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Covid19: il predatore invisibile

di Sonia Oliva – “Se osserviamo il pianeta dal punto di vista di un virus o di un batterio affamati vediamo un meraviglioso banchetto con miliardi di corpi umani disponibili. Noi siamo un eccellente bersaglio per tutti quegli organismi in grado di adattarsi quel che basta per invaderci”. Queste le parole scritte da William McNeill, storico e scrittore canadese. I virus, con la loro pericolosa bellezza, agiscono senza coscienza, non fanno progetti per il futuro ma sopravvivono e si moltiplicano reagendo alle circostanze. I virus arrivano all’uomo per zoonosi (le zoonosi sono malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo) e tutte le zoonosi sono trasmesse da 6 tipi di microorganismi patogeni: virus, batteri, vermi, funghi, protisti (alghe) e prioni (come quelli che causano nei bovini il morbo della mucca pazza).
I virus, abitualmente, sono di stanza nelle foreste dell’Africa centrale e si sviluppano nel mondo animale. I principali mammiferi sotto accusa come portatori di virus, sono i pipistrelli, seguiti a ruota dai roditori.
Da gennaio, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme di una possibile pandemia con un focolaio individuato a Wuhan, in Cina, non sono mancati gli interrogativi sull’origine del virus.
L’unica certezza è che tutto ha un’origine, comprese le pestilenze. È difficile credere che si tratti di cause accidentali, e non, piuttosto, di conseguenze delle nostre azioni. Epidemie, pandemie e malattie sconosciute che si pensavano debellate per sempre, esplodono i loro colpi senza avvisaglie e, molto probabilmente, sono lo specchio di due crisi planetarie che ci vedono direttamente coinvolti: una ecologica e una sanitaria.
Come fanno tutti questi patogeni a fare il salto di specie passando dall’animale all’uomo?
E perché sembra che questo avvenga più frequentemente negli ultimi anni?
Proviamo a pensare come ci comporteremmo se arrivasse qualcuno più grande e grosso di noi che, senza chiedere permessi e badando solo a meri interessi economici, abbattesse le nostre case, rompesse le nostre auto e bruciasse i negozi. Ci arrabbieremmo parecchio. Esattamente quello che fanno i virus. Ecco, abbiamo fatto la stessa cosa con le tane e le scorte di viveri dei virus. Devastazione ambientale e sviluppo tecnologico sempre più potenti, ne sono stati il detonatore. Basti pensare che nel mondo “girano” più di 7 miliardi di persone che bramano per l’evoluzione della tecnologia ottenendo come risultato un impatto ambientale globale insostenibile.
Secondo la teoria di David Quammen, è necessario considerare tre elementi:
1. Le attività umane possono contribuire alla mutazione dell’ecosistema che avviene in molti modi: deforestazione, costruzione di strade e infrastrutture, caccia alla fauna selvatica, attività mineraria, aumento degli insediamenti urbani, inquinamento, sversamento di rifiuti e liquidi nocivi nei campi, inquinamento delle falde acquifere e il commercio internazionale, sono soltanto alcune delle attività dell’uomo che possono avere conseguenze sul territorio.
2. Già alle scuole elementari insegnano che nelle foreste tropicali c’è una ricchezza di vita impressionante. Sono ecosistemi dove hanno trovato casa milioni di specie ignote e di virus non ancora scoperti come, ad esempio, Ebola. Questi virus sconosciuti, nelle foreste, vivono tranquillamente dentro animali ospiti che, a loro volta, sono sconosciuti all’uomo.
3. L’attacco all’ecosistema potrebbe contribuire alla comparsa sempre più frequente di patogeni in ambiti ben più vasti di quelli originari.

Se si abbattono gli alberi e si massacra la fauna, l’effetto che si ha è uguale al crollo di un palazzo. Restano solo macerie. E i germi che abitavano quel pezzo di foresta cominciano a spostarsi come polvere sopra le macerie.
E allora, che possibilità ha un essere vivente (parassita o meno che sia) quando è disturbato, quando si sconvolge la sua routine quotidiana e in più si viene a trovare con un atto di sfratto del suo ospite? Potrebbe estinguersi ma non è nella sua natura.
E così trova un altro tipo di casa che spesso si chiama uomo.

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