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Le fondazioni bancarie hanno fatto sì che perfino i banchieri siano dei benefattori

Alessandria (Sonia Oliva) – C’è un’Italia “No Profit” che lavora per la ricerca del bene comune. Si tratta delle Fondazioni di origine bancaria, enti no profit, con personalità giuridica, privata, autonoma e senza fini di lucro, che hanno come scopo il raggiungimento dell’utilità sociale, lo sviluppo del patrimonio artistico ed economico. Le fondazioni, attive in diverse regioni, operano, infatti, sul territorio di appartenenza; l’insieme dei principi e delle procedure che le regolano a livello gestionale, prevede la presenza di rappresentanti delle istituzioni pubbliche, economiche e del terzo settore.

Le fondazioni hanno 30 anni
Le fondazioni di origine bancaria, comunemente chiamate Fondazioni Bancarie, hanno “compiuto” trent’anni. Sono state introdotte per la prima volta nel 1990 con la legge n. 218, chiamata “legge delega Amato-Carli” e, ad oggi, se contano 88. Sono nate grazie a una Riforma delle Casse di Risparmio e gestiscono una parte importante delle quote azionarie delle aziende di credito. Col passare degli anni, sono però state modificate alcune norme che hanno ridotto le loro partecipazioni nelle banche. Dallo scorso anno, alla presidenza delle Fondazioni è Francesco Profumo, ex ministro del Governo Monti ed ex presidente del CNR. Ogni Fondazione ha un Presidente che, per la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, è il notaio Luciano Mariano che abbiamo incontrato per fargli qualche domanda.

Dottor Mariano, cosa sono e come nascono le Fondazioni di origine bancaria?
“Le Fondazioni di Origine Bancaria (comunemente dette FOB o solo Fondazioni Bancarie) hanno preso spunto dalle Casse di Risparmio, sorte nella prima metà dell’800, mantenendo le stesse caratteristiche per più di un secolo, fino agli anni ’90 del secolo scorso quando le Casse di Risparmio sono diventate Società per Azioni (S.p.A.), cioè private. In seguito a questa trasformazione, l’attività bancaria, è stata divisa da quella erogativa e affidata a specifiche fondazioni chiamate, appunto, Fondazioni di Origine Bancaria. In sintesi, le FOB, gestiscono il patrimonio loro affidato, frutto dell’attività bancaria esercitata, fino agli anni 90, dalle Casse di Risparmio”.

La cassa di Risparmio di Alessandria, quando è stata costituita?
“Nel 1838. E fu costituita come ente autonomo. Restò tale fino al 1991 quando furono istituite la Cassa di Risparmio di Alessandria S.P.A e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. In seguito, la Cassa di Risparmio di Alessandria S.P.A., dopo varie operazioni di fusioni, è confluita nell’attuale Banco BPM con sede a Milano e la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha invece continuato a gestire il patrimonio già della Cassa di Risparmio di Alessandria. Una gestione di patrimonio che si trascina da quasi trent’anni. L’attuale patrimonio della Fondazione e le elargizioni fatte nel tempo, sono sia il frutto dell’attività bancaria svolta da 1838 al 1991, che (soprattutto) della gestione del patrimonio”

Quindi attività di gestione del patrimonio e attività erogativa. Cominciamo dalla prima.
L’attività di gestione del patrimonio non destava particolari preoccupazioni quando, in tempi di “vacche grasse”, gli investimenti (in particolare le partecipazioni in istituti di credito) davano utili cospicui e quindi le erogazioni al territorio potevano essere fatte senza particolari preoccupazioni. Ora, purtroppo, il clima è cambiato e occorre agire con estrema prudenza se non si vuole annullare un patrimonio che ha una storia più che secolare.

