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GLI ORRORI DEL COMUNISMO E I GULAG DI LENIN E STALIN: PER NON DIMENTICARE

di Andrea Guenna – Per il giorno della memoria mi preme ricordare i Gulag voluti da Lenin e poi da Stalin, lager sovietici nati per rieducare chi non era d’accordo col potere comunista. Oggi finalmente, e grazie soprattutto alla monumentale opera di denuncia di Aleksandr Solzenicyn, il mondo è stato messo al corrente che, non solo Hitler e il nazismo hanno marcato tristemente il novecento, ma anche Stalin e il comunismo. Stessi metodi, in entrambi i casi milioni di morti innocenti. Nei lager tedeschi ne sono morti circa sette milioni, in quelli sovietici quattro  volte tanto. Si lavorava fino allo sfinimento. Ad esempio, fra il 1930 e il 1933, è stato scavato dai detenuti il canale tra Mar Baltico e Mar Bianco, 227 chilometri in due anni e mezzo e morirono ben 227.000 prigionieri. Allo stesso modo furono costruiti parte della Transiberiana, le due centrali idroelettriche maggiori del paese, la metropolitana e l’università di Mosca. Le vittime ci sono state ma non se ne conosce la quantità esatta. Tra il 1941 ed il 1953 oltre il Circolo Polare Artico sono stati aperti molti campi per sfruttare le miniere d’oro e di diamanti. Sono i famigerati “crematori bianchi” dove lo sterminio avvenne senza il bisogno delle camere a gas e dei forni crematori: si moriva di fame, di freddo e di fatica.
Chi finiva nei Gulag? “Ci poteva finire chiunque – scrive Aleksandr Solzenicyn -; all’inizio vi andavano i Cinquantotto, cioè quelli condannati in base all’art. 58 (attività contro lo Stato); poi anche i CR cioè i controrivoluzionari, quindi i Kulaki. Si poteva essere arrestati per nulla, ciò era strategico all’obiettivo di creare il terrore. Ospiti del Gulag furono scienziati ed artisti”. Nei lager comunisti succedeva di tutto, come il fatto di nascondere i morti sotto i pancacci per avere anche la loro razione. Non è tutto: all’eremo del Golgota, su richiesta dei moribondi, il medico somministrava loro stricnina. Curioso è il fatto che i “Kapò” del campo erano spesso teppisti e ladri cui erano affidati i posti di comando e, come risulta dai documenti degli archivi e dalla testimonianza di Solzenicyn, si permetteva loro di derubare, picchiare e perfino sgozzare i deportati. D’estate si lavorava 14 ore al giorno, ma solo a partire da 55° sottozero. Lo scorbuto mieteva tante vittime da essere una forma di sterminio. Alla fine della giornata lavorativa sul cantiere rimanevano sempre dei cadaveri. La neve ricopriva le loro facce: “Qualcuno si è rannicchiato sotto una carriola capovolta, ha nascosto le mani in tasca ed è morto così. Là sono congelati in due, appoggiati uno alla schiena dell’altro”. Nel lager Mariinskij non si aveva tempo di uccidere i pidocchi ed esplose il tifo, e in poco tempo 15.000 morti furono buttati in una fossa, rattrappiti, nudi, dopo aver tagliato per economia anche le mutande. Nel dicembre 1928 in Karelia i detenuti furono lasciati per punizione a pernottare nella foresta e 150 di loro morirono congelati. Alle isole Solovki, il lager sorgeva sul Monte Sekira ricavato da un ex-monastero. Molte le sevizie e i maltrattamenti come quello della pertica piazzata da un muro all’altro sulla quale si ordinava ai detenuti di stare seduti tutto il giorno. Le pertiche erano piazzate ad un’altezza tale che i piedi non toccavano per terra e non era facile mantenere l’equilibrio. Da mattina a sera il detenuto si sforzava di non cadere. Se cadeva i secondini arrivavano di corsa e lo percuotevano. Lo scrittore russo ricorda che l’alimentazione giornaliera consisteva in 350 gr. di “pane appiccicoso come l’argilla” e sbobba liquida con qualche lisca di pesce. Ricordiamo alcuni boia criminali dei Gulag: a parte Lenin e Stalin che li hanno voluti, e Beria capo della polizia si distinsero: N. Aronovic Frenkel, Mamulov, Garanin, Ermolov, Tatiana Merkulova “la donna belva”, Gromov, Kirilko il boia delle isole Solovki di cui era nota la minaccia (messa in pratica): “Vi farò succhiare il moccio dei cadaveri”. Si calcola che nei Gulag, dal 1918 al 1990 morirono oltre 24 milioni di prigionieri politici, così ripartiti:
– 80.000 fucilati senza essere stati sottoposti a giudizio e massacro di centinaia di migliaia di contadini e operai insorti tra il 1918 e il 1922;
– 5.000.000 di morti a causa della carestia indotta alla popolazione rurale agli inizi degli anni ’20;
– deportazione ed eliminazione dei Cosacchi del Don;
– assassinio programmato di 10.000.000 persone nei gulag fra il 1918 e il 1930;
– eliminazione di quasi 1.000.000 di persone durante la “Grande Purga” del 1937-1938;
– deportazione ed eliminazione di 2.000.000 di kulaki o presunti tali nel 1930-1932;
– sterminio programmato di 6.000.000 di ukraini nel 1933 per carestia indotta e non soccorsa;
– deportazione e sterminio dei tedeschi civili del Volga nel 1941;
– deportazione e sterminio dei tatari civili della Crimea nel 1943;
– deportazione e sterminio dei ceceni civili nel 1944.
Scrivo tutto questo per non dimenticare che oltre al Nazismo c’è stato anche il Comunismo.
E Palmiro Togliatti dov’era? Non era forse lui tra il 1930 ed il 1945 il segretario del Comintern e di Stalin in persona? Unicuique suum.

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