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RITA ROSSA TENTA DI FAR DA PACIERE TRA I SINDACI E LA REGIONE NELLA GUERRA DEI TAR PER GLI OSPEDALI

Alessandria (Max Corradi) – La sindaca di Alessandria Rita Rossa in veste di pompiere tenta di spegnere l’incendio delle polemiche fra i comuni dell’alessandrino – e non solo – e la Regione Piemonte in merito alla ristrutturazione degli ospedali voluta dall’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta. Dopo le risposte a muso duro del presidente Chiamparino verso i sindaci del tortonese che hanno annunciato di ricorrere al Tar, il fronte dei rivoltosi cresce e include tutto l’astigiano. Chiamparino tiene botta. Secondo il presidente della Regione Piemonte “una pubblica amministrazione in lite non fa accordi: chi vorrà ricorrere al Tar è legittimato a farlo, ma poi bisognerà aspettare di vedere cosa dicono i giudici. C’è un rapporto inversamente proporzionale tra le probabilità di aggiustamento e la modalità dei ricorsi. Noi siamo abituati a ragionare con le amministrazioni locali dal punto di vista politico”. L’amministrazione regionale del Piemonte conta di ridurre all’osso gli sprechi e di risparmiare almeno 400 milioni in tre anni, da investire in nuove tecnologie, personale ed edilizia sanitaria. Ma secondo molti non è così. Come è noto il ricorso di Bardone sarà appoggiato dai 40 Comuni del circondario. Ed ora la protesta ha valicato il confine della provincia di Alessandria ed è approdata ad Asti, dove il sindaco Pd Fabrizio Brignolo, ha dichiarato guerra a Chiamparino: “Abbiamo preparato dodici schede in cui illustreremo, reparto per reparto, i danni che si arrecherebbero ai cittadini piemontesi attuando la delibera regionale. Dimostreremo che il trasferimento di reparti da Asti ad Alessandria è impossibile perché quest’ultimo ospedale è già saturo e per costruire e attrezzare nuovi locali ci vorrebbero milioni di euro che non sono previsti in nessun atto della Regione”. Valutazioni condivise pienamente da numerosi sindaci dell’Astigiano (da Nizza a Canelli), dove si sta compattando un fronte unico sul modello del Tortonese. Insomma, all’interno del Pd non si fa che litigare, fin da quando si dovevano scegliere i candidati alla Regione. La polemica è aspra, ma c’è chi tenta di ricucire lo strappo e di trovare una mediazione. Rita Rossa, sindaca di Alessandria, ha convocato una serie di incontri tra il 12 e il 19 gennaio per avviare una confronto, tra i sindaci in rivolta da una parte e Fulvio Moirano e Antonio Saitta dall’altra. Data cruciale resta comunque quella del 14 gennaio, quando il Ministero si esprimerà sul piano di riorganizzazione della rete ospedaliera elaborato dalla Saitta. Nel frattempo però la mobilitazione si estende anche alla società civile. A Vercelli il comitato “Salviamo l’ospedale Sant’Andrea”, istituito da un gruppo di cittadini, ha già raccolto circa mille firme contro la riforma poiché si teme la chiusura di strutture complesse come Pneumologia, Malattia Infettive e Diabetologia. In breve (ma si può rileggere il nostro precedente articolo cliccando http://www.alessandriaoggi.info/index.php?option=com_k2&view=item&id=1043:la-regione-conferma-il-piano-di-saitta-declassati-gli-ospedali-di-acqui-e-tortona&Itemid=102) la delibera regionale da cui scaturisce la riorganizzazione prevede la classificazione delle strutture ospedaliere piemontesi in tre livelli a complessità crescente: presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti, prevedendo il mantenimento di presidi con funzioni ridotte di pronto soccorso per zone particolarmente disagiate ovvero distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso; presidi ospedalieri di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti; presidi ospedalieri di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Inoltre ci sarà una dotazione ospedaliera ad un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, tenendo conto della mobilità sanitaria inter-regionale e definendone un parziale recupero nel periodo di vigenza del provvedimento stimato nella quota del 20%, favorendone la distribuzione in linea con il fabbisogno per il bacino di utenza di ogni area omogenea.

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