte rientra in questa triste classifica. Tra gli studi operativi con Remdesivir, l’Ospedale Sacco di Milano, il San Matteo di Pavia, l’ospedale di Padova, l’Azienda ospedaliera Universitaria di Parma e l’Istituto Nazionale di malattie infettive Spallanzani di Roma.
Remdesivir, nell’attesa di essere approvato dalle autorità come terapia, è somministrato per uso compassionevole (al di fuori degli studi clinici) per il trattamento in emergenza di singoli pazienti affetti da Covid-19 in gravi condizioni e senza valide alternative terapeutiche.

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