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LA MANCANZA DI ENERGIA STA CONDANNANDO LA SARDEGNA AD ESSERE TERRA DI DISOCCUPATI

Milano (Giampiero Borrelli) – La crisi della Sardegna è dovuta essenzialmente ad una politica energetica demenziale che fa scappare le aziende. A tutto il 2013 in Sardegna gli impianti idroelettrici demandati alla produzione di energia elettrica, presentano una potenza efficiente lorda pari a 459,50 MW. Sono in grado di fornire all’incirca 612,2  GWh in un anno solare. Sempre alla stessa data gli impianti Eolici presentano una potenza efficiente lorda di 993,4 MW, con una produzione annua di 1.815,9 GWh, mentre gli impianti fotovoltaici presentano una potenza efficiente lorda di 705,3 MW, con una produzione annua di 875,1 GWh. La somma delle tre fonti “Rinnovabili” da l’incredibile numero di  3.303,2 GWh.  Per contro, la richiesta di energia in Sardegna, a tutto il  2013, si è attestata 8.605,2 GWh. Mancano all’appello 5.302 GWh, prodotti con la combustione di fonti fossili di vario tipo, essenzialmente Carbone. Volendo dar retta a coloro che auspicano una Sardegna “Rinnovabile”, e ragionando solo in termini di energia prodotta (che per un tecnico del settore è pura idiozia in quanto qualsiasi dimensionamento elettrico si fa in base alla Potenza Elettrica Richiesta), per sopperire ai 5.302 GWh annui mancanti si potrebbero triplicare i Parchi Eolici, passando da 72 a 216. Si può intervenire ottimizzando gli impianto: l’idroelettrico può essere sfruttato almeno 12 ore al giorno, per circa 1800 GWh, l’eolico potrebbe essere corretto, anche se è evidente che hanno installato le pale nel posto sbagliato, mentre il Fotovoltaico può arrivare almeno al 50% in più (se non il 70%), cioè a circa 1300 GWh, per un totale di 4900 GWh in un anno (oppure 6000 nel caso migliore). Ma il problema energetico resta. e restano i problemi strutturali delle energie rinnovabili: in mancanza di vento le pale eoliche puoi anche decuplicarle in numero ma sempre zero energia danno; idem per gli impianti fotovoltaici, poiché, per quanto la tecnica possa progredire, sempre 4.380 ore di buio abbiamo in un anno, senza contare le giornate di pioggia. Alla fine, e come al solito, non resta che l’idroelettrico. Quindi nuovi invasi, nuove dighe, tantissime dighe e tantissimo terreno sommerso e, con esso, tanta bio-diversità cancellata ma, soprattutto, minor disponibilità di acqua per sopperire al consumo sia domestico (specialmente d’estate con l’auspicato aumento dei turisti) che industriale, comprendendo in quest’ultima il comparto agropastorale. Questi sono i numeri che, i vari ambientalisti, mai mettono in evidenza, preferendo parlare di concetti astratti quali l’indipendenza energetica e sudditanza verso padroni stranieri.

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