Sta dicendo che il patrimonio della Fondazione CRA è a rischio?
Assolutamente no. La Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, grazie principalmente all’opera dei miei predecessori, ha un patrimonio solidissimo con cospicui accantonamenti che consentono di guardare al futuro con estrema tranquillità. Non è però stato così per tutte le Fondazioni che, di recente, hanno conosciuto l’istituto del commissariamento da parte dell’organo di controllo (il MEF) e comunque non si trovano più nelle situazioni di estrema “agiatezza” di una volta. Del resto, di questi tempi, è estremamente difficile l’opera di autofinanziamento: basti considerare i dividendi da partecipazioni bancarie, un tempo fonti di cospicue entrate, mentre ora, alcuni istituti bancari non distribuiscono dividendi e, ciliegina sulla torta, nell’anno 2020 su “consiglio” della BCE e della Banca d’Italia la quasi totalità degli istituti di credito non ha distribuito dividendi con gravi riduzioni di entrate per varie FOB. A questo si aggiunga l’aspetto fiscale: il prelievo fiscale negli ultimi dieci anni è più che quadruplicato, con inevitabili conseguenze sul patrimonio delle FOB.

Come si svolge invece l’attività erogativa?
L’attività erogativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria si fonda, in primis, sull’individuazione dei settori che più necessitano dell’intervento della Fondazione stessa. Si procede con le audizioni da parte degli organi preposti della Fondazione nei confronti degli stakeholders del territorio (Prefetto, Presidente della Provincia, Sindaci dei Comuni centro zona, Vescovi della Provincia, Università, Camera di Commercio, ASL e ASO, nonché le principali associazioni private). Un’attività di diretto e proficuo contatto con chi conosce meglio le esigenze del territorio. Terminati i colloqui, la Fondazione, con procedura interna, analizza i dati sull’economia forniti dalla Camera di Commercio e le tipologie di richieste di contributi che, nell’anno precedente, sono giunti alla Fondazione. Quest’ultimo, è un dato molto significativo per meglio individuare le reali esigenze. Il lavoro preliminare di ricerca conoscitiva viene svolto con molti approfondimenti per permettere alla Fondazione di individuare i settori che necessitano interventi urgenti, ovviamente, tra quelli previsti dalla normativa vigente. Al termine delle analisi, viene impostata l’attività erogativa per finanziare i progetti.

Quindi non è vera l’affermazione che la Fondazione eroga contributi “a pioggia” o “a macchia di leopardo”?
Quanto meno è un’affermazione molto superficiale: è vero che la Fondazione ogni anno eroga centinaia di contributi che necessariamente non possono essere di importo elevato ma è altrettanto vero che questi contributi non sono frutto di decisioni superficiali e improvvisate. D’altra parte non possiamo negare che, sul territorio, esistono centinaia di realtà consolidate e meritevoli di ampia considerazione che sopravvivono grazie al contributo di pochissime migliaia di euro che eroga la Fondazione.

Quindi il ruolo delle FOB continua ad essere determinante?
Determinante no ma molto utile sì. Gli “organi intermedi” da sempre costituiscono un valido supporto, mai sostitutivo, delle attività istituzionali. Si pensi non solo alle FOB ma anche, ad esempio, agli enti del terzo settore con i quali, sempre più le FOB, intraprendono iniziative comuni. L’opera di questi organi intermedi è un prezioso anello di congiunzione tra pubblico e privato, in una logica non di contrapposizione ma di stretta collaborazione al fine di poter offrire al territorio servizi che altrimenti non si potrebbero offrire.

Può farci qualche esempio?
Uno su tutti: le Fondazioni Bancarie, nell’ambito delle proprie competenze, per poter erogare i contributi non hanno bisogno di lunghe pratiche burocratiche e quindi riescono ad intervenire sul territorio in tempi brevi, se non immediati. Durante la crisi causata dal coronavirus, le Fondazioni hanno erogato (non stanziato!!) oltre 200 milioni di euro in tempi brevissimi, cosa quasi impossibile per l’ente pubblico, anche durante una grande emergenza. Ad Alessandria, me lo lasci dire, le prime erogazioni anti-coronavirus a favore di ASL e ASO, sono state fatte in poche ore. Una determinazione di urgenza e un bonifico, senza lungaggini e senza perdite di tempo, nonostante la pandemia.

Come definirebbe, in poche parole, le Fondazioni Bancarie?
L’espressione a me più cara, che meglio definisce la natura e il ruolo delle FOB, è sempre quella che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha dato al convegno del 7 giugno 2018 a Parma: “Le Fondazioni, corpi intermedi tra cittadini e istituzioni, con forte vocazione territoriale, attente al patrimonio di valori delle comunità locali, favoriscono il benessere delle comunità e contribuiscono allo sviluppo del Paese”.

 

 

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