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L’IGNORANZA AL POTERE: ALCOL DAL LEGNO? PER FAVORE, SALVIAMO ALMENO I VIALI!

Quando sentite parlare di un’azienda della disastrata regione Piemonte – che, avendo perso la FIAT con tutti gli annessi e connessi, rischia di fare la fine della Calabria – e dire che è “leader mondiale” in qualche genere di attività, controllate se avete ancora il portafogli ed il dente d’oro. È infatti certa una cosa: chi sta pagando gli utili di quella stessa azienda siete proprio voi ed infatti sono totalmente costituiti da finanziamenti pubblici di vario genere. Stiamo  ripetendo all’infinito quanto avvenuto con la produzione di energia elettrica con metodi alternativi ,come il solare, l’eolico o la produzione di combustibili da rifiuti, il cui risultato è stato uno solo: a forza di gravare sulle bollette elettriche con sovvenzioni destinate a questo genere di produzione, la corrente elettrica italiana costa il 30% in più di quanto costa nel resto d’Europa (una simile politica sarebbe giustificabile solo in caso di guerra quando non vi è altro sistema di produrre energia). È chiaro che a subire le conseguenze di questo autentico taglieggiamento è l’accresciuto costo di produzione delle merci a cui si cerca di porre rimedio con bassi salari. L’ultima novità di questo tipo di politica economica è il tentativo di alcuni gruppi di furbetti di sostituire l’impiego del petrolio con prodotti similari, ricavati dai vegetali. È una tecnologia vecchissima che risale agli albori della moderna chimica. Infatti tutto ciò che si fa con il petrolio si può fare con il carbone (carbochimica) e tutto ciò che si può fare con il carbone si può fare con il legno (xilochimica) e con vegetali. Ad esempio l’uso dell’alcol nei motori che gli italici truffatorelli, ben agganciati con i politici, stanno spacciando come scoperta modernissima, è vecchio quanto gli stessi motori a scoppio. Ai loro primordi i motori a scoppio erano alimentati a gas di carbone, poi furono alimentati ad alcol ,che è ancora usato nelle corse nordamericane, come Indianapolis. La benzina in origine era solo uno sgradevole sottoprodotto della raffinazione del petrolio, allora usato principalmente nelle lampade e nei fornelli, di cui non si sapeva cosa fare e dopo averne usato una piccola quantità come solvente veniva per lo più bruciata. L’alcol nei motori di per sè va benissimo. C’è solo il problema che avendo metà delle calorie della benzina, il consumo raddoppia ed inoltre, essendo igroscopico in ambienti come Alessandria, assorbe umidità dall’aria e si riempie di acqua. Perché abbia la stessa economicità della benzina deve essere venduto a metà prezzo della stessa, cosa che invece non avviene (e qui sta la truffa). Quella di produrre alcol da vegetali fu un’attività diffusa in modo gigantesco negli Stati Uniti durante l’ultima guerra quando distillarono milioni di tonnellate di granoturco all’anno per ottenere alcol etilico, prodotto base per la gomma sintetica, avendo perso le piantagioni di gomma naturale occupate dai giapponesi. E così pure fecero i tedeschi distillando patate e gli italiani distillando qualsiasi cosa, dalle barbabietole al vino. Adesso vorrebbero ottenere alcol, da usare nei motori, partendo dal legno. Se lo si facesse nel giro di pochissimi anni desertificherebbero l’intera penisola. Il che sarebbe una pura follia. Attualmente per procurarsi il legno senza pagarlo, o meglio facendosi pagare per ritirarlo dopo averlo classificato rifiuto, usano i rami potati dei viali pubblici. Le potature sono eseguite in modo del tutto irrazionale, come avvenuto in Alessandria nel tratto di viale dal campo di calcio alla piscina coperta. In altri casi, come in viale XX Settembre si sono tagliate 26 piante senza sostituirle, con la scusa che erano malate e analoghe vicende sono avvenute anche nei giardini pubblici. Un comportamento del genere è semplicemente folle e trova giustificazione unicamente in una imbecillità identica alla fame di soldi di chi lo pratica.
Non è una grossa pretesa quella di cercare di salvare gli alberi di Alessandria evitando che siano tagliati da esseri di cui è dubbia l’appartenenza al genere umano.

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