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Dieci giorni di Stati Generali: la passerella di Conte per confondere gli italiani

Roma (Sonia Oliva) – Tutto il mondo sa che sabato 13 giugno hanno preso il via i lavori degli Stati Generali dell’Economia fortemente voluti dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per poter presentare il piano di rilancio economico, pensato per rimettere in piedi il Paese dopo la pandemia. La location scelta, Villa Doria Pamphilj, è una storica residenza con uno dei tre più grandi parchi pubblici della capitale. Un luogo incantevole dove ospitare la serie di incontri “Progettiamo il rilancio”, coi rappresentanti delle istituzioni e delle parti sociali.
L’agente in aspettativa “007 de noantri” Giuseppi, conscio delle moltissime perplessità e critiche suscitate dalla scelta di Villa Pamphilj, ha aperto il suo intervento parlando proprio della location, collegandola, ça va sans dire, allo splendore dell’Italia, per passare subito dopo a batter cassa: “Le risorse e l’allocazione del Recovery Fund, ora ribattezzato Next Generation Ue, in favore del quale l’Italia ha combattuto con forza e determinazione – ha spiegato Conte – giocheranno un ruolo fondamentale per la ripartenza dell’economia europea e per la difesa delle catene del valore. Nessuno nell’Unione Europea si salva però da solo e se esporremo il mercato unico a una frammentazione, se lasceremo che le catene del valore vengano lacerate da questa pandemia e se daremo spazio fiscale a queste asimmetrie, è chiaro che la prospettiva europea viene compromessa”.
Dieci giorni di Stati Generali (che si concluderanno il 21 giugno) densi di collegamenti video: Ursula Von Der Leyen, Presidente della commissione UE; David Sassoli Presidente del Parlamento Ue; il commissario all’economia Gentiloni; il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco; Christine Lagarde. E ancora un lunghissimo elenco di nomi che va da Angel Gurria, Kristalina Georgieva a John Van Reenen.
Non saranno invece presenti Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il centrodestra, ha dichiarato di avere notevoli perplessità sia per la scelta della Villa che per gli obiettivi dell’incontro. Tajani ha infatti dichiarato che “gli Stati Generali saranno solo una passerella” e il centro destra, proprio perché vuole lavorare concretamente, è pronto per incontrare Conte ma a Palazzo Chigi (dove si fanno le riunioni) per affrontare i problemi del Paese e mettere a punto un piano reale per rilanciare l’Italia.
“Progettiamo il rilancio” è il titolo degli incontri. Un progetto che è già partito con qualche ombra. Perché sprecare tanto denaro per affittare una location così maestosa per “confrontarsi”, vista l’emergenza da Covid-19, con normali collegamenti video quando c’è, sempre disponibile, la sede del Governo? È stato però precisato che non si sprecherà neanche un euro: “Solo caffè e spuntini. Niente pranzi”. Chissà se hanno conteggiato i 700 uomini impegnati per la sicurezza! Non solo… Brividi di paura e angosce da incertezza, vengono già dal titolo dato a questa “kermesse economica”, ripetiamo, tanto voluta proprio da Conte. “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”. Basta fare un salto indietro nel tempo, riprendere qualche vecchio testo scolastico e ricordare che: “Gli Stati Generali del 1789 (anno della Rivoluzione Francese) furono convocati da Luigi XVI per raggiungere un accordo tra le classi sociali per risolvere la grave crisi politica, economica e finanziaria che da anni affliggeva la Francia”. Era, appunto, il 5 maggio 1789 e quegli Stati Generali furono gli ultimi dell’Ancien Règime, crollato proprio in seguito alla rivoluzione francese.
Gli Stati Generali, un’assemblea consultiva del Regno francese, furono convocati la prima volta nel 1302 e, nel corso degli anni, tutte le volte che il sovrano aveva bisogno di imporre tasse al popolo. Chiaro il concetto? E sarà ancora più lampante sapere che gli Stati Generali avevano 1139 membri, suddivisi e convocati in modo ben preciso: 291 rappresentanti del clero, 270 rappresentanti dell’aristocrazia e 578 rappresentanti del popolo. La particolarità, da non sottovalutare, è il modo in cui “i tre stati” arrivavano al cospetto del re. Il clero era ricevuto dal re con entrambi i battenti della porta del palazzo aperta, per i nobili c’era un solo battente aperto mentre per il popolo, il terzo stato… il re non era nemmeno presente (la storia racconta che si trovasse in camera da letto). Questo indicava l’importanza che il re dava a ciascuno dei rappresentanti e, soprattutto, il rispetto che riservava a ciascuno di loro. Ed eccoci ai corsi e ricorsi storici tanto cari a Gianbattista Vico. C’è altro da aggiungere?

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