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FUSTI INTERRATI ALL’EX F.N. DI BOSCO MARENGO: LA FEROCE IGNORANZA AL POTERE

Siamo alle solite. Gli addetti all’ambiente di Regione e Provincia non si rendono nemmeno conto della gravità rappresentata per le acque potabili dai bidoni tossici pericolosissimi seppelliti nelle zone comprese tra Tortona, Novi ligure ed Alessandria. Le intere acque di profondità dell’area in questione sono per il 90% acque Scrivia e solo in minima parte acque Orba. Le acque Bormida e Tanaro, contrariamente a ciò che crede chi non ha una conoscenza geologica, non contribuiscono assolutamente ad alimentare le acque sotterranee della piana alessandrina. Anche una scimmia si renderebbe conto che in questi territori non è possibile alcun azzardo ambientale, ed in primo luogo dovrebbe essere assolutamente proibito seppellirvi tossici o nocivi di alcun tipo e di alcun genere perché finiscono direttamente nelle acque per uso alimentare o irriguo. Ma normalmente avviene il contrario tra la complicità generale. Per lo smaltimento clandestino occorrono due cose: uno, i tossici nocivi da smaltire; due, gli scavi dove metterli. Conseguentemente il traffico illegale di rifiuti è monopolizzato sempre da chi abbonda di scavi di ogni genere perché, per motivi leciti, è lui stesso autorizzato a crearli, ossia i cavatori di inerti, sabbia e ghiaia. In tutto l’Alessandrino persino i neonati capiscono come avviene il gioco e chi sono i responsabili, nome, cognome e indirizzo. Stranamente, gli unici a non saperlo sono Prefetto, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza, in genere dalle nostre parti efficienti nelle piccole cose, ma bizzarramente ciechi e sordi in quelle importanti. Il seppellimento  di tossici nocivi nei piccoli comuni, dai bilanci inesistenti, in cui c’è poco da mordere, è sempre stata l’attività illegale a maggior resa. Anzi, in alcuni casi, il gioco dell’illegalità sfiora quasi il magico. Quando ci occupavamo professionalmente  di ambiente, il valore di una cava esaurita di sabbia o di ghiaia, in cui si era messa a nudo la falda freatica sottostante, oscillava all’incirca sul milione di lire per ettaro poiché l’unico utilizzo economico possibile era quello di mettervi dentro dei pesci . Ma a questo punto interveniva il tocco magico dell’Ente Pubblico. Se quel buco privo di valore veniva, con una semplice delibera di giunta, trasformato in discarica di inerti, diventava all’istante un’autentica miniera d’oro del valore di oltre 2 miliardi di lire per ettaro. Il tutto era un ottimo affare, sia per chi vendeva – anche se in genere doveva spartire al 50% coi politici autori della magica trasformazione – sia per chi comprava. Ed in questo secondo caso interveniva l’universale cecità di tutti quanti i preposti alla vigilanza, sia comunali che provinciali, che regionali, che statali. Nessuno si accorgeva mai che, sotto il carico di innocui rottami provenienti da varie demolizioni, erano celati bidoni di tossici pericolosissimi. In alcuni casi gli autocarri che li trasportavano viaggiavano di notte e poiché di notte le  brave persone devono dormire nessuno li vedeva. In questo modo furono seppelliti centinaia di migliaia di fusti tossici divenendo l’Alessandrino la discarica dell’intero Settentrione d’Italia. Ricordiamo a riguardo che i seppellitori erano così sicuri di rimanere impuniti che non si preoccupavano nemmeno di staccare le etichette con indirizzo dei bidoni usati prima di riempirli dei tossici da smaltire. In altri casi, i più prudenti, quando si accorgevano di stare per essere scoperti, come capitò ad esempio a Molinetto di Spinetta, i tossici seppelliti stranamente prendevano fuoco per “autocombustione” che, guarda caso, avveniva proprio nel momento più opportuno. In altri casi quando i bidoni erano stoccati in enormi capannoni fuori terra capitò “casualmente” che prendessero fuoco poco prima di uno dei rari controlli effettuati nell’Alessandrino. Se, come è probabile sia i fusti seppelliti alla F.N. di Bosco Marengo contengono sostanze radioattive, ed in particolare cesio responsabile di tumori di vario genere, è un eufemismo sostenere che la situazione è altamente pericolosa per tutti gli abitanti della Fraschetta. Arrivati a questo punto non vorremmo che ad essere incaricati della Bonifica siano, all’uso italico, gli stessi che avevano seppellito i bidoni o una ditta creata per l’occasione da loro stessi. E così ci guadagnerebbero due volte, prima a seppellire i tossici e poi a tirarli fuori. Poiché questo è il metodo con cui nell’Alessandrino i politici, che ci amano tanto e tanto si preoccupano della salute e della nostra vita quando mandano i vigili a fare  multe agli automobilisti, hanno gestito l’ecologia e la tutela ambientale. Oggi qualcosa è però cambiato rispetto al passato: prima le tangenti erano calcolate in lire, oggi sono in euro.

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