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SENTENZA AMIANTO: LA LEGGE NON È UGUALE PER TUTTI

Cerchiamo di non unire all’ingiustizia  l’infamia. Anche un qualsiasi addetto alle pulizie di un tribunale sa benissimo che un processo della durata di 18 anni non è fatto per cercare la verità e la giustizia bensì la prescrizione. E a decidere le prescrizioni e la loro durata non sono i giudici, ma chi  governa il Paese. Sarebbe stato poi ingenuo, fino alla stupidità, ritenere che la Cassazione si comportasse in modo diverso da come si è comportata.  La Cassazione, come è noto a chi è minimamente addentro a queste tematiche, è stata creata apposta per tenere fuori di galera mafiosi, politici e persone ad alto reddito in grado di pagare avvocati, consulenti e periti di parte dal nome altisonante per tutto il tempo necessario. Scritte sulle nere pagine dell’infamia nazionale spiccano le famose sentenze del giudice Carnevale che assolveva mafiosi a dozzine, vanificando le precedenti sentenze di condanna, opera di altri magistrati onesti che per scriverle avevano rischiato la vita. Ora il giudice Guariniello, a cui da sempre va tutta la nostra stima ed ammirazione, riaprirà un nuovo processo amianto, questa volta per omicidio. Se non cambierà nulla nell’attuale legislazione, probabilmente assisteremo al ripetersi dello stesso immondo copione già visto in passato: severa condanna in primo giudizio,  conferma in appello e assoluzione finale in Cassazione per futili cavilli. Tra l’altro il problema dell’amianto non esiste solo a Casale. Quando quasi mezzo secolo fa assieme a Virginio Bettini ed altri professori universitari e medici iniziammo ad occuparci di amianto ne trovammo concentrazioni pericolose anche nell’aria di  Genova e  Trieste. L’amianto veniva, e viene usato, per coibentare le navi. In particolare si diffondeva nell’ambiente durante le demolizioni quando si procedeva al taglio delle lamiere con la fiamma ossidrica senza minimamente preoccuparsi di ciò che si trovava tra l’una e l’altra. Stesso problema, benchè in misura minore, scoprimmo nell’alessandrino, territorio di rottamai, in cui venivano demoliti i vagoni ferroviari,anch’essi coibentati con l’amianto, con il rozzo metodo di dargli fuoco allo scopo di liberarne il metallo. Le ceneri, piene di amianto, finivano poi sparpagliate sul terreno.  Cercammo di fare opera di sensibilizzazione ed i risultati all’inizio furono più che buoni. Ma a questo punto ci saltarono dentro i politici. Fondarono – con prestanome – società di bonifica che non avevano preparazione scientifica e sanitaria di alcun genere. E così siamo andati avanti in pratica fino ad oggi: nessuna prevenzione, cecità sui casi più gravi e, per fare soldi, interventi dove non era assolutamente il caso di intervenire. Frutto dello stesso modo di agire è stata la bonifica del teatro di Alessandria in cui per malafede o ignoranza si è confuso l’inquinamento di fondo della città, che dista in linea d’aria meno di 20 chilometri da Casale con l’inquinamento proprio del teatro stesso.

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